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è arrivato marzo
fioriture che purtroppo non contagiano la sfera personale
si vorrebbe solo dormire
ed invece ci sono sempre cose da fare
lavori da sbrigare
corriere rumorose su cui salire

la musica di luciano cilio ha fatto da sfondo a un pomeriggio sorprendentemente tiepido, in viaggio su un autobus tranquillo attraverso una parte poco conosciuta del periurbano, per guardare il ritorno a casa da una diversa prospettiva

a chiudere scelgo una vecchia canzone di alan sorrenti dove cilio suona il pianoforte (pur se discogs non reca traccia di tale contributo) tratta da aria, un disco del 1972 che vide la partecipazione di ottimi musicisti tra cui jean luc ponty nel brano omonimo
vorrei incontrarti fu riproposta molti anni dopo in una dignitosa versione dai lacrus

meshes of the afternoon è il titolo di un cortometraggio di maya deren girato nel 1943
le foto del post
furono scattate l’anno scorso in questa medesima stagione 

 

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mi auguro davvero che questo non si trasformi in un blog di cucina, in primis perchè non possiedo il talento e tantomeno le competenze necessarie, ed oltretutto perchè preferisco decisamente riempirlo con altri contenuti
ma nelle giornate fredde accendere il forno è anche un pretesto (da concedersi con parsimonia, visto il costo dell’energia elettrica!) per intiepidire la casa, e non solo per gustare qualche pietanza particolare, e così l’altra sera, particolarmente bisognosa di tiepidità, ho pensato di utilizzare una confezione di pasta sfoglia che avevo in frigo per mettere insieme questo strudel di spinaci ai tre formaggi, che è riuscito particolarmente bene

condivido la ricetta per realizzare questo piatto sostanzioso, gredevole sia appena sfornato che una volta lasciato raffreddare / le dosi sono sufficienti per almeno cinque persone


strudel di spinaci ai tre formaggi
tempo di preparazione 50 minuti

ingredienti
un rotolo di pasta sfoglia
450 g spinaci tritati (ho usato quelli surgelati orogel)
100 g ricotta
30 g parmigiano grattugiato
30 g quartirolo
1 uovo
pangrattato
10 mandorle spellate a listelli
un pugno di uva sultanina ammollata
sale
noce moscata
rosmarino
menta
semi di sesamo (facoltativi)

mettere gli spinaci a scongelare in una terrina per qualche ora (oppure scottare quelli freschi leggermente e quindi tritarli fini con la mezzaluna)
aggiungere la ricotta, il parmigiano, l’uovo intero sbattuto con il sale, un pizzico di menta e del rosmarino sminuzzato, la noce moscata, le mandorle a filetti, l’uvetta e infine il quartirolo tagliato a piccoli cubetti
regolare la densità dell’impasto aggiungendo un paio di cucchiai di pangrattato
srotolare la sfoglia sulla teglia rivestita di carta da forno e farcirla con il suo ripieno
quindi rotolarla aiutandosi con la carta formando uno strudel e ripiegare gli estremi per dare una forma leggermente curva
volendo, spennellare la superficie con poco olio e cospargere con semi di sesamo e rosmarino
infornare a 180° per 40 minuti

sono giornate molto fredde, quasi sempre il termometro viaggia sotto lo zero, ma è un freddo asciutto, senza neve o pioggia, e quindi disturba meno, anche se spesso le strade e le campagne sono percorse da un vento che ricorda le bore costiere

è piacevole rimanere in casa, bere del tè bollente appena macchiato, magari infilarsi sotto una trapunta calda per guardare vecchi film – oppure leggere, o dormicchiare

tutto questo rappresenta l’inesistenza di una vita comoda, mentre si ascolta continuamente di luoghi e momenti della storia in cui nulla è comodo e nulla è civile o facilmente sopportabile – per questa ragione il pensiero e l’impegno non dovrebbero darsi pace mai

invece le mie ore attive sono anch’esse pigramente privilegiate: ore di cucina, oppure impiegate a preparare lezioni di grafica – comodamente sola, ma anche intellettualmente sola (ultimamente persino i segni lievi di illustrator defezionano)

a volte qualche bagliore, come una voce nel telefono, o un pacco che arriva da lontano: ana è un’amica che non manca mai, ogni occasione è motivo per dimostrarmi quanto è vicina (la borsa di tela e l’agenda aperta alla pagina con il cuore fiorito sono opera sua)
grazie!

