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a luglio dell’anno scorso mi esprimevo in merito alle modalità e le finalità del lavoro creativo e ripensandoci, credo che dovrei cercare di tener più presenti alcuni di tali principi / si tratta di una rieducazione delle nostre intelligenze all’invenzione non allineata e non sottomessa passivamente alle logiche di mercato ed ai formalismi innecessari che ne conseguono / i salotti sono stanchi e le gallerie sono conniventi: pertanto il lavoro culturale deve trovare altre strade, senza per questo dismettere la qualità in funzione di una superficiale divulgazione
soprattutto, dovrebbe essere condiviso e superare i confini adolescenziali e un po’ noiosi dell’ego (perchè è oramai fin troppo evidente come la condizione attuale dell’arte o di quel che ne ha preso il posto, faccia pensare a un limbo per eterni adolescenti …)

l’incitazione alla clandestinità si rende ogni giorno più necessaria

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ti ritrovo, mia puerile pseudodanza innaturale
ti chiudo in un cerchio: e ti interrompo, ti rompo

luciano berio – sequenza XI – eliot fisk chitarra
testo – edoardo sanguineti


la caducità dell’oggetto-mezzo, il suo consumarsi nell’uso, tendono ad alterare nuovamente la struttura della cosa, che si rivela sensibile al fattore tempo seppur in misura e con modalità differenti da quelle umane / bisognerebbe far crollare le barriere dell’ovvio, restituire l’oggetto alla sua sempre rinnovata complessità, ed ecco che dall’oggetto si passa all’opera, opera d’arte si intende, che non solo restituisce dell’oggetto la pura bellezza, ma a quanto pare trattiene di questi la verità, il suo essere oggetto, le sfumature del senso e le sue fragilità di fronte allo scorrere del tempo [e farsi anche evento storico?] / entra in gioco una definizione estetica che non si confronta più solamente con la bellezza in quanto tale / heidegger cita ad esempio le scarpe contadine di van gogh, traendone il titolo per l’intero saggio / l’arte come porsi in opera della verità, il sogno di cezanne, così faticosamente perseguito eppur irrealizzabile nella sua completezza

26 luglio 2007

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ho sviluppato un modo (forse banale) per meglio individuare la presenza di un valore intrinseco nelle cose: è chiedermi sempre quale sia la loro reale significanza, il loro stato di necessita’ – oltre l’oggi, l’adesso, oltre il mio debole perimetro
queste interrogazioni (apparentemente) semplici mi hanno fatta sentire molto spesso in imbarazzo di fronte alle scelte compiute – aiutandomi talvolta ad eliminare alcune dipendenze e parecchie zavorre formali
ma non sono ancora riuscita a renderle sufficientemente efficaci nel lavoro creativo,  anche se ci provo – ogni giorno
(difficile prendere distanza da ciò che è parte di me)

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scrivere (come disegnare) mi costa fatica
prima di rendere definitivo un disegno passano giorni, settimane, a volte mesi
anche se non spesso, capita di tornarci persino a distanza di anni
(per esempio in questi giorni, con i lavori alfabetici)

poi mi accorgo che nel frattempo qualcuno ha preso le mie stesse idee e le ha sviluppate meglio
:)

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a distanza di giorni è la parola “cosa” (le cose dell’incipit) a colpire di più la mia attenzione
contenitore di situazioni e riferimenti generico ed esteso – estensibile
applico la selezione personale quanto più spesso mi è possibile
anche se a volte mi dimentico, mi distraggo, tergiverso – soprattutto indulgo
allora si solleva una questione ancora diversa:
quanto di quello che scrivo e pubblico qui dentro mi corrisponde?
il blog è una piattaforma di verità personali o diventa un luogo di mistificazione e persino chimerico?
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questa doveva essere una lettera
fu scritta verso la metà di settembre e mai spedita
la postilla invece (+) è di oggi

parole 1 / derrida
parole 2 / heidegger

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01.08

pensare a una serie di disegni più specificamente legati all’uso delle parole, ai dizionari, alla responsabilità tutta politica di garantire la comprensione dei pensieri (e dunque la loro trasmissione) / l’ignoranza è un alibi, nella maggioranza dei casi – un rifugio sicuro, lontano dall’incertezza del dubbio che assale il saggio e non l’incosciente

smontare i precetti significa legittimarne la fragile sfaccettatura, l’assenza di sicurezze

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08-008

due tiny book sono in volo per raggiungere chicago
saranno esposti allo zine show organizzato da the post family in occasione di NEXT

grazie a ina weise per l’invito :)

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