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la cucina ordinata nella penombra





ha piovuto, brevi temporali come secchiate improvvise sulla testa
la temperatura è scesa … per pochi minuti

nel frattempo preparo alcuni nuovi set di cartoline per il negozio online
(ma con illustrazioni attempate che mi dispiaceva lasciare indietro)

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com’è evidente mi dedico al blog negli interstizi e cucino poco
le due cose vanno insieme perchè entrambe legate al tempo scarso
mi capita di scrivere invece durante i viaggi, pur se brevi (e brevi le note), ma sento di non dover più fare in modo che i miei pensieri confluiscano qui indiscriminatamente e irresponsabilmente, come succedeva anni fa;
il rapporto personale con questo spazio è cambiato e sta cambiando e mi aspetto sempre meno da voi che leggete – di conseguenza ho meno stilmoli a pubblicare, anche se ancora capita che arrivino riscontri imprevisti e graditi, persone che mi aiutano a percepire un margine di utilità, di condivisione attiva – e di costruzione
(grazie chiara)

ha piovuto, questo sì
sono perfino cadute grandini grosse come noci

ascolto spesso questo disco dei fire! con jim o’rourke
la musica metereologica del post invece è di toru takemitsu

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m1305
incessante sovrapporsi delle stagioni di ognuno
questo è l’andare
questo è l’essere molti, e diversi

non ho acquisito il senso del tempo (la maturazione dei frutti)
non è facile come con la lingua, o con la geografia (i confini più evidenti tra due lingue diverse o due paesi) oppure con i colori (per quanto, le sfumature…)

essendo stata giovane mi sento ancora giovane
essendo stata bella mi sento ancora bella

mia nonna centenaria la mattina sistemava le perle intorno al collo davanti allo specchio (erano perle di plastica, due giri, probabilmente trovate su qualche giornale o su un banco del mercato) e passava un velo di polvere rosa sulle guance ancora liscie
è morta convinta di avere vent’anni
è morta mentre guardava le langhe fuori una finestra della carnia

stamattina la primavera è un grumo rappreso, fa freddo e piove a momenti
i petali contratti si aggrappano al ricordo di ieri, e stringono i denti

[
qual è la differenza tra stringere i denti e non pensare? a volte ho l’impressione che fintanto che avremo un po’ di cibo e qualche oggetto di svago, non riterremo necessario vivere politicamente, formarci delle idee, prendere posizione nei confronti dei soprusi o riflettere sulle possibili forme del comando e sulla natura ambigua di questa democrazia
quasi non ci fossero diritti da ribadire, ma solo un dispensario di beni cui si attinge persino distrattamente, servizi alle cui regole incostanti e dispari ci dobbiamo rassegnare
(intonacando il vuoto)
]

non si è trattato di giornate piacevoli per l’italia
da ricordare, certo, ma per il dolore arrecato, dall’uomo e dalla natura imbestialita

mi muovo senza muovermi
spostamenti ripetitivi, quasi seriali
e un po’ mi dispiace di questa mia indifferenza incalzante nei confronti del territorio, che mi impigrisce e mi accidia, che se questo verbo esistesse sarebbe il mio – accidiare

tra una pioggia e l’altra ci ricordiamo che la primavera volge quasi al termine, regalandoci un clima isterico che innervosisce anche i santi / purtroppo ha piovuto e piove anche e soprattutto su chi è senza casa, sulle macerie, sui fiori deposti di fronte a una scuola; piove sui fatti e sui fattacci, sui silenzi e sui pianti / ancora non si è deciso il caldo, a portare il giusto ristoro, a far compagnia alle rose che hanno piovuto i loro petali gonfi d’acqua su prati e viali

un amico compie cinquant’anni, tondi e familiari / ci si consoce da sempre e di lui conservo fin dall’adolescenza un pettine di quelli d’alluminio, da barbiere, con un decoro fine inciso, che mi regalò quando avevo i capelli molto molto lunghi / le sue ore sono state spesso anche le mie, e ringraziare forse non basta, per tutte le cose che da lui ho imparato negli anni
in occasione di questo numero pieno della sua vita ha regalato agli amici una busta che continene la sua storia per immagini, e un pensiero scritto diverso per ognuno, come il filo di un racconto: a me è toccato lo sguardo, il mio, che poi per certi versi è cresciuto e si è formato anche grazie al suo

