Blog Archives

il concerto si è tenuto nell’auditorium della scuola media per via del maltempo /
la stessa scuola nella quale fui chiamata parecchi anni indietro per la mia prima supplenza / non la ricordo come un’esperienza positiva – anzi, per una serie di ragioni interne ed esterne alla vita didattica, si trattò di un periodo faticoso e psicologicamente debilitante

tornare è stato strano, ad ogni passaggio dello sguardo era come sollevare dei teli e ricordare, quasi fossero trascorsi solo pochi giorni / l’edificio era stato donato al comune dagli americani dopo il terremoto e così e rimasto, andando a sbiadire le sue lamiere / nel cavedio centrale adesso cresce l’erbaccia e c’è un’aria di abbandono che non dipende propriamente dalla chiusura estiva /

aspettando che arrivassero i musicisti ho approfittato dei vetri sporchi e opachi per scattare alcune immagini, all’ora in cui la luce si disperde velocemente, subito prima che faccia completamente buio

il concerto, bellissimo – ha riscattato in poche ore i mesi infelici vissuti là dentro e mi son sentita più libera – dai muri e dalle persone
sono più forte – ho pensato – e mi sono rivolta completamente alla musica

Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser.



(altro…)

03112011 1941

*
l’altra sera in un film italiano ho riascoltato una vecchia canzone di patti smith: è stato così fulmineo il senso di familiarità, l’emozione di qualcosa che fu parte di un periodo molto intenso della mia adolescenza e che ha avvolto strettamente i miei sogni giovanili / con questa canzone in sottofondo sognavo ingenua  e romantica di incontrare l’uomo che avrei amato per tutta la vita
e sognavo di andare verso la pianura – e oltre l’oceano

ci assomigliamo credo, con la ragazza della canzone
anche la sua androginia emana particolari bagliori di femminilità – e una certa magrezza, i capelli spettinati, le poesie, me la rendono affine, ma nel modo rigoroso e distante con cui ci sentiamo attratti da una musa / lei rimane la musa dell’altro mondo, emersa da qualche luminoso loft di manhattan e circondata di movimento in bianco e nero




**

nascere e vivere qui invece non consente alcun riscatto, crescere nel cuore di una terra così chiusa su se stessa da togliere il respiro, soffocandoti con foglie di pannocchie e vecchi foulard usciti da qualche boutique costosa e conservatrice

qualcuno si veste come fossimo a parigi – pretenziosamente
seduta in un bar all’aperto ho intravisto buffi calzini sfoggiati con boriosità, abiti destrutturati, borse inimmaginabili ed altri amenicoli costosi e improbabili, paradossalmente immersi nel magma “tutto regolare” di questa cittadina tristemente gradevole, dove niente è fuori posto e molti sono smaccatamente gentili per una mera questione di educazione, per non corrugare la facciata
quei dettagli eccentrici dell’abbigliamento stridono ridicoli, privi di ragioni interne, espressione del portafoglio e di uno snobismo superficiale e irragionevole /

per poter essere autenticamente diversa la città dovrebbe esplodere dal di dentro, rinnegare se stessa – questa terra dovrebbe rivoltare le sue zolle così profondamente da inghiottire tutte le ville e le villette che costellano il territorio, dovrebbe veder inabissare i suoi negozi costosi e allineati, le sue rassegne culturali senza una sbavatura, le mostre d’arte giovanilmente pacchiane, e sterminare le centinaia di uomini brizzolati con le stesse giacche inglesi e le loro macchine ingombranti, che all’ora dell’aperitivo ridono disinvolti credendo di essere al centro del mondo

.

05112011 0820

le strade allagate di genova – altri morti, auto distrutte, locali devastati
la natura completa quello che l’uomo ha cominciato, avendo sfidato avidamente la logica ambientale per decenni

ci sono stati dei morti bambini
penso a cosa sia, afferrare un piccolo corpo bambino che galleggia nell’acqua fangosa, penso a quella consistenza gonfia, a metà strada tra la mia stessa consistenza e quella di una bambola di gomma / quel corpo fino a poco prima era una bambina di pochi mesi che ora naviga nel fango come un fagotto – quello è il fango dell’incuria umana che trae le logiche conseguenze, perché da molto tempo la cosa più importante è strappare profitto, ricavare denaro da ogni situazione ed a qualsiasi condizione
le nostre città sono cresciute male, senza sapienza, hanno sovrapposto alle grandi strutture del passato un coacervo infrastrutturale privo di equilibrio che non si raccorda armoniosamente con il contesto e con il territorio, che non rispetta e non tiene conto degli elementi naturali / l’importante è espandersi, appropriarsi di ogni metro cubo possibile, strappare un profitto al mare, alla sabbia, al legno
ogni elemento naturale diventa uno strumento per arricchirsi, e per speculare
ogni legge è complice di questo apparente arricchimento che si traduce concretamente in un irreversibile depauperamento delle risorse

il territorio, l’abbiamo tradito, ed ora ci abbandona sempre più spesso alle inteperanze prive di proprozioni umane delgli elementi naturali / se la prendono nei denti i più fragili, gli innocenti ingenui che hanno creduto che le amministrazioni sapessero fare il loro lavoro, se la prendono nei denti i bambini morti, gli anziani che non riescono ad aggrapparsi ai pali della luce e scivolano deboli e lenti nel fango arrembante, se la prendono nei denti le famiglie che vedono andarsene in un fiome di melma i loro ricordi, le loro fotografie, le suppellettili, i vestiti e gli elettrodomestici, le banconote
per-fino la vita

insieme ai cadaveri emergono dall’acqua gli spettri degli errori commessi, le conseguenze tragiche dell’avidità umana, dell’ignoranza e dell’indifferenza – ma sicuramente i nostri politici e gli imprenditori faranno finta di non vederli e continueranno a pensare ai loro profitti, ad affermare che in italia i ristoranti sono pieni e tutto va bene

[gli altri italiani, nel frattempo, pensano al costume di halloween o alla partita di calcio …]

negli anni ho imparato a distaccarmente, a vivere lontana
—————–(e non è stato certo facile)
eppure la familiarità non decade
anche se dimentico il nome di qualche campo o confondo le scorciatoie

da queste foto sarà forse irriconoscibile, non importa

è stata una giornata speciale
non intendo usare superlativi – sono stanca di chi li usa indiscriminatamente
supelativi come una sequela di aperitivi e ninnoli fastidiosi
—————–nella vita l’unico supelativo reale è il dolore

+
il libro su mahler di ugo duse (1973), ormai fuori stampa – erano anni che lo cercavo
naturalmente alla toletta



(altro…)

giornate di tempo bizzarro e nuvole basse
è tornato il freddo – le montagne sono coperte di neve

la zia mi ha regalato un’ottima focaccia pasquale da inzuppare nel caffelatte

cianografie
nel frattempo mi sto dedicando a una nuova serie di lavori digitali
la memoria porta alla luce i pomeriggi trascorsi passando lucidi incerti attraverso la macchina per eliocopie,
stordita dagli effluvi di ammoniaca

erano situazioni effimere – segni senza inchiostro creati apposta per il tempo transitorio del cantiere
nel corso delle settimane osservavo i disegni sbiadire nella luce, tornare al tutto neutro della carta…

+
alla radio, un programma su gianni rodari – ancora ricordi, ma di bambina

0410-003
0410-005
0410-004
0410-002
0410-006
0410-007