essere poeta non è certo cotonare le parole, portarle dal parrucchiere
piuttosto è cambiare il mondo attraverso la scrittura mettendola al serivzio dei pensieri, dando loro la forma sostanziale – necessaria
sempre più spesso si dimentica che non è l’involucro ma la sostanza a scalfire lo stato delle cose
ciò non implica che la scrittura debba trattare esclusivamente di temi importanti, ma che esige disciplina, ricerca, sacrificio – non è il flusso incondizionato e grazioso di lemmi, virgole e sospiri che ricordano da vicino le esternazioni adolescenziali
quanti blog sono ormai saturi di versi e non contengono nemmeno una riga di scrittura!
per esempio, s’è mai visto nella storia un poeta che abbia scritto solo e soltanto poesie, trascurando di esercitare il suo talento e la sua intelligenza in tutte le espressioni che la scrittura contempla, inclusa quella dell’analisi storica?
a me pare troppo facile questo modo di far poesia: lasciare che la cose vadano da sè, senza un’utilità, né intima né tantomeno collettiva – senza (appunto) quello stato di necessità di cui parlo spesso e che sembra essere ormai molto raro in tutte le manifestazioni artistiche
è un modo di esprimersi che equivale alla superficialità del sentito dire, basato su argomentazioni mai approfondite che a malapena sfiorano il senso delle cose …
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il piccolo testo di rilke è a casa, dai miei
così stamattina ho pedalato fino alla biblioteca avvolta dalla prima nebbia per recuperare una copia
le parole che ho scelto sono così facilmente fraintendibili, l’ego le può trasformare nel loro esatto contrario |