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caldo: tutto si scioglie nell’indeterminatezza di un mondo senza spigoli
il corpo esonerato dai suoi doveri – infante viziato
i sogni ultimamente la disturbano – si agganciano quasi pedissequamente a quanto succede durante il giorno
ah! quei fiori dichiarati e poi sepolti
il vestito si arrampica, potrebbe superare ogni tipo di muro / ha polpacci asciutti e sottili – ci sono strisce catarifrangenti sulle spalle e un vago sentore di età / minuziosamente tecnologico e narcisista (come tutto ciò che arrampica?) è un vestito muscolare e riservato, si oppone alla velocità ma sfrutta il rapido affondo degli aghi delle macchine automatiche
hai sempre paura che dietro/dentro ci sia un vuoto che non sei capace di gestire
dolgono le parti stanche
si gonfiano e protestano senza rumore
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edera che piove su un muro come l*acqua in rigagnoli su un vetro
solo a tratti mi rendo conto di quanto poco basterebbe per reagire
l*impalpabile limite tra fare, giacere e disfare mi avvolge come un foglio
le parole si perdono –
—–senza arrivare all’altro
—–senza venir capite
– si sciolgono in polvere / vermiglia
.
( all you need is a wall )
ancora fiaccata dall’influenza ma ho dormito fino alle cinque del pomeriggio e quando mi sono svegliata i pensieri erano stati sostituiti da una palla d’ovatta – i capelli organizzati in improbabili architetture sulla moleskine proliferano comitive di pupazzetti dal naso a punta …. . |
il gioco apparentemente scontato di riconoscersi nelle parole altrui
ripeterle / ripetersi
l’opera contemporanea non è (mai) originale –
+
polaroid / saturazione del vissuto
[ parole – georges perec ]