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bastano pochi istanti per dimenticare le parole
rimane una specie di alone
la consapevolezza di averle pensate
e poi perdute
il tempo cambia repentinamente e bisogna uscire sempre con l’ombrello
ieri ha persino grandinato – era da molto che non indossavo gli stivali di gomma
poi si comincia a conoscersi e con la confidenza spuntano le prime discussioni di politica
rispetto ad anni addietro ho meno voglia di incaponirmi, di urlare
alla fin fine lascio ad ognuno le sue opinioni – i pensieri sono troppi, e pesano
in fondo, vivo senza vivere – guardando il mondo dal finestrino
il mondo che si svolge – come un tema
(anche la foto dell’arcoiris, dal finestrino)
parole / franco arminio
il gioco apparentemente scontato di riconoscersi nelle parole altrui
ripeterle / ripetersi
l’opera contemporanea non è (mai) originale –
+
polaroid / saturazione del vissuto
[ parole – georges perec ]
/
alcuni si perdono nel piccolo punto
generano oggetti sfiziosi perfettamente inutili
//
le copertine non sono quasi mai alla (medesima) altezza del contenuto
vivono un’esistenza a parte, narcisisticamente sponsorizzate da grafici di successo
[ ok computer > una copertina un disco: nessuna distanza o frattura ]
///
in genere dimentichiamo di dimenticarci
il mercato chiede la presenza fittizia e sterile del protagonismo
perché deluderlo?
pessimi artigiani ma di bell’aspetto / nessuna finestra – solo specchi
appendice / 1
eppure aspetti e aspetti ancora
perdoneresti qualunque cosa
seduti di fronte come da ragazzi
(essere giovani ci riesce particolarmente facile)
progettiamo una splendida fuga – trasversale
ciò che non si può dire ma si promette di fare
nel mai dei nostri occhi
.
pioveva – intorno avevo un mare d’erba molto verde
la corriera sembrava così in ritardo, invece sono arrivata in tempo
gli occhi quasi affaticati da tutto quel guardare senza sponde
+
ultimamente ho pensato spesso a un pomeriggio di anni fa, a una gita sul lago
così ho cercato nei diari le parole, per ricordare più intensamente
mi sono accorta che la scrittura è svaporata e fatico a rilasciarmi nel diario come allora
a volte mi pare si tratti di un problema di concentrazione
il collo sempre teso e gli occhi che sfuggono altrove, affamati e vaghi
ai lavoratori – al diritto sacrosanto di venir trattati con dignità e rispetto
.