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Ma ormai siamo alla fine.
Verso gli ultimi giorni di aprile 1945, in un drammatico incontro svoltosi a Campoformido tra Krassnoff e Vlasov, viene deciso di ritirare le truppe cosacche verso l’Austria, nel miraggio di una resistenza fra le montagne della Carinzia. E’ questa una decisione che prolungherà la guerra in Carnia e farà nuove vittime. Ricorderemo, fra i tanti, i caduti di Avasinis, il paese che contò sessantatrè vittime a pochi giorni dalla Liberazione; e i 22 civili uccisi ad Ovaro.
Ed ecco finalmente, dopo tanti sacrifici, lutti e dolori, la rinata libertà. Tra il 28 e il 29 aprile i cosacchi abbandonano Ampezzo. Fanno una sortita il 10 maggio, ma la sera stessa la popolazione è raccolta in chiesa per il solenne « Te Deum » di ringraziamento. Ogni casa è imbandierata. Le campane della valle suonano a festa. Il 2 maggio ancora un guizzo tremendo di odio e malvagità umana, nella battaglia di Chialina di Ovaro. Poi il 6, provenienti dal monte Rest, giungono i primi reparti alleati. Gli ultimi gruppi nemici si arrendono il 10 maggio.
La guerra è finita. Ma quanti sacrifici e quanti lutti!

(Angeli-Candotti: Carnia Libera. La repubblica partigiana del Friuli)

andrea

Mario Lizzero (Andrea), uno dei promotori e degli esponenti della Resistenza in Friuli, commissario politico della Divisione Garibaldi.

sono sempre di meno i partigiani che ci accompagnano nelle celebrazioni, ma anche per loro bisogna ricordare che libertà significa principalmente responsabilità e investimento personale

questa foto  ricorda ermenegildo della bianchina scomparso pochi giorni fa e su facebook l’avevo accompagnata con alcune parole:

un tempo che si stacca a zolle
il tempo che mi ha avvolta come una coperta quando ero giovane, ricordi di comunisti e partigiani, e la storia come la conoscevo, pur con le sue vesciche e i buchi neri
una storia che aveva più appigli, non una lastra liscia e muta ma una carta geografica del tempo dell’uomo

questi uomini non andavano in televisione e nemmeno in parlamento, ma hanno voluto e amato fortemente il loro paese, hanno odiato il fascismo con tale intensità e coerenza da assumersi fino in fondo la responsabilità dei propri sentimenti, mettendo in gioco la vita
oggi mi pare che non si possa più parlare di sentimenti facendo riferimento alle idee politiche, si tratta quasi sempre di interessi di natura concreta, per scegliere il governo che promette le leggi più conveninienti e non le più giuste