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da una lettera 

ho guardato bene le persone in manifestazione l’altro giorno, persone che hanno rinunciato a una giornata di stipendio per qualcosa che riguarda tutti quanti – erano quasi tutte facce molto serie, non si trattava di esaltati che giocano alla rivoluzione / erano persone semplici, donne adulte e persino alla soglia della pensione, pensionati, famiglie, pochissimi giovani (e questo mi dispiace) e naturalmente nessun professionista o persone del mondo della cultura / ho percepito un’aria di isolamento, quasi di abbandono, in queste persone che continuano a rivendicare il diritto alla civiltà senza che coloro che hanno strumenti e maggiore visibilità contribuiscano – gli intellettuali e soprattutto i professionisti sono sempre assenti, quelli che sanno bene come usare le parole per fare i soldi, per esempio (ma qui non c’è niente di materiale da guadagnare, non nell’immediato, almeno) / latitano coloro che hanno familiarità con gli strumenti di comunicazione, che potrebbero anche contribuire significativamente a svecchiare la lotta ed a strutturare progetti di resistenza  (e si sa quanto ce ne sarebbe bisogno)
penso questo, e ogni volta che lo penso provo un’autentica tristezza, a vedere queste persone in corteo così serie e generose, che non ricevono attenzione concreta da quella che si dice la società civile e più benestante / l’attenzione che diciamo di dedicare loro è una farsa, è un cosmetico, un’ornamento – ma in verità è del tutto inefficace e serve solo a placare la nostra insulsa coscienza