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il blog tace
(quasi) nessuno sembra farci caso

pertanto continuo a prendere il mio tempo – e non il vostro

] la borsa è di pelle azzurra
gliela regalò suo padre quando aveva quattordici anni [

 

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continua a piovere, acquazzoni e temporali tra parentesi soleggiate

forse in questo post avrei preferito pubblicare alcune immagini che sapessero trasmettere l’intermittenza del clima e della luce ma quasi mai mi son trovata a fotografare nei giorni scorsi, troppo impegnata a correre di qua e di là, oppure a dormire

nel frattempo siamo governati da democristiani che si fingono santi e da mafiosi che si fingono democristiani
con buona pace di giulio andreotti

 

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con il vecchio telefonino – andando a scuola



marzo finito
lunedì di pasquetta senza sole e che tira un certo vento

l’influenza -piuttosto aggressiva- mi ha tenuta a letto durante l’intera settimana / sarà stato il freddo dello scorso we, tornare di sera tardi sotto la pioggia e senza ombrello, o forse la bora gelida che tirava a udine domenica delle palme e che sembrava volermi strappare il cappotto, fatto sta che tosse e mal di gola hanno fatto il loro corso e mentre scrivo ancora tiro su col naso e la voce non è ristabilita

faringite a parte, trascorrere giornate intere senza quasi scambiare una parola rappresenta una liberazione dalle chiacchere noiose che consente questo angolo di geografia – non sarei capace di fare di meglio del resto e la mia arte conversatoria è ormai ridotta a puro ricordo / sono giornate fatte di niente – lenzuola calde e stropicciate, film visti nel cuore della notte, succhi di frutta e musica a macchia di leopardo

com’erano le ore prima di facebook?

convalescere accompagnato dalla rabbia per il governo che non trova sbocco, frustrazione costante – basso continuo che si condensa dentro a visioni pessimistiche e disincantate di un mondo mediocre in cui pascolano indisturbati (anzi, coccolati e ben pasciuti) gli ignoranti /
è la nostra rovina, l’accontentarsi caratteristico di genti incapaci di guardare il mondo con spirito critico, che pensano a saziare il presente e non mettono le cose in prospettiva (una fatica senza scopo, secondo molti di loro; un’incapacità per tanti altri) – quasi mai si domandano cosa ci sia sotto la buccia delle cose e tanto meno si pongono la questione morale di assumersi responsabilità collettive / più genericamente, evitano qualsiasi fatica eccessiva del pensiero
re-agiscono, quasi come animali, impoveriti dal benessere materiale e dalla scarsa attività dei loro neuroni
si accontentano, pur convinti di avere esigenze elevate e di trovare la risposta ottimale ad ogni esigenza nelle cose materiali con cui riempiono la loro vita a ciclo breve
queste persone votano e scelgono in politica allo stesso modo in cui vestono e fanno la spesa, sotto l’effetto di condizionamenti mediatici, o per la comodità di adottare le scelte di altri senza vagliarle criticamente / semplificando, si potrebbero definire dei copioni (parola da bambini: sei un copione!) che fanno involontariamente il gioco di qualcun altro, più consapevole e interessato a gestire il potere a suo uso e consumo

su rai3 un ciclo di film di werner herzog
interessanti corti e grandi classici della sua produzione
nella casa immobile – mentre altrove qualcuno si è mosso

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I
lasciare indietro rigurgiti di grafite,
segni tronfi e frivoli

le parole costringono ad essere più asciutta
sottraggono orli, bottoni, cinture
preservano nudi barlumi di senso, solitari
che talora attraversano i pensieri

II
un cineforum tra le montagne
stivali di gomma e maglioni antichi

III
saranno le parole per un nuovo libro forse
o solo gemiti e scricchiolii da un momento di fatica

circondata da mobili che non ami
– e che non ti amano –
ne inventi altri con la scrittura

inesperta – ma sufficientemente disperata

 

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è primavera – già da qualche giorno


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03.13
mentre l’inverno si spoglia degli ultimi frammenti di gelo
persino le virgole sono per lei causa di turbamento
i dubbi che rendevano fragile l’espressione
adesso quasi la annientano, come armi

dubbi microscopici e frivoli:
————–il colore di un polsino, la forma di una scodella
————–la citazione svogliata di un’ora o di un ritratto
la vaghezza delle cose genera il panico
di non saper dire e dare – di decorare in circolo
ciò che è già stato a lungo decorato
detto – e dato

la luce rimane estranea
non s’intrufola più come un tempo tra i versi matti e quelli disperati
i cerchi brillanti di allora sono sommersi da polvere e paura
l’invecchiare dei pensieri rende opaco anche il vetro (altro…)