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I
nel sogno il mostro indossava scarpe da donna con il mezzo tacco e la città poteva sembrare roma (o persino parigi) – una ville di soffitte, abbaini barocchi, e fantasmi

ma le sedie erano assommate ai bordi di una stretta strada di paese, come per una parata locale / giravo la testa e il mostro era lì, seduto alla mia sinistra a un paio di sedie da me, con le sue decolletèe in camoscio grigio che sbucavano dai  pantaloni di flanella insieme a un frammento di caviglie pelose

la sua momentanea indifferenza mi turbava più della consueta voracità, ma avevo altro a cui pensare perchè nel frattempo spettri invisibili e capricciosi mettevano in moto vecchi macchinari e spostavano oggetti in qualche soffitta polverosa di roma (o di parigi)

II
intanto i ricordi bruciano come scottature fresche, sono cartoline bollenti che non posso toccare senza provare qualche più o meno marcata forma di sofferenza

muore havel, “finisce” la guerra usa in iraq
cosa comincia?
cosa comincio?
come togliere certi mostri dai miei sogni (e perchè sono lì)?

e come lo pago l’affitto di gennaio?
“a natale regala un sorriso” – dice la banca
(forse perchè conosce il mio estratto conto)

III
pensare con i segni è (sempre più) difficile
questa indole(nza) taciturna prevede piuttosto il vuoto di pagine grigie
e tagli sottili …

[merricristmas? / fanculo]

.




remo bodei recensisce carlo donolo sul sole24ore / link

[…]
Tra gli ostacoli al risanamento della situazione italiana, viene segnalata la presenza di «soggetti incapacitati», vale a dire privi di quelle capabilities, indicate da Amartya Sen, che consistono, in questo caso, nell’apprendere a procurarsi un numero maggiore di alternative mediante l’accrescimento delle conoscenze, delle informazioni e del saper fare.
Il cambiamento dovrebbe incanalarsi in «spazi del possibile» grazie alla formazione di una cittadinanza attiva e all’entrata a pieno titolo dell’Italia nella contemporaneità: «La mossa strategica è quella di puntare su una rapida e concentrata transizione verso una “società della conoscenza”, fondata su grandi investimenti in innovazione scientifica e tecnologica, sulla diffusione dei saperi e delle competenze tecniche, ma anche dell’informazione per le scelte collettive e, in generale, sulla crescita molto marcata dei livelli di scolarizzazione della popolazione».
Questa società della conoscenza non può esistere senza un’ampia piattaforma sociale di «diffuse e solide capacitazioni di massa», senza agganciarsi alla parallela transizione ecologica (mettendo in questione l’uso delle fonti energetiche, delle materie prime e del territorio e vagliando la sostenibilità dei processi di trasformazione) e senza la netta presa di coscienza del fatto che «la democrazia del futuro sarà certamente molto diversa da quella attuale: più telematica, più partecipata e deliberativa, con un ruolo molto più grande per i saperi, le competenze e le conoscenze nelle politiche».
Se i nostri concittadini riusciranno ad aggregare quelle forze disperse e latenti che esistono nella società e nello Stato (un patrimonio “sperduto” di intelligenze, di competenze e di energie morali), l’Italia potrà tenere il passo, nel contesto globale, con i Paesi più avanzati e non scivolare sulla china di un declino annunciato.
[…]

 

 

GIANCARLO ILIPRANDI

RIFIUTIAMO LA CIVILTÀ SE QUESTA È CIVILTÀ. QUESTA NELLA QUALE CI SIAMO TROVATI INSERITI O ADDIRITTURA INTEGRATI, COME VI ACCUSANO DI ESSERE; QUESTA CIVILTÀ DELLE ACQUE TORBIDE E DELL’ATMOSFERA FUMOGENA, DEL SESSO STAMPATO E DELLA SCUOLA IGNORANTE, DEL VERDE SMORTO E DELL’OGGETTO REGALO, DELLA FAME ENDEMICA E DEL RUMORE GLORIFICATO, DELLA VIOLENZA COME SOLUZIONE E DELLA TENEREZZA COME POVERTÀ. UN GRANDE RIFIUTO CHE SIA UNA GRANDE UTOPIA, OFFERTA COME UNICA SOLUZIONE MENTALE DALLA CARENZA DELLE SOLUZIONI OPERATIVE, UNO SFORZO DI IMMAGINAZIONE DOPO IL QUALE RIADAGIARCI, ESAUSTI, NELLE PIÙ CONCRETE COMMITTENZE DI LAVORO CHE CI RIPORTERANNO AL PRESUNTO BENESSERE.


  1. cover
  2. ilio negri
 

«Tutti sappiamo- dice Danilo Dolci alle mamme di Partinico, nella prima pagina del suo nuovo libro – come è necessaria una scuola nuova.
Si potrebbe far crescere con le idee della gente, o senza le idee della gente. Siamo qui per domandarci quali sarebbero i consigli per questa scuola, come sognate una scuola per i bambini vostri, come la vorreste… ».

Le mamme, dapprima timide e disorientate, prendono via via coraggio a parlare, raramente interrotte da una domanda, dall’invito a precisare un concetto, da una sottolineatura.
Il Socrate che coordina il dialogo, lo pungola, lo alimenta discretamente di stimoli, non è il furbo stratega che guida i suoi Fedoni e Fedri e Critoni per una strada nota a lui solo, perché arrivino dove vuole lui: ha in mente una meta, la creazione di un nuovo centro educativo, ma non vuole precisarla senza il contributo «della gente»; ha esperienza e cultura, la sa ripartire alla pari con l’interlcutore più semplice, primo perché rispetta la sua esperienza e la cultura (magari analfabeta) di cui lo sa portatore, secondo perché pensa che la nuova istituzione avrà fondamenta più profonde se crescerà « con la gente » e farà crescere tutti coloro che ci lavoreranno.

6 luglio 1973
gianni rodari recensisce il libro di danilo dolci “chissà se i pesci piangono”
[continua qui]

sempre sul blog di giuseppe casarrubea: danilo dolci visto da carlo levi

a luglio dell’anno scorso mi esprimevo in merito alle modalità e le finalità del lavoro creativo e ripensandoci, credo che dovrei cercare di tener più presenti alcuni di tali principi / si tratta di una rieducazione delle nostre intelligenze all’invenzione non allineata e non sottomessa passivamente alle logiche di mercato ed ai formalismi innecessari che ne conseguono / i salotti sono stanchi e le gallerie sono conniventi: pertanto il lavoro culturale deve trovare altre strade, senza per questo dismettere la qualità in funzione di una superficiale divulgazione
soprattutto, dovrebbe essere condiviso e superare i confini adolescenziali e un po’ noiosi dell’ego (perchè è oramai fin troppo evidente come la condizione attuale dell’arte o di quel che ne ha preso il posto, faccia pensare a un limbo per eterni adolescenti …)

l’incitazione alla clandestinità si rende ogni giorno più necessaria