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la musica quasi monotona che insegue voci altrettanto meccaniche è di alessandro bosetti / la lingua è tutte le lingue, il suono ciascun altro suono o rumore che colpisce lo sguardo – miracolo sinestetico, o del sentire sciolto

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non ho molto tempo da dedicare al blog in questi giorni
del resto, avverto in me uno spirito di dismissione, la noia dell’assenza di confronto – e non pretendo l’impossibile, rassegnandomi al fatto che i blog sono ormai per la gran parte uno strumento di rapida consultazione e non piattaforme di scambio – almeno quelli a sfondo personale, quale il mio

la stagione avanza tra una pioggia e la successiva
è quasi giugno ed è ancora piuttosto freddo
la moleskine si riempie durante i viaggi, nelle pause e nelle attese, ma trascrivere gli appunti implica tempi che al momento non riesco a concedermi
riesco a malapena a suggellare con scatti frugali le primizie di stagione

la musica fortunatamente non manca
ieri su radio3 hanno trasmesso una bellissima esecuzione del quartetto nr.3 per piano di johannes brahms – l’abbiamo ascoltata ed apprezzata durante il pranzo, tra una forchettata di risotto con asparagi e zucchine e un muffin all’uvetta




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30.04.12
le dolgono gli organi, quasi fosse al limite dello sfascio – e la stagione la investe con una particolare arroganza che poi non è altro che la vitalità spinta all’estremo, come un morso /
ciascun luogo in cui posa lo sguardo è verde e gonfio, gronda fiori e fogliame: ogni anno questo miracolo la coglie di sorpresa, rimane inebetita e quasi percossa dagli odori e dall’erba così verde e soffice che le ricorda l’immagine più perfetta del velluto /
conosce la differenza tra guardare e toccare, la mano dissolve il velluto perfetto in migliaia irregolari di spighe e steli, lo scompone in microscopiche ruvidità e stempera il colore nell’inenarrabile varietà delle gradazioni /

l’assolutezza del vero entra in conflitto con l’astrazione dell’occhio e sembra impossibile tenere insieme la distanza ed il contatto, come se ogni cosa ne contenesse tantissime, una per ogni passaggio dal guardare al toccare /

02.05.12
25 aprile già lontano, mese concluso, bandiere riavvolte (primo maggio trascorso in carnia, in un’acquario dove la celebrazione della storia è stata consapevolmente sostituita dal mercato dei fiori), impressione di praticare mondi separati e divisi da pregiudizi comodi e ostinati
il sollievo di non aver arredato, di non aver servito, di aver tentato pur senza sufficiente talento la strada irregolare e non allineata dell’irrequietezza che consegue ad una fede politica faticosa da praticare, si coniuga con la delusione per l’inconcludenza dei risultati, per i miei cinquant’anni spesi arrancando senza forma e senza luogo

05.05.12
è normale o giustificabile che io non simpatizzi facilmente con le persone che investono somme eccessive in abbigliamento e gadget?
mi attirano di più le anime spartane e di indole scarsamente mondana che coltivano forme di ricchezza non monetizzabili, ineressate alle zone d’ombra, alle pieghe dove il mercato non si insinua
mi piace chi cerca la musica e chi seleziona severamente le proprie letture, chi non si preoccupa esageratamente del proprio aspetto fisico, dell’apparenza che prima o poi delude più che ingannare
nemmeno sono attratta dagli svogliati, da coloro che non intrattengono una relazione consapevole e curiosa con l’estetica delle cose e del mondo / perchè rosso non è blu e verde non è giallo ma soprattutto, rosso chiaro non è rosso scuro
il pensiero – prende forma nelle sfumature

ascolto:
file! with jim o’rourke – unreleased? – 2011
faust – the faust tapes – 1973