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tolmezzo – festa della mela
Ma ormai siamo alla fine.
Verso gli ultimi giorni di aprile 1945, in un drammatico incontro svoltosi a Campoformido tra Krassnoff e Vlasov, viene deciso di ritirare le truppe cosacche verso l’Austria, nel miraggio di una resistenza fra le montagne della Carinzia. E’ questa una decisione che prolungherà la guerra in Carnia e farà nuove vittime. Ricorderemo, fra i tanti, i caduti di Avasinis, il paese che contò sessantatrè vittime a pochi giorni dalla Liberazione; e i 22 civili uccisi ad Ovaro.
Ed ecco finalmente, dopo tanti sacrifici, lutti e dolori, la rinata libertà. Tra il 28 e il 29 aprile i cosacchi abbandonano Ampezzo. Fanno una sortita il 10 maggio, ma la sera stessa la popolazione è raccolta in chiesa per il solenne « Te Deum » di ringraziamento. Ogni casa è imbandierata. Le campane della valle suonano a festa. Il 2 maggio ancora un guizzo tremendo di odio e malvagità umana, nella battaglia di Chialina di Ovaro. Poi il 6, provenienti dal monte Rest, giungono i primi reparti alleati. Gli ultimi gruppi nemici si arrendono il 10 maggio.
La guerra è finita. Ma quanti sacrifici e quanti lutti!
(Angeli-Candotti: Carnia Libera. La repubblica partigiana del Friuli)
nel primo pomeriggio
faceva caldo
il paese trasformato
voragini spazio temporali (e vuoti di memoria)
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giunse l’epoca delle frane
quando gli oggetti presero a cadere
le cadevano di mano, rovinavano a terra dagli scaffalli
piovevano persino dal soffitto – come apparizioni di materia
era il tempo di lasciar andare le cose
e forse di abbandonare l’idea di avere una casa
.
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< hai davvero bisogno di tenere insieme questi fili? >
domandi adesso che sei sulla soglia
ti guardano
consapevoli di essere gli unici
e che tutti gli altri ti derideranno
o che nemmeno ti vedranno
poichè sei sgraziata e inconclusa
e non porti scrittura
tantomeno rechi la vittoria sulle cose morte
————il paesaggio che hai costruito è inefficace
————il paesaggio che prende forma in te
————è patetico
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C’è un posto dove dicono sempre vieni qui bambino
Non c’è ragione che tu pianga
Qui il lupo non riesce mai a prendere il coniglio
I capelli d’oro non imbiancano mai di dolore
———————————–[ aldo braibanti ]
.
commovente l’odore tuo che ti àncora
inesorabilmente alla perdita dichiarata
ti anticipa come un messo
ed è lento – una traccia di polvere o di fumo
quella di certi mobili, dei quadri rimossi e delle stufe smantellate
termosifoni proiettano sui muri
strani sbuffi o pennacchi nerastri
dentro architetture tipicamente invernali
non erano le stanze dei bambini:
lui aveva osservato che l’odore proveniva
dall’ambulatorio dentistico
anni e anni di sigarette e disinfettante orale.
per te rappresentava solo l’odore del vecchio
dei tempi e del tuo tempo
di facce che molte non c’erano più
mentre altre scoloravano davanti alla tua di faccia
come in uno specchio
con il calendario sfalsato
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c’è stata la festa delle mele
domenica pomeriggio imprevedibilmente è uscito il sole e faceva caldo