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il concerto si è tenuto nell’auditorium della scuola media per via del maltempo / tornare è stato strano, ad ogni passaggio dello sguardo era come sollevare dei teli e ricordare, quasi fossero trascorsi solo pochi giorni / l’edificio era stato donato al comune dagli americani dopo il terremoto e così e rimasto, andando a sbiadire le sue lamiere / nel cavedio centrale adesso cresce l’erbaccia e c’è un’aria di abbandono che non dipende propriamente dalla chiusura estiva / aspettando che arrivassero i musicisti ho approfittato dei vetri sporchi e opachi per scattare alcune immagini, all’ora in cui la luce si disperde velocemente, subito prima che faccia completamente buio il concerto, bellissimo – ha riscattato in poche ore i mesi infelici vissuti là dentro e mi son sentita più libera – dai muri e dalle persone |
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nascere e vivere qui invece non consente alcun riscatto, crescere nel cuore di una terra così chiusa su se stessa da togliere il respiro, soffocandoti con foglie di pannocchie e vecchi foulard usciti da qualche boutique costosa e conservatrice qualcuno si veste come fossimo a parigi – pretenziosamente per poter essere autenticamente diversa la città dovrebbe esplodere dal di dentro, rinnegare se stessa – questa terra dovrebbe rivoltare le sue zolle così profondamente da inghiottire tutte le ville e le villette che costellano il territorio, dovrebbe veder inabissare i suoi negozi costosi e allineati, le sue rassegne culturali senza una sbavatura, le mostre d’arte giovanilmente pacchiane, e sterminare le centinaia di uomini brizzolati con le stesse giacche inglesi e le loro macchine ingombranti, che all’ora dell’aperitivo ridono disinvolti credendo di essere al centro del mondo . 05112011 0820le strade allagate di genova – altri morti, auto distrutte, locali devastati ci sono stati dei morti bambini il territorio, l’abbiamo tradito, ed ora ci abbandona sempre più spesso alle inteperanze prive di proprozioni umane delgli elementi naturali / se la prendono nei denti i più fragili, gli innocenti ingenui che hanno creduto che le amministrazioni sapessero fare il loro lavoro, se la prendono nei denti i bambini morti, gli anziani che non riescono ad aggrapparsi ai pali della luce e scivolano deboli e lenti nel fango arrembante, se la prendono nei denti le famiglie che vedono andarsene in un fiome di melma i loro ricordi, le loro fotografie, le suppellettili, i vestiti e gli elettrodomestici, le banconote insieme ai cadaveri emergono dall’acqua gli spettri degli errori commessi, le conseguenze tragiche dell’avidità umana, dell’ignoranza e dell’indifferenza – ma sicuramente i nostri politici e gli imprenditori faranno finta di non vederli e continueranno a pensare ai loro profitti, ad affermare che in italia i ristoranti sono pieni e tutto va bene [gli altri italiani, nel frattempo, pensano al costume di halloween o alla partita di calcio …] |
negli anni ho imparato a distaccarmente, a vivere lontana
—————–(e non è stato certo facile)
eppure la familiarità non decade
anche se dimentico il nome di qualche campo o confondo le scorciatoie
da queste foto sarà forse irriconoscibile, non importa
è stata una giornata speciale
non intendo usare superlativi – sono stanca di chi li usa indiscriminatamente
supelativi come una sequela di aperitivi e ninnoli fastidiosi
—————–nella vita l’unico supelativo reale è il dolore
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il libro su mahler di ugo duse (1973), ormai fuori stampa – erano anni che lo cercavo
naturalmente alla toletta
giornate di tempo bizzarro e nuvole basse
è tornato il freddo – le montagne sono coperte di neve
la zia mi ha regalato un’ottima focaccia pasquale da inzuppare nel caffelatte
cianografie
nel frattempo mi sto dedicando a una nuova serie di lavori digitali
la memoria porta alla luce i pomeriggi trascorsi passando lucidi incerti attraverso la macchina per eliocopie,
stordita dagli effluvi di ammoniaca
erano situazioni effimere – segni senza inchiostro creati apposta per il tempo transitorio del cantiere
nel corso delle settimane osservavo i disegni sbiadire nella luce, tornare al tutto neutro della carta…
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alla radio, un programma su gianni rodari – ancora ricordi, ma di bambina