I
mentre cammino – in strada lo stesso profumo che usciva dalla cucina della casa paterna (non lo stesso, in effetti, ma uguale)
profumo di sughi consistenti e di spolert – pane lasciato ad abbrustolire nel cassetto laterale della stufa insieme alla teglia rotonda di stagno con le pere che caramellavano

la parola quasi sempre è nostalgia
ed in effetti mi trovo a ricordare, ricordare, incessantemente – vivo immersa nel pensiero di quello che non c’è più, le cose perdute, sperimentando uno struggimento che a tratti diventa particolarmente acuto, quasi un dolore

II
un mondo invaso dalle badanti
come facevamo prima?
probabilmente ci prendevamo cura personalmente dei nostri anziani, senza alleggerire il carico

mia madre nel sogno partiva per andare ad assistere una zia malata – non ce la può fare, pensavo, lei già cosi avanti con gli anni, a prendersi cura di un’altra vecchia
ognuno dei miei sogni sembra essere un modo per andare incontro al destino dei commiati, un modo per avvertirmi, un training sfaccettato e metaforico del congedo – dei congedi

 

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percepisce nitidamente l’indole borghese di certe colleghe, quella particolare abilità nel combinare borse e scarpe che niente ha a che vedere con i patetici pendant da pochi soldi delle signorine di scarsa cultura, e tantomeno con il decoro sobrio di certe donne d’altri tempi che in modo quasi religioso assimilano la concordanza dei toni nell’abbigliamento a una forma di educazione di sottofondo, a un senso della dignità estetica impossibile da sradicare
invece, queste donne costosamente agghindate, capaci di combinare sapientemente il loro guardaroba in quanto parte di un rito mondano che compete al proprio ceto sociale, sicure ed eleganti con le loro grandi borse di marca (in verità non è solo prada a fare la differenza, il birkenstock può essere perfino più subdolo), le provocano una particolare forma di distante soggezione, una mestizia opaca – ed è impossibile per lei trovandosele di fronte abbandonarsi con disinvoltura al suo modo di essere approssimativo, percepire con agio i propri abbinamenti di oggetti e di pensieri, che contengono sempre qualche irrimediabile stonatura

l’inappartenenza è una delle questioni irrisolte, e quando si confronta con certe figure così definite socialmente, talmente riuscite nel distillare gli aspetti formali della loro essenza borghese, non può fare a meno di andare con la mente a tutte quelle figure che invece incontra quotidianamente sugli autobus o per le strade, la gente comune, le persone che potrebbe definire normali e che indossano e praticano una banalità senza pretese ma di cui spesso riesce a percepire nitidamente aspetti personali che le toccano il cuore

si sente sollevata ed estranea ad entrambe queste ragioni, capisce di trovarsi perennemente in bilico tra due sfere distinte e contrapposte, che trasportano diverse forme di brillantezza, a volte discutibili, altre misteriosamente emozionanti e complesse
ma quando prende la moleskine per scrivere o tracciare qualche segno, non è mai guardando alle signore inappuntabili e disinvolte dei ceti medio alti che trova un’ispirazione od uno spunto, e nemmeno alla capacità di certune di travestire la loro classe sociale facendola sembrare sinistramente alternativa – al massimo si incapriccia per qualche minuto di un cappotto o di un paio di pantaloni, che del resto non potrà mai permettersi, se non trovandoli per caso sul banco della roba usata, proprio come i protagonisti del romanzo di perec, pur senza uguali ambizioni di riscatto

pensa che l’abbigliamento rappresenti un codice significativo, un elemento di scrittura, un’indizio permanente di altri aspetti più incisivi della cultura, della personalità, e del ruolo sociale che ciascuno di noi riveste nel mondo – l’abbigliamento esprime e parla della nostra realtà indipendentemente dal fatto che siamo noi a sceglierlo o che sia una conseguenza involontaria delle circostanze od una necessità

… anche la nudità può rappresentare una forma di abbigliamento, si domanda? – capita mai di indossare il corpo come fosse una veste, qualcosa di cui potremmo o vorremmo spogliarci? e dove si collocano i tatuaggi? tra i gioielli od invece tra i capi di vestiario inamovibili della nostra pelle?

poi torna alla tazza del tè ormai quasi freddo

 

[sequenza di foto scattata a venezia nel 2002]

little darling, it’s been a long cold lonely winter
little darling, it feels like years since it’s been here
here comes the sun
here comes the sun, and I say
it’s all right

 

esauste le ore
particolarmente vivide le giornate di una stagione che esordisce con splendore

(mai sufficiente a far cambiare gli uomini)

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spense la musica e si mise in ascolto. pensò a com’era strano guardare la realtà che ci circonda come se essa fosse a portata di mano e pensò che niente è a portata di mano, soprattutto quello che vedi, e che a volte ciò che è accanto è più lontano di quello che pensi.
[…]

1943-2012

ottima scusa per non parlare
la montagna è un luogo dove le cuffiette mp3 non sono necessarie
ascolto il suono dei miei passi, del bosco e del vento

[ 14 novembre 1996 – mentre festeggiavo il compleanno in un luogo molto lontano, da qualche parte ai confini del guatemala verso il messico, lavorando a un progetto di sicurezza alimentare finanziato dalle nazioni unite, in via cascina il fango scivolato dalla montagna entrava nelle case facendo temere il peggio  ]

 

 





I
non voglio essere originale
la mia è un’eccentricità pesante come un cappotto bagnato
spesso inelegante

II
l’esistenza è piena di coincidenze che non sono tali
che assumono una mascheratura di eccezionalità provocata unicamente dal nostro ego inesperto

III
desiderio così intenso di possedere certi libri che potrei perfino rubarli!

IV
ieri
passeggiata in prà castello
soundtrack della mattina: syd barrett
way-back soundtrack: kahil el’zabar’s the ritual

 

alcune foto della carnia nei prossimi giorni (forse)
per ora questo bosco in fiamme
e due ranuncoli 

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01. continuo a leggere benjamin – in autobus, in corriera
02. a casa preparo le lezioni, cerco tutorial o sistemo codici html
03. quando mi è possibile vettorializzo un poco per me medesima
04. in genere mi trovate su facebook, a scambiare due parole tra un tutorial e una doccia
05.
06.
07. oggi vado in carnia – magari ci scappa una passeggiata in prà castello
08.
08.             (le foto – scattate ieri a pasian di prato)
09.             (soundtrack demistificante: tago mago)