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sono stata a venezia per vedere manet, frettolosamente proprio il giorno della chiusura, e ne ho approfittato per visitare anche un’altra bella mostra allestita al fortuny, dedicata ad antoni tàpies avevo deciso di pubblicare qualche foto in bianco e nero ad alto contrasto, ma l’atmosfera era pulviscolare e rarefatta, e una luce giallognola velava così metafisicamente il mezzogiorno, che ho cambiato idea
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avere una missione buona, anche piccola, è ciò che dà luce all’uomo
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negli anni ho imparato a distaccarmente, a vivere lontana
—————–(e non è stato certo facile)
eppure la familiarità non decade
anche se dimentico il nome di qualche campo o confondo le scorciatoie
da queste foto sarà forse irriconoscibile, non importa
è stata una giornata speciale
non intendo usare superlativi – sono stanca di chi li usa indiscriminatamente
supelativi come una sequela di aperitivi e ninnoli fastidiosi
—————–nella vita l’unico supelativo reale è il dolore
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il libro su mahler di ugo duse (1973), ormai fuori stampa – erano anni che lo cercavo
naturalmente alla toletta