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I

gli altri tre erano maschi, tutti serbi
io sono stata la prima

mentre aspettiamo sotto i tigli, i tre fumano un po’ incurvati di sonno nella luce scarsa del viale

II

guido silenziosa e concentrata, attraverso strade di periferia sorvolate da un cielo cupo di pioggia che non vuole piovere, e poi di nuovo verso il centro
– semafori, pedoni, ciclisti, sorpassi –

è un saggio di danza, lasciando andare la macchina dolcemente lungo curve deserte e dentro minuscole rotonde spuntate forse nella notte da un giornale a fumetti, con una dimensione che immagino solo cinesi o pigmei possano capire davvero

III

quando mi mettono in mano il pezzetto di plastica rosa mi sembra quasi uno scherzo, proprio come il tempo autunnale così fuori luogo e le esercitazioni di maniera, prudentemente svolte su terreni sicuri senza troppo traffico

 

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la città spoglia d’agosto che si affaccia e spopola le strade ha i suoi vantaggi
nel frattempo, i vestiti si sciolgono in colore a tempo di mahler