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parole / rafael alberti

in stato di bozza:

alle primarie del centrosinistra vince giuliano pisapia staccando stefano boeri di circa 5 punti

le considerazioni che mi sento di fare corrispondono ad altrettanti dubbi e riguardano in primis l’attendibilità di questo genere di elezioni nell’individuare un plausibile candidato che ottenga altrettanto consenso in un contesto più allargato (comunali, regionali, nazionali)

c’è poi una questione legata alla comprensibilità del messaggio, là dove una comunicazione più semplice e diretta risulta rassicurante e produce maggior consenso / boeri sarebbe stato da svariati punti di vista il candidato più adatto ad affrontare la gestione di una città come milano, ma alla stregua di molti altri professionisti ed intellettuali non ha forse trovato un modo funzionale per rivolgersi ad un elettorato eterogeneo; inoltre non possiede certo un curriculum di stampo popolare (da cui emergano con evidenza la propensione alla solidarietà ed una concezione della società non piramidale)
ottimo interlocutore e moderatore all’interno di un contesto professionale e culturale di settore (come fu ad esempio quello di domus, pur con una serie di possibili contestazioni in merito alle scelte della sua linea editoriale) risulta forse un personaggio più ambiguo e scarsamente abbordabile per una platea variegata e con diversi toni di scolarizzazione e di percorso lavorativo

(altro…)

oggi il manifesto esce con un supplemento dedicato alla scuola ed ai tagli operati dalla riforma gelmini / un’ottima occasione per riflettere e fare il punto della situazione

per l’appunto mi chiedevo quanti cittadini e genitori abbiano deciso in questi mesi di fare qualcosa per salvaguardare la qualità del sistema scolastico / me lo chiedevo perché qui a udine sembra che gli unici a protestare sinora siano stati i docenti (tra l’altro non così tanti come si potrebbe auspicare) e una minima componente ata, con un sostegno risibile da parte di altri

e continuo a chiedermelo dove sono i genitori, perché se è vero che noi insegnanti siamo i diretti interessati dal punto di vista dei salari e dei posti di lavoro (io sono attualmente senza un incarico e difficilmente ne avrò uno quest’anno) è vero anche che sono i vostri figli a studiare ed a subire le conseguenze del peggioramento inflitto alla scuola

ma nessuno si muove

i genitori borbottano qualcosa mentre guardano il telegiornale e poi alle manifestazioni non li vedi, quando si tratta di metterci la faccia non li vedi, quando c’è da provare a strutturare qualche idea per cambiare le cose e migliorare la situazione non li vedi, quando si tratta di rendere politica la lotta e più tangibile la solidarietà non li vedi …

oppure li senti addurre giustificazioni del tipo: a me la politica non interessa od ancora la mia posizione politica è una faccenda privata, personale, io non scendo in piazza con i sindacati, eccetera

sarebbero queste le persone che hanno a cuore il destino delle nostre istituzioni?
o aspettano solo che il governo diminuisca le tasse rintanati nei loro salotti?

ripeto: dove sono i genitori?

ma certo, hanno impegni i genitori, devono badare ai figli, lavorare, pensare al futuro ed ai piaceri della famiglia / come se chi scrive e i colleghi in protesta non avessero affetti e impegni quotidiani, e non avessero diritto ugualmente a un futuro ed a una vita decente

ma occuparsi della scuola non è forse badare ai propri figli?

quante ore avreste potuto trascorrere in piazza oppure alle riunioni che trattano il destino della scuola anziché rimanere in casa a guardare un film o andare dalla parrucchiera? anche i vostri figli hanno diritto di sapere e vedere cosa succede, di attraversare lo stato delle cose, e se perdono la lezione di judo o un paio d’ore di video giochi per andare a trovare i loro insegnanti in piazza non cascherà certo il mondo!

del resto cosa possono imparare i ragazzi dell’impegno sociale da famigliari che se ne fregano diplomaticamente, che fanno finta di niente o che delegano? vorrei che rispondeste da soli, e chiudo ricordandovi che anche se perdete qualche pizza con gli amici e un cinemino per occuparvi di quello che sta succedendo beh … credo proprio che sarebbe solo ora!

