il blog perde progressivamente il suo senso
nessuno si accorge dei silenzi prolungati allo stesso modo in cui la pubblicazione intensiva di materiali non procurerebbe alcun sommovimento o reazione.

la stagione procede con molta fatica, impegnata senza piacere in attività didattiche e inutili corsi di formazione / un senso del dovere che non sa decodificare la spinge ad avventurarsi in imprese estranee, apparentemente intenta a costruirsi una posizione più responsabile, in realtà pesce fuor d’acqua, boccheggiante e spaesata

mentre gli altri prendono appunti lei disegna, certo per sentirsi meno sola, e riconoscersi pallida-mente in quel senso di vaghezza frivola e in quell’irresponsabilità che la tiene ferma e non la fa crescere, ostinata a coltivare una personale inconsistenza: il margine infinitesimale tra lei e la rovina, tra l’assenza di stimoli e il dolore, tra spossatezza insonne e incubi, tutto si definisce sulla superficie sottile di una bolla, come un castello instabile che prima o poi necessariamente non può che rovinare su sè stesso, quando l’estetica e la congettura del mondo non potranno più bastare, come giocattoli di un’età sbagliata, frutto di sproporzione mentale e margine friabile del disadattamento.

non ricorda a lungo: i processi mentali, i nomi e le facce cadono nel dimenticatoio dopo un tempo breve / anaffezione del pensiero e dei sensi, slalom attraverso ombre di statue / forse sono le ombre delle ombre – ciò che rimane sotto forma di ragnatela

tutto sommato, la stanchezza rende questo tempo quasi dolciastro
lo sguardo di sua madre lo fa disperatamente dolce


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di[F]ferite


non vuole più andare a scuola
non è il suo mondo, e la consuma
ma forse tutto il mondo non è il suo mondo

lei vuole solo dormire

+
T O S S I C O D I P E N D E N Z E
si rifugia – frivola – in un’estetica da strapazzo

.

we sit and cry
and call to you
rest soft, daughter, rest soft
where is your grave, daughter?
where is your tomb?
where is your resting place?
rest soft, daughter,
rest soft

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piovono
dalle balaustre come frutta
i suoi lamenti privati della profondità

l’eziologia del nonsenso
si dispiega in complicati smerli
e l’umido laborioso
attacca i contorni fragili
creando macchie simili a pantegane

beati quelli felici

ciao philip, eri il migliore
.
(altro…)

su rai5 va in onda settimanalmente petruška, una trasmissione dedicata alla musica
nella puntata di oggi intitolata “il terzo suono” il conduttore dall’ongaro racconta come nel corso dei secoli l’uomo abbia imparato a ricavare suoni inediti da strumenti che rimangono sostanzialmente immutati: il violino, il flauto, il pianoforte, arrivando fino alla valorizzazione estrema delle pause e del silenzio, ciascuno strumento a disposizione rivela una timbrica molto estesa e permette combinazioni quasi illimitate di suoni e di trattamenti per ottenere una scrittura aderente alle esigenze estetico-musicali di epoche diverse
questa capacità di svecchiarsi (o piuttosto di non invecchiare) posseduta dagli strumenti (ma ancor prima il ruolo cruciale degli artisti che sono in grado di rivelarne la perenne giovinezza) mi porta a considerare con una certa amarezza il punto attuale: nel documentario infatti emerge con forza il ruolo importante che ebbe il contributo italiano alla crescita della musica internazionale e della ricerca. nomi come berio, gazzelloni, nono, ensemble nuova consonanza di cui fece parte morricone tra gli altri, salvatore sciarrino (ultimo tra i sopravvissuti, ma forse aggiungerei anche boccadoro e il suo ensemble) oggi dovrebbero contendersi il primato con evanescenze quali einaudi, il retorico vacchi o persino allevi? la morte di claudio abbado pone ancor più tragicamente l’accento su un panorama costellato di molte ottime voci ma sguarnito di reali emergenze e di talenti che sollevino in alto la musica e la cultura italiane
la trasmissione si chiude con un video ormai celebre degli anni 60 in cui mina e gazzelloni in prima serata sulla rai interpretano una breve fuga di bach, e mi chiedo quanto di trasmesso oggi (non necessariamente in prima serata) possa eguagliare una tale leggera bellezza e quale personalità si possa confrontare con una simile triade di talenti che andavano disinvoltamente in onda su un canale generalista e popolare come raiuno

pare che lasciamo sempre più spazio al rumore indiscriminato (e per rumore intendo l’inconsistenza commerciale e scialba di produzioni prive di spessore, tutte uguali e analogamente fastidiose, sparate ad alto volume perché in fondo il volume è l’unico elemento a fare la differenza, in grado di far vibrare qualcosa nel nostro organismo ottundendo ancor di più la ragione se ne è rimasta) (altro…)

I
la minima bellezza che si rivela negli anfratti tra le cose
nelle crepe e dentro le rughe dei vecchi
non sa raccontarla – a nessuno

II
prima cercava di capire come altri potessero vivere la citta’
senza avvertirne l’andatura mediocre, senza soffrirne
adesso si chiede solo com’è che in lei la rassegnazione non germoglia e come sia giunta al punto di soffrirne fisicamente, provando un profondo opaco risentimento corporale nei confronti di ogni minuto trascorso all’interno di quel perimetro inespressivo e monotono

ha imparato che non basta (almeno a lei non basta)
che una macchina funzioni correttamente
c’è bisogno di percepire una speciale vivacità nel motore,
c’è bisogno che quella stessa macchina le parli e le racconti, che le spieghi e che la solleciti
che riveli il suo meccanismo sotto forma di energia

ma forse non era la città / forse era il mondo
e forse non era il mondo ma era / proprio / lei

.

.

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