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la soglia del nuovo anno è arrivata
per chi la vede, per chi la desidera, per chi la teme
il 2016 ci ha fatto discretamente penare a livello planetario. per quel che concerne il perimetro più personale, è stato un anno impegnativo, problematico, sorprendente e non sempre felice. così faticoso che non vorrei tornare indietro, non mi invoglia ripercorrerne le tappe.
gli amici si diradano, sono piante in via di estinzione
le città invece, si aprono e respirano come ventagli
le matite taciturne e avare di segni*
* eppure, ancora una volta sono riuscita a mettere insieme un calendario minimo, che raccoglie i pochi disegni di viaggio e li trasmette alle persone più vicine
ricordatevi di me, ogni tanto, la spilungona spettinata sempre in viaggio, sempre stanca e con la borsa pesante. sono quella del thermos pieno di tè, quella che scarabocchia durante le riunioni, quella che arriva sempre con il fiato corto e che si arrabbia parlando di politica.
non avrei saputo scegliere un’unica immagine rappresentativa di questi 12 mesi, ma so cosa mi sta a cuore e quello che vorrei chiedere al tempo futuro. e la canzone del passaggio l’ho scelta con cura, tratta da un disco che ascolto spesso in queste ultime settimane.
non è propriamente una canzone festiva, ma è bellissima
e casca a fagiolo
i miei migliori auguri
fogli bianchi da riempire a piacere – e con piacere
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