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la tv non puzza
il web non ha odore
e b non farnetica

di primo acchito potrebbe sembrare una delle tante stupidaggini bislacche a cui ci ha abituati nel tempo, l’affermazione ad opera del premier che i politici di sinistra non si lavano, uscita in calce a un discorso che mirava a dipingerli come ostacolatori di libertà e democrazia, ed invece non ho voglia di sorvolare, perché quell’affermazione così puntiforme e apparentemente fuori contesto riesce a toccare un nervo scoperto, un’idiosincrasia mai apertamente dichiarata inerente le abitudini di vita che soprattutto a partire dal dopoguerra ci hanno condotti verso un’esistenza senza odori (o quasi) ed a un meticoloso controllo che fa dell’igiene uno dei gangli fondamentali intorno a cui ruota la nostra quotidianità /
come afferma umberto eco nel suo ultimo libro (stralcio pubblicato ieri su repubblica) il nemico sempre puzza …, e l’odore sgradevole ha a che fare con la diversità, con la mancata accettazione dell’altro che è vagamente simile a noi ma che non coincide a sufficienza / è un’idea così vicina all’immagine del contagio, quasi che un odore potesse trasmetterci il germe della differenza e della miseria, come si trattasse di una malattia / tale aspetto è evidente nel momento in cui consideriamo la questione razziale e le discriminazioni che ne derivano, perché la pelle diversa dalla nostra ha spesso un odore che non ri-conosciamo e che mette alla prova il nostro ecosistema introducendo elementi destabilizzanti che accettiamo con fatica /
proprio per questa stessa ragione probabilmente, l’igiene meticolosa e un’esagerata cura del sé celano spesso l’incapacità di vivere con serenità e apertura la questione delle differenze, soprattutto in una società diventata esponenzialmente multietnica facendo del confronto con l’estraneo un elemento che non possiamo evitare o rimuovere del tutto / ecco che allora pulirsi profumarsi disinfettarsi rappresenta una forma di antidoto all’altro, un tentativo di rimuovere il germe sconosciuto che deriva dalla prossimità dello straniero, di ciò che non è familiare o che non conosciamo a sufficienza / quindi più o meno consapevolmente associamo l’idea di sporco a una distanza morale, a una scala di valore che ci vede al centro di un ecosistema culturale che consideriamo dominante, e questo tipo di associazione lavora a un livello che difficilmente possiamo controllare e percepire con il nostro lato più razionale /
la parola odore non è più associabile con naturalezza a uno dei tanti aspetti della nostra fisiologia, per esempio ad un’intensa attività fisica o alle caratteristiche dell’epidermide, ma richiama piuttosto la scarsa igiene, lo sporco recidivo e un’insufficiente cura della propria persona, che per un delirio autocentrico associamo istantaneamente a una carenza culturale / con sistematicià quasi compulsiva facciamo attenzione a rimuovere ogni memoria del corpo quale macchina imperfetta e ci impegnamo a perseguire una realtà asettica e impersonale che ci protegga dall’onere della differenza e della decadenza insita nelle cose di natura (manca l’accettazione dell’invecchiamento nella sua complessità), così come dall’assunzione della responsabilità di dialogare con lo straniero o con chi consideriamo erroneamente inferiore /
per queste ragioni (tra le altre) le parole del premier mi paiono particolarmente insidiose, perché associare la sinistra all’idea di sporco va a far leva su un tabù profondo e stabilizzato, conducendo l’elettore a reagire in maniera non del tutto consapevole a un fastidio di matrice culturale con cui si confronta quotidianamente a molti livelli diversi /
lo sporco è un tabù da cui b deve liberarsi e smarcarsi con urgenza (pensiamo solo alla questione dei rifiuti in campania ma anche alla dubbia moralità che macchia la sua carica istituzionale): tenta di farlo capovolgendo la questione e dissociandosi verbalmente da qualsiasi forma di coinvolgimento e compromissione in affari variamente sporchi, al contrario riversando sull’avversario politico le proprie macchie, in un abile gioco dialettico di specchiamento /
qualcuno però dovrebbe spiegare al nostro premier, esponente di punta di una società batteriologicamente pura, che certe sporcizie anche sfregando forte non vengono via, e che un’abbondanza di lavaggi e profumi non garantisce affatto la pulizia della coscienza e una purezza d’intenti /

cordiali saluti

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qualcuno va a riesumare un mio vecchio post
ne recupero un frammento per il blog

20032008

[io] il mio corpo lo lascio invecchiare, lascio anche disimpari la sua lingua, le sue regole / non c’è palestra o chirurgia che tenga – semplicemente un silenzio disattento, un disamore dovuto all’assenza di comprensione / in questo modo mi tengo in disparte dall’essere – ricomincio ogni volta in maniera minuta, trasparente, marginale / non mi sconvolgono mai abbastanza i suoi cedimenti, quanto invece mi terrorizza la progressiva e recidivante perdita degli ormeggi sentimentali ed intellettuali /

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immagine: juliao sarmento

I made a small christmas tree with an hanging cage full of stars
beauty is never enough – (non pensare, non pensare!)




(altro…)

I
mentre facevo le pulizie una tazza scheggiata ha tagliato la pelle dell’anulare – è stato un gesto leggero,
mi era sembrato di non aver neppure sfiorato la porcellana, eppure dopo alcuni istanti il dito era già pieno di sangue

dal gesto immaginato è scaturita una perdita
un miraggio al contrario

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II
può esservi congiunzione nella diseguaglianza – nella vertigine di una grande distanza?

IIa
è il corpo (o il cibo) l’unico punto di contatto possibile?

  1. juliao sarmento / video still
  2. foto-collage 2005


08-071m
08-076
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penso che la mia sia una vita dai perimetri molto esigui
lo spazio tra il tavolo e la seduta
la piazza variopinta del tappeto…

eccomi ora, a nuotare nella tazza della colazione
( senza tuffi )

dotted

08-040
08-043

0 / epistolari
qualcuno cancellava sistematicamente tutte le mail che spedivo, per paura che le trovasse la fidanzata
altri le rileggevano fino a scorgerci dentro cose che non esistevano, desideri improbabili – riuscivano a vedermi nuda tra le maglie della punteggiatura
altri ancora non rispondevano e non rispondono, lasciando che le parole vadano a cadere in un buco nero

1 / un uomo
al telefono le scene si definiscono sommariamente, con poche frasi, spesso senza comunicare a sufficienza
dice che è andato fino in america  [ perchè là i dottori sono più bravi o perchè i ricchi fanno così?
magari sarà quello che prevedono le assicurazioni delle multinazionali
o forse tutti i telefilm che guardiamo ci convincono che questo non sia il paese migliore per curarsi ]
di notte mi sono chiesta chi lo avesse accompagnato, cosa succede a un uomo malato che sta divorziando e che ha trascorso la sua vita a lavorare troppo

2 / un amico
un messaggio senza accenti mi fa intuire quanto sia difficile adesso – l’ospedale e la barca ferma
fa ancora caldo, nonostante la notte di pioggia battente che infradiciava le tende di questa città senza canali

dotted

+ / esasperazioni
mi sono ferita leggermente un tallone per scattare le foto sulla roggia
un sasso accuminato, o forse un vetro – c’erano un cielo talmente scuro e un’atmosfera così cupa che ho provato una paura esagerata per quel dolore improvviso e sono tornata a casa di corsa – il sangue aveva chiazzato la pelle secca sotto al piede lasciando un leggero alone sul cuoio del sandalo
la ferita – quasi invisibile

occhi
07-020
07-024