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i diari di kafka sempre nella borsa (anche a fare la spesa)

rivolgere la propria attenzione più in alto, oltre la propria misura individuale, sembra essere un’impresa che supera di molto le mie forze attuali / ogni pensiero cesella una qualche frivola minuzia personale, oppure si arrovella nella formulazione nostalgica di scenari impossibili, crogiolandosi nel dolore singolare della distanza e della perdita
non si tratta di immaginazione
non sono nemmeno scenografie, solo riproduzioni indefesse dell’impossibile

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alla fine – alla fine era un virus
ora il computer è tornato (quasi) a posto
una specie di ristrutturazione

(400 pixel potrebbe essere la misura ottimale)

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I

scrivere in terza persona conferiva un’aura romanzata al racconto e rappresentava una degenerazione narcisa, una debolezza che non la portava oltre e che anzi la infangava ancor più nei suoi vizi personali

II

il computer si era rotto
al pensiero di questo guaio non provava l’apprensione di un tempo e rimaneva passiva, seduta di fronte al vecchio portatile in balìa di una misera stecca di ram ormai fuori produzione – la macchina vetusta ignorava la parola gigabyte, era provvista dei requisiti minimi di sopravvivenza e le consentiva di rimanere in contatto con il mondo quel tanto che bastava, scaricare i messaggi e leggere i commenti recenti sulle sue pagine

pensava ai file, alle parole ed ai lavori digitali, alle musiche – i materiali del suo quotidiano abbandonati a se stessi su un disco attualmente inutilizzabile e che forse non avrebbe più ripreso a funzionare

III

aveva freddo e sonno e si sentiva sola
immaginava la città fuori come una steppa desolata immersa nel buio, dove si incrociavano solo poche vite, di tanto in tanto – sporadiche presenze con cui era possibile una minima interazione, un respiro vagamente condiviso
la maggior parte delle persone facevano per lei parte del paesaggio inanimato, anche se tale considerazione dell’esterno non implicava una scarsa considerazione delle loro qualità, solo una totale estraneità al suo mondo, una incompatibilità radicale con la sua visione esistenziale

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tempistica/
la scuola sottrae molto tempo al blog
in particolare, due ore di viaggio al giorno sono un’occasione per leggere e scrivere, ma succede anche che quando rientro a casa le cose da fare sono tante e il tempo a disposizione è assai meno di prima

buchi neri/
la domenica è scivolata pigra – colazione a letto – lettura, film e tv

sorprese/
ana mi ha spedito dal portogallo un grande pacco con tanti regali: due bellissime serigrafie a rilievo, un quaderno-calendario perpetuo di serrote (anni che sognavo…) e un incredibile catalogo di isidro ferrer con stampe in grande formato di tanti suoi lavori
che dire? il grazie più sincero non esprime che in minima parte la gioia di averlo ricevuto

libri/
nel fine settimana ho comperato e letto d’un fiato il piccolo libro di arminio da cui ho staccato il  lacerto sulla scrittura / come per una passeggiata tra i monti, difficile parlarne
(ma la fotografia del libro-capanna tra le coperte racconta l’intimità familiare che si è sprigionata leggendo)

casa dolce casa/
il mio comodino è davvero molto disordinato …
l’involontario connubio kafka + medicinali evoca malesseri di varia natura

meteorologia/
il tempo è andato cambiando nel frattempo /
per stasera è prevista neve e le temperature sono scese sotto zero

pomeriggio/
risonanza magnetica

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