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la musica di queste giornate – cristallina come l’inverno






muore theo angelopoulos, all’improvviso, investito da una motocicletta – e torna il freddo, ma limpido che quasi non sembra di essere in gennaio

le giornate si succedono senza che abbia voglia di dire o scrivere niente di particolare (eppure ce ne sarebbero di cosiderazioni da fare, visto come va il mondo) – invece, quando mi piglia qualche malumore, infilo un grembiule e mi metto a cucinare: un dolce, una minestra, oppure ricette mezzo inventate con le verdure di stagione

nell’atto di cucinare è racchiuso un piacere non solamente nostro, quello di poter offrire ad altri il cibo che abbiamo preparato, ed un ulteriore piacere deriva dall’apprendimento, dalla sua traduzione in risultato pratico, tangibile – lo percepisco nella capacità di affrontare svariate preparazioni senza distruggere la cucina e senza affanno, come se nel tempo i gesti fossero divenuti finalmente familiari, così come le dosi e la capacità di gestire le nostre imprecisioni, il sapere dove e quanto si può sbagliare

ed anche se non sono granchè, come cuoca, attualmente cucinare rappresenta un rifugio assai più di quanto lo fosse un tempo, quando lo facevo per molti amici e conoscenti, mettendo insieme alla buona qualche minestrone o delle gigantesche terrine di insalata, e quando se le terrine non bastavano, si serviva in tavola rovesciando le pietanze nelle pentole più capienti e nessuno protestava
allora il piacere era quello ben più vivido e intenso delle presenze umane, della condivisione di un tempo comune e non solo del cibo – le vivande erano un pretesto per trovarci intorno a un tavolo che poteva anche essere una porta messa su un paio di cavalletti in una casa ancora da arredare

ora tutto è calmo, più privato, la socialità è repentinamente appassita con l’arrivo in friuli – non ricordo tavolate numerose negli ultimi anni, solo alcuni pranzi di famiglia o con qualche amicizia più stretta – momenti che competono all’esistenza ritirata e sottotono che conduco, forse anche per mia scelta, in questa noiosa regolarissima città del nord-est

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la terza foto dall’alto, da “Trilogia: To livadi pou dakryzei” (la sorgente del fiume) del 2004







è da stamattina che ho un dolore allo stomaco, mi hanno detto che sono crampi, io non ci credo del tutto. io vicino al cuore non voglio sentire niente, nemmeno lo struscio di una piuma. il petto è il mio campo minato
ARMINIO
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l’unica cosa preziosa di questo natale sono due genitori molto anziani ma ancora in grado di viverlo in piena dignità psico-fisica; il resto è inutile commercio, rumore, spreco (anche lunghe camminate accidentali, qualche ninnolo magico e tanti biscotti)

la condizione umana si frappone inevitabilmente tra me ed ogni forma plausibile di felicità; ugualmente si fa del proprio meglio per galleggiare (quasi sorridenti) in una tazza di tè corretto col latte

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eppure sono giornate piene di sole

You will find me if you want me in the garden
unless it’s pouring down with rain
You will find me waiting through spring and summer
You will find me waiting waiting for the fall
You will find me waiting for the apples to riped
You will find me waiting for them to fall
You will find me by the banks of all four rivers
You will find me at the spring of conciousness
You will find me if you want me in the garden
unless it’s pouring down with rain