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26112015 [ sera ]
chi c’è in quell’ambulanza che sfiora ululando la corriera e infilza l’ospedale?
chi c’è nell’ombra che non vedo, e chi dietro le mie spalle?
chi procede dentro i cappotti? chi parla oltre il vetro?
e chi ha smesso a mia insaputa, di pronunciare per sempre nomi che non conosco?

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28112015 [ mattina ]
paesaggi capovolti allagano il durante
separano spaziosamente prima e dopo
il prima del dopo dal quando e dal sempre

le fonti di luce non sono certe
nemmeno lei – diventata altra

riflessa sul vetro sporco
senza riconoscersi – osserva
tremolare il paesaggio –
lo vede cadere, capovolgersi – ansimare fuori fuoco
come un pomeriggio che si perde in sé stesso
e rantola fino a sera

di notte – chiude gli occhi finally – senza schermi

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E del guardare genti che muovono i corpi
dentro anonimi autobus e anonime corriere
Del guardare i loro volti, i loro modi, le loro ciglia
Del guardare le voci, gli ombrelli
e le borse,
le scarpe, le infelicità inesauste
Di questo guardare quasi inutile
si nutre, senza saziarsi e senza commentare

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mette le mani e si sente perduta –

da un tempo in cui le foto erano vive
arriva fino a lei
il vento ineluttabile del niente

che cosa rende viaggio un viaggio?
quanti metri devo percorrere per poter dire di aver davvero viaggiato? quanti passi fanno un viaggio? è viaggio il mio dal bagno alla cucina, da casa all’ufficio postale, da qui a lì, oppure come minimo fino laggiù?
è viaggio se vado a piedi, oppure servono un treno, un’automobile, una nave, per fare un viaggio? servono le ruote, le autostrade, i ponti, i deserti attraversati a dorso di cammello?
e quante ore devono trascorrere tra la partenza e l’arrivo? quanto: un minuto, un’ora, molte ore? dev’essere lungo abbastanza da poter leggere almeno dieci pagine di un libro, bastano cinque, oppure un giornale intero?
è viaggio quello di un quaderno dentro la borsa per tutto il giorno, attraversando stanze, autobus negozi e giardini? gli oggetti viaggiano?
quante facce si devono vedere per poter definire viaggio un certo percorso? quanti sguardi dovrò incrociare per poter affermare di aver viaggiato? quante storie dovrò intersecare, scorgere, o solo sfiorare?
quante case, o ponti, quanti alberi devo contare, quante biciclette, quanti motorini?
e quanti morti?

è viaggio perché sono curiosa
anche se dura poco, anche se è solo dal tavolo alla finestra per guardare fuori e cogliere i viaggi di altri e le loro storie
è viaggio perché ti cambia di posizione e vedi le cose da un altro angolo; perché consumi calorie, tempo, sguardo
perché ti metti il cappotto e perché alla fine lo togli

è viaggio perché sono sospesa tra un prima e un dopo, perché galleggio e perché imparo
è viaggio: quando arrivo non sono più uguale a quando ero partita

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