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(ci fu bisogno della tecnologia, della moltiplicazione parossistica, della divulgazione selvaggia e rifratta all’infinito, dell’apparente benessere per tutti che imitava da vicino la democrazia senza nemmeno sfiorarla)
così il delitto fu completo e perfetto
la persecuzione dello svuotamento, del pieno che coincide con il suo opposto, avvolse tiepida ed accessoriata gli uomini in terra e li cambiò per sempre, portandosi via la loro memoria e il loro coraggio
.
}
l’artista nel frattempo si era sostituito all’opera
appeso nei salotti e nelle gallerie più alla moda
}

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cleaned my feet of mud – followed the empty
zebra ride to the cirkus
past a painted cage – spoke to the paybox
glove which wrote on my tongue
pushed me down a slide to the arena
megaphonium fanfare

in his cloak of words strode the ringmaster
bid me join the parade . . .

 


la tv non puzza
il web non ha odore
e b non farnetica

di primo acchito potrebbe sembrare una delle tante stupidaggini bislacche a cui ci ha abituati nel tempo, l’affermazione ad opera del premier che i politici di sinistra non si lavano, uscita in calce a un discorso che mirava a dipingerli come ostacolatori di libertà e democrazia, ed invece non ho voglia di sorvolare, perché quell’affermazione così puntiforme e apparentemente fuori contesto riesce a toccare un nervo scoperto, un’idiosincrasia mai apertamente dichiarata inerente le abitudini di vita che soprattutto a partire dal dopoguerra ci hanno condotti verso un’esistenza senza odori (o quasi) ed a un meticoloso controllo che fa dell’igiene uno dei gangli fondamentali intorno a cui ruota la nostra quotidianità /
come afferma umberto eco nel suo ultimo libro (stralcio pubblicato ieri su repubblica) il nemico sempre puzza …, e l’odore sgradevole ha a che fare con la diversità, con la mancata accettazione dell’altro che è vagamente simile a noi ma che non coincide a sufficienza / è un’idea così vicina all’immagine del contagio, quasi che un odore potesse trasmetterci il germe della differenza e della miseria, come si trattasse di una malattia / tale aspetto è evidente nel momento in cui consideriamo la questione razziale e le discriminazioni che ne derivano, perché la pelle diversa dalla nostra ha spesso un odore che non ri-conosciamo e che mette alla prova il nostro ecosistema introducendo elementi destabilizzanti che accettiamo con fatica /
proprio per questa stessa ragione probabilmente, l’igiene meticolosa e un’esagerata cura del sé celano spesso l’incapacità di vivere con serenità e apertura la questione delle differenze, soprattutto in una società diventata esponenzialmente multietnica facendo del confronto con l’estraneo un elemento che non possiamo evitare o rimuovere del tutto / ecco che allora pulirsi profumarsi disinfettarsi rappresenta una forma di antidoto all’altro, un tentativo di rimuovere il germe sconosciuto che deriva dalla prossimità dello straniero, di ciò che non è familiare o che non conosciamo a sufficienza / quindi più o meno consapevolmente associamo l’idea di sporco a una distanza morale, a una scala di valore che ci vede al centro di un ecosistema culturale che consideriamo dominante, e questo tipo di associazione lavora a un livello che difficilmente possiamo controllare e percepire con il nostro lato più razionale /
la parola odore non è più associabile con naturalezza a uno dei tanti aspetti della nostra fisiologia, per esempio ad un’intensa attività fisica o alle caratteristiche dell’epidermide, ma richiama piuttosto la scarsa igiene, lo sporco recidivo e un’insufficiente cura della propria persona, che per un delirio autocentrico associamo istantaneamente a una carenza culturale / con sistematicià quasi compulsiva facciamo attenzione a rimuovere ogni memoria del corpo quale macchina imperfetta e ci impegnamo a perseguire una realtà asettica e impersonale che ci protegga dall’onere della differenza e della decadenza insita nelle cose di natura (manca l’accettazione dell’invecchiamento nella sua complessità), così come dall’assunzione della responsabilità di dialogare con lo straniero o con chi consideriamo erroneamente inferiore /
per queste ragioni (tra le altre) le parole del premier mi paiono particolarmente insidiose, perché associare la sinistra all’idea di sporco va a far leva su un tabù profondo e stabilizzato, conducendo l’elettore a reagire in maniera non del tutto consapevole a un fastidio di matrice culturale con cui si confronta quotidianamente a molti livelli diversi /
lo sporco è un tabù da cui b deve liberarsi e smarcarsi con urgenza (pensiamo solo alla questione dei rifiuti in campania ma anche alla dubbia moralità che macchia la sua carica istituzionale): tenta di farlo capovolgendo la questione e dissociandosi verbalmente da qualsiasi forma di coinvolgimento e compromissione in affari variamente sporchi, al contrario riversando sull’avversario politico le proprie macchie, in un abile gioco dialettico di specchiamento /
qualcuno però dovrebbe spiegare al nostro premier, esponente di punta di una società batteriologicamente pura, che certe sporcizie anche sfregando forte non vengono via, e che un’abbondanza di lavaggi e profumi non garantisce affatto la pulizia della coscienza e una purezza d’intenti /

cordiali saluti

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