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I
dicevano che era estate, ma forse si trattava di una bugia.
durante le lunghe giornate di nuvole e piova lei spostava i mobili, accatastava carte e cartacce, beveva litri di tè, piegava e ripiegava vestiti troppo leggeri, si rifugiava malinconica sotto a un plaid. immaginava la piscina vuota, le vasche coperte dai teli, gli ombrelloni accatastati e zuppi.
quell’estate si era travestita da autunno ed il suo travestimento risultava decisamente credibile.
II
ci hanno proprio rubato l’estate pensava.
la città con i negozi chiusi per ferie immersa in un’atmosfera ottobrina era surreale, mortificava il buon umore. gli alberi pencolanti sotto l’acqua, i prati fradici, il cielo scuro e la temperatura che disinvogliava a scoprirsi ricordavano l’autunno troppo da vicino.
rimaneva a guardare fuori dalle finestre della stanza in penombra.
privata – come la povera gente, come i vecchi, come gli esercenti, come tutti quelli che in un modo o nell’altro avevano aspettato il caldo ed il sole carichi di un entusiasmo bambino
III
il corpo è stanco di tale solitudine nuvolosa*
* il corpo reputa che l’estate sia un premio di consolazione, quasi la pretende
così si ammala sotto le nuvole
è il suo modo di piangere.
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la cucina ordinata nella penombra
vestiti dell’avvento e vestiti da abitare il libro su benjamin è arrivato finalmente in automobile si è parlato di erbe di montagna: sclopìt, ladrìc di mont e urticiòns (i germogli del luppolo) / tutti buoni per far frittate, risotti, o per finire dentro a piccoli vasetti di vetro da regalare il tempo di una distrazione e gli alberi si sono gonfiati di fiori! ho ascoltato: Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser. |
I
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afferrare parole che s-corrono oltre il perimetro della casa
lanciare le proprie – superare i muri
creare sàrtie verbali – tese, praticabili
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piove