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GIANCARLO ILIPRANDIRIFIUTIAMO LA CIVILTÀ SE QUESTA È CIVILTÀ. QUESTA NELLA QUALE CI SIAMO TROVATI INSERITI O ADDIRITTURA INTEGRATI, COME VI ACCUSANO DI ESSERE; QUESTA CIVILTÀ DELLE ACQUE TORBIDE E DELL’ATMOSFERA FUMOGENA, DEL SESSO STAMPATO E DELLA SCUOLA IGNORANTE, DEL VERDE SMORTO E DELL’OGGETTO REGALO, DELLA FAME ENDEMICA E DEL RUMORE GLORIFICATO, DELLA VIOLENZA COME SOLUZIONE E DELLA TENEREZZA COME POVERTÀ. UN GRANDE RIFIUTO CHE SIA UNA GRANDE UTOPIA, OFFERTA COME UNICA SOLUZIONE MENTALE DALLA CARENZA DELLE SOLUZIONI OPERATIVE, UNO SFORZO DI IMMAGINAZIONE DOPO IL QUALE RIADAGIARCI, ESAUSTI, NELLE PIÙ CONCRETE COMMITTENZE DI LAVORO CHE CI RIPORTERANNO AL PRESUNTO BENESSERE. |
- cover
- ilio negri
«Tutti sappiamo- dice Danilo Dolci alle mamme di Partinico, nella prima pagina del suo nuovo libro – come è necessaria una scuola nuova. Le mamme, dapprima timide e disorientate, prendono via via coraggio a parlare, raramente interrotte da una domanda, dall’invito a precisare un concetto, da una sottolineatura. 6 luglio 1973 sempre sul blog di giuseppe casarrubea: danilo dolci visto da carlo levi |
a luglio dell’anno scorso mi esprimevo in merito alle modalità e le finalità del lavoro creativo e ripensandoci, credo che dovrei cercare di tener più presenti alcuni di tali principi / si tratta di una rieducazione delle nostre intelligenze all’invenzione non allineata e non sottomessa passivamente alle logiche di mercato ed ai formalismi innecessari che ne conseguono / i salotti sono stanchi e le gallerie sono conniventi: pertanto il lavoro culturale deve trovare altre strade, senza per questo dismettere la qualità in funzione di una superficiale divulgazione l’incitazione alla clandestinità si rende ogni giorno più necessaria |
da una lettera
ho guardato bene le persone in manifestazione l’altro giorno, persone che hanno rinunciato a una giornata di stipendio per qualcosa che riguarda tutti quanti – erano quasi tutte facce molto serie, non si trattava di esaltati che giocano alla rivoluzione / erano persone semplici, donne adulte e persino alla soglia della pensione, pensionati, famiglie, pochissimi giovani (e questo mi dispiace) e naturalmente nessun professionista o persone del mondo della cultura / ho percepito un’aria di isolamento, quasi di abbandono, in queste persone che continuano a rivendicare il diritto alla civiltà senza che coloro che hanno strumenti e maggiore visibilità contribuiscano – gli intellettuali e soprattutto i professionisti sono sempre assenti, quelli che sanno bene come usare le parole per fare i soldi, per esempio (ma qui non c’è niente di materiale da guadagnare, non nell’immediato, almeno) / latitano coloro che hanno familiarità con gli strumenti di comunicazione, che potrebbero anche contribuire significativamente a svecchiare la lotta ed a strutturare progetti di resistenza (e si sa quanto ce ne sarebbe bisogno)
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ogni qual volta incrocio una donna che per qualche ragione suscita la mia insofferenza o un certo fastidio per via di un particolare comportamento, un atteggiamento o un modo di presentarsi, tendo a rimproverare me stessa, dicendomi che dovrei essere più solidale e prendere maggiormente le difese di chi appartiene al mio stesso genere, così spesso maltrattato e strumentalizzato oggi arrivando in stazione ho messo sommariamente a fuoco una macchia umana piuttosto ingombrante e vistosa, un contrasto spiazzante di bianco fluorescente e marron castagna / avvicinandomi ho potuto vedere che si trattava di una ragazza s-vestita di bianco, pantaloni molto aderenti e un reggiseno di maglina che coprivano succintamente (e scomodamente, visto che era tutta un contorcersi a tirare e sollevare lembi e fascie) un corpo color cuoio, iper-abbronzato e costellato di piercing / su tutto troneggiava come un vistoso ciuffo di panna montata, una capigliatura grossolanamente ossigenata mi sono ripetuta nuovamente: non essere troppo bacchettona, sii solidale con lei, e soprattutto: TOLLERANTE! osservare quella ragazza mi fa capire che ancor oggi tralasciamo di pensare a quello che ci piace per concentrarci su quello che piace ad altri, realizzando le aspettative maschili ben prima delle nostre / peggio ancora, molte di noi smarrirscono il proprio gusto personale dentro una pozza di condizionamenti di cui ancora non ci siamo liberate, pregiudizi che continuano a imporci più o meno evidenti e grotteschi travestimenti, senza permetterci l’autentica libertà di tra-vestirci come di svestirci cosa posso fare per cambiare la situazione? qual è il giusto atteggiamento di una donna nei confronti di un’altra donna che forse possiede meno anticorpi e si adegua inconsapevole a un mondo costruito intorno al desiderio maschile? sono stanca, voglio rendere il mio corpo sottile e trasparente, voglio essere tutta occhi e intelligenza, cristallizzarmi in forma di un’idea; dalla mia immaterialità comincia una forma di riscatto della mia persona, della mia fragile vita tra uomini arroganti, osservando a distanza donne di cui non riesco a prendere le difese . |
il giorno che raggiungemmo il quorum i giardini del paese erano pieni di gigli in fiore gli oggetti passavano di mano in mano, trasportando i gesti come appiccicati
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