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c’erano altre foto sulla card, oltre a quelle della manifestazione di oggi
c’erano la nostalgia, la luce scarsa di un mattino uggioso, il grande buco di un caro amico recentemente scomparso

recentemente dura tanto tempo
la protesta invece, si è indebolita subito, con lo scendere del sole dietro i palazzi

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dire che non siamo danilo dolci e non siamo gandhi è solo un alibi per la non partecipazione a un processo di cambiamento comune e collettivo che il più delle volte non porta guadagni immediati in termini estetici, e che non è connesso con forme di creatività irregimentata (sempre basate su un margine più o meno consistente di edonismo: anche le nostre università traboccano di edonismo a molti livelli)

l’azione di denuncia individuale nel quartiere o nel paese, per quanto importante, non basta – quella a mio parere rappresenta la normalità, o dovrebbe essere così

c’è bisogno urgente di innescare processi pacifici di costruzione condivisa e di coinvolgimento, di offerta alla comunità della propria cultura e degli strumenti acquisiti / c’è bisogno di realizzare reti trans-locali, di individuare metodologie esportabili / c’è bisogno di metterci la faccia, di esporsi politicamente e di dismettere i panni mondani per indossare ruoli sociali

adriano olivetti, non steve jobs