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nota:
un insegnante è stato utilizzato in froma neutra e quindi senza accento con intenzione

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1.

la prima volta che ho ascoltato una frase del genere è stato qualche anno fa in una scuola media, durante un consiglio di classe con i genitori – un insegnante (donna – ndr) volle rassicurare un papà preoccupato dalle prime attenzioni del figlio per le ragazze con la battuta: meglio se gli piacciono le ragazze no? pensi se fosse gay!
allora sottolineai con poche parole e tono seccato l’inopportunità di quella battuta ed evitai di andare oltre / mi trovavo nell’entroterra pragmaticamente leghista dell’alto friuli e simili infelici esternazioni erano all’ordine del giorno

qualcuno stamattina su un giornale (il foglio?) suggerisce di cogliere il senso machista della sgradevole battuta del premier, anziché sottolinearne gli aspetti omofobi – si tratterebbe di una boutade, parole dette con leggerezza e quasi con innocenza (tra l’altro, ancora una volta è una donna a firmare l’articolo – e sono molte le donne che, contro ogni logica di genere ed ogni possibile idea di progresso ed emancipazione, amano e sostengono il nostro minuscolo presidente del consiglio)

la verità è che ci troviamo in un paese che tollera, non in un paese che rispetta
la chiesa ci ha insegnato la tolleranza senza riconoscere che in tale atteggiamento è implicita una componente di sopportazione, la sanzione di uno stato di inferiorità dell’omosessuale o più in generale del diverso

{ esempio: pochi giorni fa leggevo le parole di un amico non sospetto, che dopo aver involontariamente scritto sul suo blog qualcosa di particolarmente lusinghiero in merito a un altro uomo sentiva il bisogno immediato di sottolineare che tali parole non celavano alcuna forma di attrazione omo …fosse mai! }
ecco ancora una volta il pregiudizio che fa capolino, la paura di veder sminuito il proprio ruolo di maschio italiano, accompagnato dal sollievo di non esser parte di una categoria degna di una sottile forma di compassione più che di rispetto

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2.

dal nostro vocabolario è sparita l’indignazione, insieme alla capacità di discernere quali sono le cose di cui sorridere o ridere e godere e quelle che invece e purtroppo sottendono problemi più gravi – inoltre sparisce progressivamente la capacità di collocare i fatti in un contesto storico di maggior realismo, evitando il sensazionalismo vorace che impone un continuo refresh dello stupore, come affermava giustamente ieri in un’intervista, citando scurati, il direttore della stampa mario calabresi

in questi ultimi mesi sui giornali si susseguono senza sosta notizie trucide di cronaca mondana
sembra quasi che (anche all’opposizione) gli elettori ne abbiano bisogno, che godano nello scoperchiare aspetti sconvenienti della vita dei politici che contestano
la linea tra indignazione e malizioso godimento è sottile ma definita
(così come quella che separa il bisogno di informazione dal pettegolezzo)
personalmente non riesco ad ascoltare compiaciuta certe infamie (tristemente reali, presumo) nella speranza che provochino la caduta del governo in carica senza che l’elettorato abbia potuto o saputo nel frattempo conoslidare posizioni di reale opposizione politica
questo parterre di disgustose mondanità cela l’assenza di un dibattito politico costruttivo e serio e l’incapacità di dare forma e sostanza a programmi coerenti da entrambe le parti
soprattutto mi preoccupa che il discorso si mantenga solo e sempre su un piano televisivo, commerciale, deperibile – ormai le differenze tra un comune talk show e un incontro tra esponenti politici sono minime – questo autorizza gli spettatori ad utilizzare le stesse logiche e modalità per consolidare la propria opinione in merito a temi che dovrebbero assumere tutt’altro spessore
non è infatti pensabile che una gran percentuale di elettori sviluppi le proprie consapevolezze politiche utilizzando con superficialità gli stessi criteri che sono plausibili nell’assimilazione di contenuti secondari e spettacolari, quali appunto quelli che vengono ininterrottamente trasmessi da programmi televisivi e talk show
tutto questo ha a che fare con il progressivo svilimento culturale avviato da un benessere inconsapevolmente goduto a partire dal dopoguerra in qua, e come scriveva qualcuno molto lucidamente in un commento (qui), più che di cultura (quanto di mondano trascina con sé ormai questa parola?) forse dobbiamo ri-cominciare a parlare di lavoro culturale

