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I
nel sogno il mostro indossava scarpe da donna con il mezzo tacco e la città poteva sembrare roma (o persino parigi) – una ville di soffitte, abbaini barocchi, e fantasmi
ma le sedie erano assommate ai bordi di una stretta strada di paese, come per una parata locale / giravo la testa e il mostro era lì, seduto alla mia sinistra a un paio di sedie da me, con le sue decolletèe in camoscio grigio che sbucavano dai pantaloni di flanella insieme a un frammento di caviglie pelose
la sua momentanea indifferenza mi turbava più della consueta voracità, ma avevo altro a cui pensare perchè nel frattempo spettri invisibili e capricciosi mettevano in moto vecchi macchinari e spostavano oggetti in qualche soffitta polverosa di roma (o di parigi)
II
intanto i ricordi bruciano come scottature fresche, sono cartoline bollenti che non posso toccare senza provare qualche più o meno marcata forma di sofferenza
muore havel, “finisce” la guerra usa in iraq
cosa comincia?
cosa comincio?
come togliere certi mostri dai miei sogni (e perchè sono lì)?
e come lo pago l’affitto di gennaio?
“a natale regala un sorriso” – dice la banca
(forse perchè conosce il mio estratto conto)
III
pensare con i segni è (sempre più) difficile
questa indole(nza) taciturna prevede piuttosto il vuoto di pagine grigie
e tagli sottili …
[merricristmas? / fanculo]
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remo bodei recensisce carlo donolo sul sole24ore / link
[…]
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GIANCARLO ILIPRANDIRIFIUTIAMO LA CIVILTÀ SE QUESTA È CIVILTÀ. QUESTA NELLA QUALE CI SIAMO TROVATI INSERITI O ADDIRITTURA INTEGRATI, COME VI ACCUSANO DI ESSERE; QUESTA CIVILTÀ DELLE ACQUE TORBIDE E DELL’ATMOSFERA FUMOGENA, DEL SESSO STAMPATO E DELLA SCUOLA IGNORANTE, DEL VERDE SMORTO E DELL’OGGETTO REGALO, DELLA FAME ENDEMICA E DEL RUMORE GLORIFICATO, DELLA VIOLENZA COME SOLUZIONE E DELLA TENEREZZA COME POVERTÀ. UN GRANDE RIFIUTO CHE SIA UNA GRANDE UTOPIA, OFFERTA COME UNICA SOLUZIONE MENTALE DALLA CARENZA DELLE SOLUZIONI OPERATIVE, UNO SFORZO DI IMMAGINAZIONE DOPO IL QUALE RIADAGIARCI, ESAUSTI, NELLE PIÙ CONCRETE COMMITTENZE DI LAVORO CHE CI RIPORTERANNO AL PRESUNTO BENESSERE. |
- cover
- ilio negri
«Tutti sappiamo- dice Danilo Dolci alle mamme di Partinico, nella prima pagina del suo nuovo libro – come è necessaria una scuola nuova. Le mamme, dapprima timide e disorientate, prendono via via coraggio a parlare, raramente interrotte da una domanda, dall’invito a precisare un concetto, da una sottolineatura. 6 luglio 1973 sempre sul blog di giuseppe casarrubea: danilo dolci visto da carlo levi |
a luglio dell’anno scorso mi esprimevo in merito alle modalità e le finalità del lavoro creativo e ripensandoci, credo che dovrei cercare di tener più presenti alcuni di tali principi / si tratta di una rieducazione delle nostre intelligenze all’invenzione non allineata e non sottomessa passivamente alle logiche di mercato ed ai formalismi innecessari che ne conseguono / i salotti sono stanchi e le gallerie sono conniventi: pertanto il lavoro culturale deve trovare altre strade, senza per questo dismettere la qualità in funzione di una superficiale divulgazione l’incitazione alla clandestinità si rende ogni giorno più necessaria |