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novembre finito lascia alle spalle una certa quantità di fotografie che lei non si sente di ammucchiare sul blog essendo state scattate nel corso di varie settimane / le fotografie (anche questo già scritto le pare di ricordare) sono prese velocemente con il cellulare
sgusciano all’indietro e non si impongono sul presente che pare piuttosto rappresentato da un continuo svuotarsi di una pentola che ha il buco sul fondo
forse si tratta di un lavandino e attraverso un tubo quelle foto finiscono da qualche altra parte – stamattina pensa che potrebbero trasformarsi in piccole cartoline così piccole che quasi le conterrebbe una scatola di fiammiferi
ci sono stati due compleanni
in particolare quello della madre ormai di molte lune fragile e traslucida avvolta in una nuvola di zucchero a velo scappata dalla gobba di una grande torta (altro…)
a volte il mondo sembra non accorgersi di nulla
gli uomini imprimono un corso volubile ai loro sentimenti, e mentre la maggior parte di loro dimostra il proprio interesse per i poveri simpatizzando in un modo o in un altro con le loro miserie e i loro dolori, in quell’epoca io ero portato a esprimere il mio interesse simpatizzando con i loro piaceri. di recente avevo visto i dolori della povertà; li avevo visti troppo bene per desiderare di ravvivarne il ricordo; ma i piaceri del povero, le consolazioni del suo spirito, il sollievo della sua stanchezza fisica non possono mai diventare una contemplazione dolorosa.
CHARLES BAUDELAIRE
paradisi artificiali
voluttà dell’oppio – 1858
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ogni anno ritorna
con alternarsi di giorni tiepidi e certe mattine grigio scuro che toglono la voglia di uscire di casa
si accende volentieri il forno
si ha nostalgia dall’estate
preludio
il 22 settembre c’è stata la festa delle mele
ma è un ricordo lontano
rimangono una piccola teiera ginori vintage e alcune terrine riempite con mele di caneva / ci ho fatto dei muffin leggeri, da gustare tiepidi mentre la casa comincia a rinfrescare
esodo / esondazione
ma il mare porta morti, in autunno, mentre noi rifugiati dentro salotti graziosi facciamo colazione
non c’è pace da ricollegare a queste scene domestiche
solo indifferenza e sensi di colpa inutili come sterpi
allora tolgo tutte le foto, quelle scene in penombra banali e indifferenti di una casa tra tante, e vi lascio un’immagine di quello che noi non siamo e di cui troppo raramente ci occupiamo
non basta il retrogusto amaro a salvare delle vite
è indispensabile – la condivisione del dolore
una volta settembre le piaceva
era un mese tiepido dalle luci morbide
ora invece le pare confusionario
un tempo che le scivola di mano inesorabile
come una tazza di porcellana
.
sono stati gli ultimi giorni di piscina all’aperto
e una giornata al mare, l’unica dell’estate
– poi basta
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she saw my silver spurs and said let’s pass some time
and I will give to you summer wine
.
al telefono (le) dici
che non ricordi l’ultima volta in cui ti divertisti davvero
frammenti del calendario quando
una risata incontenibile – autentica
come una cascata di gioia – ti riempì la vita
non ricordi gli occhi che ancora brillavano
intermittenti per la luce sovrana dello stare nel mondo
e c’erano nella giornata momenti fuori controllo
in cui il corpo fortunato godeva dell’esser vivo
nelle svariate forme del godere
il piacere autentico – hai pensato
seduta nella penombra delle stanze estive –
si dimostra nell’ingovernabilità della luce
quel flusso di sangue fluorescente
che trascina l’infinito distante e lo dilaga
fin dove la ragione
non può più sbriciolarlo – né fargli causa
.
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I – 02062013
… in realtà è proprio come quando cammini per strada
eppure sembra blasfemo, questo alternarsi di pianti e ricette, di quisquilie fiori e croquette
altalena irrazionale di morti e di vivi
di vivi che sono più morti dei morti e di morti che sono più vivi dei vivi
1151
nessuno restituisce ogni forma di tempo
ma quello abusato e rubato mi obbliga a fare i conti con i buchi neri dell’irresolutezza
.
II – 070613
10.00
fiori di carta
luce superiore
distaccata come petalo perso
dal gruppo che chiacchera
ascolta lo speciale fruscìo dell’erba incustodita
infiniti invisibili fili selvaggi
le salvano la vita