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il tempo prosegue nell’incertezza di un corpo che risponde con fatica, approfittando poco del presente e dei suoi splendori nascosti dietro ogni angolo dell’incredibile città che ha il privilegio di abitare
si accorge di non aver enunciato, di non aver sancito il passaggio in modo chiaro, di non aver pubblicamente esultato o declamato. ma come scritto sopra sono mesi affaticati, e il fiato sempre corto, scarso e bruciante, costringe a un razionamento continuo delle energie rimaste
ha fotografato per frammenti, di corsa, si è sporta dai finestrini e dai davanzali, per cogliere malamente aspetti di un panorama incantato più che incantevole. ha finto di stare in piedi perfettamente quando in realtà barcollava, potendo contare sulla disattenzione generale e non tanto sulle sue doti recitative.
così, degli ultimi mesi, può raccontare solo il caldo agli occhi e le nostalgie, il senso di ansia per un orologio sempre in corsa mentre osserva un perenne fermo immagine esistenziale. come scriveva a fine estate tra i disegni, camminare con la sabbia fino alle ginocchia…
attraversando un mondo cui non sa se potrà mai appartenere davvero
la soglia del nuovo anno è arrivata
per chi la vede, per chi la desidera, per chi la teme
il 2016 ci ha fatto discretamente penare a livello planetario. per quel che concerne il perimetro più personale, è stato un anno impegnativo, problematico, sorprendente e non sempre felice. così faticoso che non vorrei tornare indietro, non mi invoglia ripercorrerne le tappe.
gli amici si diradano, sono piante in via di estinzione
le città invece, si aprono e respirano come ventagli
le matite taciturne e avare di segni*
* eppure, ancora una volta sono riuscita a mettere insieme un calendario minimo, che raccoglie i pochi disegni di viaggio e li trasmette alle persone più vicine
ricordatevi di me, ogni tanto, la spilungona spettinata sempre in viaggio, sempre stanca e con la borsa pesante. sono quella del thermos pieno di tè, quella che scarabocchia durante le riunioni, quella che arriva sempre con il fiato corto e che si arrabbia parlando di politica.
non avrei saputo scegliere un’unica immagine rappresentativa di questi 12 mesi, ma so cosa mi sta a cuore e quello che vorrei chiedere al tempo futuro. e la canzone del passaggio l’ho scelta con cura, tratta da un disco che ascolto spesso in queste ultime settimane.
non è propriamente una canzone festiva, ma è bellissima
e casca a fagiolo
i miei migliori auguri
fogli bianchi da riempire a piacere – e con piacere
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