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grazie a chi le ha offerto tempo, attenzioni, racconti
magari la prossima volta sarà in una stagione meno grigia

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26112015 [ sera ]
chi c’è in quell’ambulanza che sfiora ululando la corriera e infilza l’ospedale?
chi c’è nell’ombra che non vedo, e chi dietro le mie spalle?
chi procede dentro i cappotti? chi parla oltre il vetro?
e chi ha smesso a mia insaputa, di pronunciare per sempre nomi che non conosco?

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28112015 [ mattina ]
paesaggi capovolti allagano il durante
separano spaziosamente prima e dopo
il prima del dopo dal quando e dal sempre

le fonti di luce non sono certe
nemmeno lei – diventata altra

riflessa sul vetro sporco
senza riconoscersi – osserva
tremolare il paesaggio –
lo vede cadere, capovolgersi – ansimare fuori fuoco
come un pomeriggio che si perde in sé stesso
e rantola fino a sera

di notte – chiude gli occhi finally – senza schermi

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su facebook ho una raccolta di immagini che si chiama così



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I

si formano orecchie agli angoli delle pagine, pieghe ai margini di ogni cosa, e il corpo si riempie di polvere che si incista negli interstizi: entra dalle fessure, dai pori ma soprattutto dalla bocca che di tanto in tanto socchiude per respirare più agevolmente
la polvere origina spessi strati di broccato interni all’involucro, moquettature che la gonfiano e la ottundono – perverso processo di protezione esasperata che si accompagna all’abbrutimento
si chiede quale sia il limite oltre il quale proteggersi conduce all’immobilità o se proprio in questo risieda il fine preciso di ogni forma di protezione (restare uguali – ugualmente vivi)

oggi lei è un’orecchia all’angolo di una pagina – una macchia (di vernice blu) su un muro urbano – un tappeto di polvere che non si fa vedere e che rassomiglia agli strati di lana di vetro interposti fra interno ed esterno di un edificio

II

scrive mentre viaggia – lo fa quasi sempre
la sospensione tra prima e dopo implicita nel viaggio le consente una particolare concentrazione, un alibi: “il mentre in movimento pur essendo ferma” definisce una stanza immaginaria dove il pensiero si condensa con maggior facilità, tanto che a volte le capita di pensare che dovrebbe viaggiare tutto il giorno, ogni giorno – perché durante il viaggio si libera del peso delle cose, della famiglia, del lavoro scarso e inappagante, di una casa zeppa di chincaglierie inutili


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ancora alcune immagini scattate qualche giorno fa
addosso un certo bisogno di fuori fuoco …

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sandro bellomo vive per scelta nel cuore del salento ormai da una ventina d’anni, ha una bella voce dalla vena romana e un aspetto gradevole
il suo tratto grafico è veloce e sensibile / mi sono piaciuti subito i lavori che vende per strada, srotolandoli davanti ai passanti inconsapevoli, e che possiedono un equilibrio complesso e vivace di segni e colore – sono intensi, a volte esprimono assetti transitori e una ricerca personale ancora in atto
abbiamo parlato a lungo e durante la mia seconda gita a lecce condiviso il tempo di un pranzo

sul suo sito è possibile vedere una raccolta dei lavori più datati
per trovarlo di persona invece, dovete andare nella zona adiacente la piazza del duomo di lecce, durante l’estate

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