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Come Dio vuole, una pausa nella sfilata, e ci muoviamo. Arriviamo in un bel campo di grano dietro una cascina, davanti alla quale passa la strada, di nuovo ingombra d’interminabili carriaggi. Sarebbe l’ultimo ostacolo, ma sembra invalicabile. Non c’è piú una sosta nella sfilata incessante, e anche tra battaglione e battaglione sentinelle perlustrano la strada.
Intanto cade la notte. Per il momento sulla strada non c’è nessuno, ma in distanza si sentono macchine, voci, stridere di carriaggi. Pure bisogna approfittare: o si passa adesso, o mai piú, di quest’oggi. Cauta marcia d’avvicinamento, scaglionati a distanza, gli occhi fissi nel buio a scrutare se il primo estrae il malaugurato fazzoletto bianco, segnale di pericolo in vista, poi il balzo finale. Salto del fossatello, via oltre la strada di corsa: è fatta! Siamo a casa.
Un’altra cascina: ci aprono, esterrefatti di vedere dei partigiani alle spalle, anzi, frammisti alle ultime colonne della ritirata tedesca. Ci dànno da bere, ci mettono sulla strada, e mezz’ora dopo i compagni del posto di blocco di Lucento ci festeggiano con la piú calda e fraterna accoglienza. Ci buttiamo sui giornali. Ci siamo, è finita: il fascismo è morto, il nazismo è morto, lo scopo di quindici anni di lotta, d’ostinazione e di sacrificio è raggiunto. Torino libera e illuminata ci attende.

4 maggio I945.

MASSIMO MILA – scritti civili

Ma ormai siamo alla fine.
Verso gli ultimi giorni di aprile 1945, in un drammatico incontro svoltosi a Campoformido tra Krassnoff e Vlasov, viene deciso di ritirare le truppe cosacche verso l’Austria, nel miraggio di una resistenza fra le montagne della Carinzia. E’ questa una decisione che prolungherà la guerra in Carnia e farà nuove vittime. Ricorderemo, fra i tanti, i caduti di Avasinis, il paese che contò sessantatrè vittime a pochi giorni dalla Liberazione; e i 22 civili uccisi ad Ovaro.
Ed ecco finalmente, dopo tanti sacrifici, lutti e dolori, la rinata libertà. Tra il 28 e il 29 aprile i cosacchi abbandonano Ampezzo. Fanno una sortita il 10 maggio, ma la sera stessa la popolazione è raccolta in chiesa per il solenne « Te Deum » di ringraziamento. Ogni casa è imbandierata. Le campane della valle suonano a festa. Il 2 maggio ancora un guizzo tremendo di odio e malvagità umana, nella battaglia di Chialina di Ovaro. Poi il 6, provenienti dal monte Rest, giungono i primi reparti alleati. Gli ultimi gruppi nemici si arrendono il 10 maggio.
La guerra è finita. Ma quanti sacrifici e quanti lutti!

(Angeli-Candotti: Carnia Libera. La repubblica partigiana del Friuli)

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Mario Lizzero (Andrea), uno dei promotori e degli esponenti della Resistenza in Friuli, commissario politico della Divisione Garibaldi.