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nota
e poi diciamocelo, anche qui sul blog ciò che riscuote maggiori consensi non è certo il materiale a sfondo socio-politico: piacciono e vengono divulgate le foto gradevoli, i disegni e qualche canzone, a volte una frase romantica uscitami per sbaglio e poco altro
sono davvero rare le eccezioni a questa fruizione di stampo edonista
il dibattito si svolge altrove – quando si svolge
forse dovrei chiudere perchè ho la nausea
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con parole semplici ho cercato di spiegare all’interno di una lettera il mio punto di vista (a partire da uno scambio via blog avvenuto tra salvatore d’agostino e ugo rosa) in merito al discorso politico italiano recente, spiegando perchè io non condivida un certo accanimento nei confronti di alcuni aspetti grotteschi e sensazionalistici che hanno assunto una rilevanza a parer mio eccessiva, in termini relativi, rispetto alle questioni fondative dello scenario italiano e del possibile futuro

salvatore d’agostino ne ha fatto un post su wilfing architettura


cosa ricavano le persone da questo snervante accanimento nei confronti dello stile bieco dei nostri politici e come possono riuscire a districarsi e trovare il margine impalpabile che divide l’estetica di quell’ambiente dalla sua inesistente morale? una buona parte del paese probabilmente pensa che il premier è un vincente proprio perché può circondarsi di donne belle e giovani e perché possiede una squadra di calcio: a loro non importa se tali piaceri vengono acquisiti solo ed esclusivamente tramite il denaro (spesso anche illecitamente guadagnato), perché parliamo di persone che tanto denaro non lo vedranno mai e che però ne rimangono inevitabilmente abbagliate

nessuna rivelazione piccante o squallida potrà scandalizzarli, perché tutto quel marciume si svolge all’ombra della ricchezza e del potere, e dunque il rumoreggiare dell’opposizione, martellante e monotono, non scalfisce minimamente l’immagine della divinità vincente

testo integrale  qui

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ieri giornata cgil
assemblea al palamostre con aula gremita
a guardar bene, poco prima dell’una la gran parte di loro si dilegua (eppure c’era ancora il rinfresco!)
si tratta forse di docenti che vengono alle assemblee solo per non stare a scuola (break sindacale) o per tener buona la coscienza?
fatto sta che nel pomeriggio, alla manifestazione con le vuvuzela, eravamo solo una ventina
perché quando si tratta di mettere il proprio tempo a disposizione di una lotta quasi tutti hanno da fare, trovano scuse, non rispondono al telefono / un’amica mi scrive dicendo che all’assemblea non è venuta perché aveva due riunioni a scuola: …ma questa cosa non riguarda forse la scuola: non è scuola la riforma in atto, non è scuola questo licenziamento in massa?
honsell ancora una volta presente, conferma il suo appoggio agli insegnanti in lotta e ribadisce il dissenso nei confronti delle posizioni governative – si percepisce la fragilità di un sindaco isolato che non intende rinnegare le sue convinzioni / parla con trasporto, del resto l’università la conosce bene (rettore per molti anni qui a udine) / oggi incontrerà i precari in sala ajace
già, i precari: non si vedono all’assemblea, latitano, forse hanno altri lavori, forse sono tornati a casa (molti sono del sud) – quello che mi diventa sempre più chiaro è che costruire un movimento di protesta circondati da tale indifferenza e assenteismo è davvero difficile
mentre ci spostiamo da una piazzetta all’altra per manifestare con una performance silenziosa, incontro a. per strada e la porto con noi – anche lei insegnante precaria – ormai ci vediamo poco, abbiamo studiato insieme architettura a venezia e condiviso molte esperienze, tanti amici cari in comune, cene feste e ricordi, e quando ci si ritrova quel substrato comune consente confidenza e tranquillità / beviamo qualcosa in piazzetta san giacomo prendendo il sole, per qualche ora sembra estate e la luce scotta ancora
oggi è nuovamente autunno…

