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bastano pochi istanti per dimenticare le parole
rimane una specie di alone
la consapevolezza di averle pensate
e poi perdute

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il tempo cambia repentinamente e bisogna uscire sempre con l’ombrello
ieri ha persino grandinato – era da molto che non indossavo gli stivali di gomma

poi si comincia a conoscersi e con la confidenza spuntano le prime discussioni di politica
rispetto ad anni addietro ho meno voglia di incaponirmi, di urlare
alla fin fine lascio ad ognuno le sue opinioni – i pensieri sono troppi, e pesano

in fondo, vivo senza vivere – guardando il mondo dal finestrino
il mondo che si svolge – come un tema
(anche la foto dell’arcoiris, dal finestrino)

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parole / franco arminio

frammenti / frane

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attraverso una terra che non mi parla – a cui non parlo.
separati in casa procediamo in direzioni disgiunte –
(mi sento meglio quando viaggio attraverso le sue campagne)

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nelle ore buche vago per i corridoi – uso il telefono per scattare alcune foto
mi serviranno per ricordare – una sanzione di noia ma anche di verita’

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continua a piovere a frammenti – fa freddo
verso sera si apre uno squarcio di sole, arancione come un tuorlo

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mi vengono in mente libri e parole – poi dimentico

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le frane – per via delle radici troppo deboli

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(parole – carlo levi)

il gioco apparentemente scontato di riconoscersi nelle parole altrui
ripeterle / ripetersi

l’opera contemporanea non è (mai) originale –

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polaroid / saturazione del vissuto

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[ parole  –  georges perec ]

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alcuni si perdono nel piccolo punto
generano oggetti sfiziosi perfettamente inutili

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le copertine non sono quasi mai alla (medesima) altezza del contenuto
vivono un’esistenza a parte, narcisisticamente sponsorizzate da grafici di successo
[ ok computer > una copertina un disco: nessuna distanza o frattura ]

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in genere dimentichiamo di dimenticarci
il mercato chiede la presenza fittizia e sterile del protagonismo
perché deluderlo?
pessimi artigiani ma di bell’aspetto / nessuna finestra – solo specchi

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appendice / 1
eppure aspetti e aspetti ancora
perdoneresti qualunque cosa
seduti di fronte come da ragazzi
(essere giovani ci riesce particolarmente facile)
progettiamo una splendida fuga – trasversale

ciò che non si può dire ma si promette di fare
nel mai dei nostri occhi
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pioveva – intorno avevo un mare d’erba molto verde
la corriera sembrava così in ritardo, invece sono arrivata in tempo
gli occhi quasi affaticati da tutto quel guardare senza sponde

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ultimamente ho pensato spesso a un pomeriggio di anni fa, a una gita sul lago
così ho cercato nei diari le parole, per ricordare più intensamente

mi sono accorta che la scrittura è svaporata e fatico a rilasciarmi nel diario come allora
a volte mi pare si tratti di un problema di concentrazione
il collo sempre teso e gli occhi che sfuggono altrove, affamati e vaghi

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ai lavoratori – al diritto sacrosanto di venir trattati con dignità e rispetto

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