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seduta al parco leggo metropoli per principianti di gianni biondillo
pensieri così familiari e persino coincidenti che non serve nemmeno sottolinearli con la matita

 








stanca – mi siedo e mi piego
aprile ha portato il freddo e molta pioggia, tutta quella che non era caduta durante l’inverno
è quasi maggio ed ancora indossiamo cappotti e scarpe pesanti

il grigio si sta trasformando in abitudine
con il telefonino fotografo avidamente ogni squarcio di azzurro che si apre e si richiude, veloce come una svista

l’ultima immagine in basso tratta da un testo per l’educazione tecnica femminile nelle scuole medie degli anni 60 (ed paravia)

 

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(seduti nella stagione incerta)

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I
mentre cammino – in strada lo stesso profumo che usciva dalla cucina della casa paterna (non lo stesso, in effetti, ma uguale)
profumo di sughi consistenti e di spolert – pane lasciato ad abbrustolire nel cassetto laterale della stufa insieme alla teglia rotonda di stagno con le pere che caramellavano

la parola quasi sempre è nostalgia
ed in effetti mi trovo a ricordare, ricordare, incessantemente – vivo immersa nel pensiero di quello che non c’è più, le cose perdute, sperimentando uno struggimento che a tratti diventa particolarmente acuto, quasi un dolore

II
un mondo invaso dalle badanti
come facevamo prima?
probabilmente ci prendevamo cura personalmente dei nostri anziani, senza alleggerire il carico

mia madre nel sogno partiva per andare ad assistere una zia malata – non ce la può fare, pensavo, lei già cosi avanti con gli anni, a prendersi cura di un’altra vecchia
ognuno dei miei sogni sembra essere un modo per andare incontro al destino dei commiati, un modo per avvertirmi, un training sfaccettato e metaforico del congedo – dei congedi

 

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little darling, it’s been a long cold lonely winter
little darling, it feels like years since it’s been here
here comes the sun
here comes the sun, and I say
it’s all right

 

esauste le ore
particolarmente vivide le giornate di una stagione che esordisce con splendore

(mai sufficiente a far cambiare gli uomini)

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« Tutto ciò che fa gli sembra straordinariamente nuovo, ma anche in corrispondenza a questa impossibile abbondanza di novità, straordinariamente dilettantesco, forse nemmeno sopportabile, incapace di diventare storico spezzando la catena delle generazioni, interrompendo per la prima volta fino in tutti gli abissi la musica del mondo che finora si poteva almeno intuire. Talvolta nella sua superbia è più in pensiero per il mondo che per sé»
FRANZ KAFKA
[confessioni e diari – traduzione di salvatore quasimodo].

succede – dentro a certi libri
fuori dai libri la primavera trabocca di iniquità – e tragedie

( non si dovrebbe dire as usual )




seconda parte

torta di mele

.
domenica
piove/non piove/piove


()

le ore domestiche finiscono per risultare ingombre di tutte le incombenze tralasciate durante le giornate precedenti e di conseguenza la scrittura abbassa le ali e striscia: non c’è concentrazione / dovrei forse girare con un miniregistratore e dettare tutti quei frammenti che mi vengono in mente mentre viaggio, che le mie braccia in dolorosa protesta si rifiutano di trascrivere sulla moleskine / sono braccia esaurite che conservano ogni briciolo di forza per la tavoletta grafica, per tracciare qualche vettore in cerca di un appagamento familiare, quando la mente si perde tra i segni in un modo tutto suo, complice una teiera appoggiata nella nicchia di spazio per lei sempre disponibile sulla scrivania esigua e disordinata e un programma radiofonico che trasmette jazz da oltreoceano

sto mettendo in cantiere alcuni lavori che ricordano vecchi giochi di carta, libri e cartoline con finestrelle mobili a nascondere qualcosa – potrei chiamarli i vestiti dell’avvento, con ironico riferimento al tradizionale calendario decembrino (del resto oramai si è capito che non ho molta familiarità con alcuna forma di fede)

I
a volte mi accorgo di come non mi sia mai riconosciuta in questa casa troppo nuova, incastrata in un condominio estraneo, distratto e poco creativo, ma non vorrei che questo diventasse un alibi per trascinare il mio paracadute sgonfio senza più risalire sull’aereo / per sopportare lo spazio estraneo evito di guardarmi in giro e di ricevere lo smacco del disordine che mal cela gli arredi dozzinali e svogliati / non alzo gli occhi e cerco invece di puntarli su qualcosa di più preciso – un libro, un foglio, lo schermo del computrer o la televisione / cucinare rappresenta un modo calorico (da diversi punti di vista, perché alla fine ingrassa ma soprattutto scalda) di trascorrere il tempo, di familiarizzare con i minuti e le ore che trascorro in casa, il modo per inventarmi delle storie e dei commensali immaginari, anche
ieri ho preparato una torta di mele con farina integrale mista a grano saraceno dolcificata con qualche cucchiaio di miele – mentre per cena ho cotto un plumcake salato con fagiolini asparagi e funghi

II
mi accorgo sempre con stupore di come cambino i gusti e le abitudini con il passare del tempo, e quello che ci piaceva e conformava i giorni in altri periodi può risultare via via sempre meno gradito o necessario

III
mercoledì è arrivato il volume su roland barthes che avevo ordinato alla feltrinelli e le parole su fondo nero sono tratte da un suo scritto sul teatro – era inverno e barthes si trovava ad avignone, tanto per saperlo

IV

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la musica è quella che vorrei, un disco del 1998 fuori stampa (o così pare) dove peggy lee – ma non quella peggy lee – suona il violoncello mentre dylan van der schyff l’accompagna alla batteria


BARTHES - riga 99
RIGA 30