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a scuola continuano gli esami / interminabili giornate compilando scartoffie
pranzi frugali con alcuni colleghi e la moleskine sempre aperta accanto ai registri
alcuni dettagli velano la malinconia di fine anno

la bandiera americana l’ha portata uno bravo
mentre io ho riempito una pagina con tanti pupazzetti colorati
e stamattina una collega è arrivata con un insolito regalo per me
viene da un negozio che si chiama big sur!

le parole invece, provengono dal sonno …

+ lyle lovett

+ anche lei con van morrison (sempre da astral weeks)

059-06-2010
060-06-2010
061-06-2010

bigsur

058-06-2010

non ho mai dovuto occuparmi del lato scomodo delle cose
c’è sempre stato qualcuno che provvedeva, e che oltretutto mi tirava fuori dai guai

non so perchè oggi scrivo questo, ma in fondo anche in occidente per lungo tempo è stato così
forse a molti non piace l’immigrazione perchè ha rivelato definitivamente  il lato più faticoso e difficile del (nostro) mondo
perchè abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni quelli che sbrigano le faccende peggiori
quelli che puliscono là dove sporchiamo e abbiamo sporcato senza preoccupazioni di coscienza
adesso per far funzionare le cose bisogna finalmente anche noi affondarci le mani, faticare, aspettare
soprattutto non si deve continuare a pensare che le cose inestetiche e difficili accadranno altrove
eppure – c’è chi ancora sogna solo borsette e profumi

quando attraverso la campagna non mi sento di contraddire tutto questo
ma so bene che osservare un campo da una corriera e attraversarlo a piedi son cose diverse
a me camminare in mezzo alla natura provoca ancora una intensa vertigine
perchè in quei momenti nessuno provvede e nessuno mi protegge

durante l’ultima settimana il grano non è più biondo – ha cominciato ad arrossire
le macchine hanno reciso molte spighe lasciandole a terra ad asciugare
certi colori intensi ricordano van gogh

la parola terra ha molti odori e una consistenza che varia di giorno in giorno
.

canetti
038-06-2010
039-06-2010
043-06-2010

parole / elias canetti

ogni giorno, ancora per poche settimane, arrivo presto la mattina e attraverso campi strade e piazze di questa città stellare /
non sempre, ma capita che prenda il treno, ed allora una volta scesa, dalla stazione fiancheggio campi di grano e le pendenze soffici dei bastioni, imbocco la porta orientale e cammino per qualche centinaio di metri lungo le mura, sul retro di alcuni blocchi residenziali / la scuola sta in fondo, dopo l’ultima polveriera, seminascosta dalla vegetazione estiva /
altre volte capita di camminare fino alla piazza in cerca di un caffè, e di sedermi per qualche minuto a osservare la città che si sveglia e il sole radente che ancora non irrita lo sguardo /
la raggera delle strade conferisce allo spazio un’attitudine dispersiva, le altezze dissipate in una fuga ottica verso l’esterno che nemmeno la cerchia di mura riesce ad intralciare, e questa sensazione mi pare possieda virtù di sedazione, come se ogni cosa subisse una più o meno sensibile dilatazione, compreso il tempo /
tutto sembra più largo e spazioso, ma si percorre con sorprendente facilità, in un gioco di lenti invisibili che alterano le distanze /
lo spazio rado disperde le voci, i rumori, le musiche / le strade secondarie sono spesso deserte /
a mezzogiorno non ci sono ombre, le cimase esigue proiettano giusto una fascia sottile di scuro che nemmeno sfiora le ultime finestre, là in alto / ed allora ogni cosa si dilata al suo massimo in un miracolo lenticolare …

dotted

010-07-2010
(altro…)

penso che il narcisismo sia interessante solo quando attraverso un io vorace filtra e rifrange la varietà delle cose: esaltando la propria onnipotenza e onniscienza in realtà finisce per rovesciarsi in una specie di estatica apertura verso il mondo, di disponibilità assoluta e volatile che non si sofferma “su nulla in particolare” perche deve prestare orecchio a infinite voci, tra cui la propria è solo il diapason che serve ad attaccare il pezzo, una specie di chiave o password preliminare che mette tutti i suoni nelle condizioni di manifestarsi.
l’io e l’intonazione, e nient’altro
.
edoardo albinati

ancora fiaccata dall’influenza
non farei che pubblicare foto della campagna, verde, rigonfia, sovrastata da cieli molto azzurri decorati da nuvolette veloci che si muovono in branchi, ed invece dovrei  sforzarmi di scrivere (con disgusto) di un presidente che cita mussolini e di una riforma finanziaria poco convincente, delle notizie cangianti  e strumentalizzate in merito alle reazioni di israele di fronte a una nave di manifestanti filo palestinesi
(qualcuno su un giornale di parte, inneggia volgarmente agli spari)

ma ho dormito fino alle cinque del pomeriggio e quando mi sono svegliata i pensieri erano stati sostituiti da una palla d’ovatta – i capelli organizzati in improbabili architetture
tra un sonno e l’altro ho visto un film di qualche anno fa, le invasioni barbariche
ed ho scattato qualche foto alla prima colazione
un giorno di festa in balia dei bacilli

sulla moleskine proliferano comitive di pupazzetti dal naso a punta ….

.

006-07-2010
001-06-2010
004-06-2010
(altro…)

la corriera nuota in un mare d’erba
don’t worry baby – appoggia la testa e chiudi gli occhi
tanto di qui non passa nessuno e non si spendono parole 

{ parentesi }
oggi ne ho portati alcuni a giocare a pallacanestro
il campetto decrepito sta proprio a ridosso dei bastioni cinquecenteschi invasi dal muschio
prof,  con quella fascia tra i capelli sembri rambo ( … )
– storia e storie –

e mentre dormivo il grano ha cominciato ad imbiondire

dotted

0510-076
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0510-079i
0510-080

+

una pagina dedicata alle cianografie su kiwilicious (thank you fabrizio!)

un post dedicato ai tiny books su the post family (thank you ina!)

addio a un maestro speciale delle parole

Edoardo_Sanguineti.