dopo la sala ajace nel pomeriggio conto di visitare il museo della città fresco di inaugurazione, allestito da gae aulenti in palazzo cavazzini – … una città borghese non può che dotarsi di un museo borghese?
pregiudizi o certezze?
a ver

+
la FLC ha distribuito ai presenti un kit-volantino contenente una serie di indicazioni per gli insegnanti, regole concrete per attuare una protesta attiva all’interno delle scuole / il linguaggio del testo tradisce l’urgenza e la concitazione degli animi e senz’altro tali posizioni in altri tempi avrebbero potuto risultare discutibili e dannose, ma in questo momento non si delineano molte alternative possibili /
chi avesse idee o suggerimenti può farsi vivo

rose: nel brano di camus c’è proprio un antidoto alle tentazioni di edonismo / superficialità / alienazione nel rapporto col bello, no?

francesco: come dicevi ieri, individuare i luoghi che producono significato. nulla di così nuovissimo ma, l’ossimorico disincantanto coinvolgimento con cui lo dicevi ieri mi ha contagiato. tutto bene, a patto che non divenga stilema, accademia dell’insolito.

è proprio l’indifferenza nei confronti dell’innovazione superficiale ed edonista che ci salvera’
(incitazione:) siamo superiori rispetto alle tendenze modaiole ed alle proposte apparentemente accattivanti che ci piovono da tutte le parti!
(questa cosa in provincia è un osso duro, sempre vittime dell’insicurezza e della marginalità finiamo per darci la zappa sui piedi e coltivare frivole tendenze individuali anziché formarci una cultura solida che fornisca i dovuti anticorpi)
in effetti i rischi di banalizzazione ed estetizzazione () sono sempre in agguato e più che mai attuali / si dovrebbe partire dall’immissione del sé nel molteplice, e dalla dismissione degli individualismi borghesi – ricordare che ogni gesto è politico: anche se non direttamente va a condizionare la vita delle persone in un dato luogo
quello che sta cercando di fare la comunità provvisoria, ad esempio
il progetto si esprime nelle due parole comunitario e provvisorio: ciò che è di molti e non ha stilemi, appunto, che non fa in tempo a solidificarsi in una forma unica e viziata, che non è soggetto all’abitudine stanca, gesto collettivo che si mette in discussione e si evolve nel sovrapporsi di voci diverse

tessitura

oggi ho ricevuto una piccola mail da un amico che non sentivo da molto, radicalmente trasformato dalla vita di famiglia e dalla provincia padano-veneta /
è sufficiente svolgere il proprio lavoro con perizia e passione o il senso di responsabilità familiare e la routine provinciale finiscono inevitabilmente per renderci accondiscendenti e distratti?
questo mi chiedo stamattina, seduta da sola di fronte al computer con una tazza di caffè a lato ed alle spalle una casa da rimettere in ordine dopo l’inverno – quali sono gli anticorpi necessari per la preservazione collettiva (ed individuale) delle risorse, per la salvaguardia dell’attivismo culturale?

dotted

eppure
andando a rileggere debord mi accorgo di come già cinquant’anni fa avessimo le conoscenze necessarie per volerci opporre a questo sfacelo ma non le abbiamo prese in considerazione / i visionari sono stati confinati dentro a nicchie culturali che hanno impedito loro la contaminazione del mondo
oggi fulvio abbate afferma che questo è il sessantotto della destra / la sinistra nel frattempo continua a vivere nelle grotte affranta da un pesante senso di inferiorità e da insicurezze ataviche
aver paura di esporsi e lottare è una gran brutta cosa /
cercasi antidoto….