l’impoverimento e il diradarsi delle conversazioni è un buon incentivo all’intensificazione della lettura
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Di tutti gli scrittori tradotti e studiati, se Melville è stato per Pavese il miraggio e non solo per lo stile, quello che diventa come la coscienza del suo destino, oltre che il suo presagio umano, è F.O. Mathiessen. Per la comune consapevole ricerca del linguaggio, per l’esigenza di un’organica unità tra l’arte e gli uomini raccolti in comunità, per la tendenza a passare dalla realtà conquistata ad un’altra realtà, per la trepidazione di mistero di fronte al mondo, per il senso tragico e per il considerare inutile la vita, dopo aver conquistato la maturità. L’influenza di Mathiessen è quella che Pavese porterà più a lungo con sé, fino a La luna e i falò, quando si sforzerà di trovare un giusto equilibrio tra simbolo e realtà e ricercherà un linguaggio realistico-simbolico. Mathiessen avrà anche un peso nel gesto estremo di Pavese. Il critico americano si suicida infatti nell’aprile del 1950; Pavese lo saprà e ne parlerà agli amici come di un gesto che non solo per lo scrittore americano era ineluttabile. E nell’agosto dello stesso anno Pavese lo seguirà nel suicidio.
DAVIDE LAJOLO
femminile
su flickr
I
dicevano che era estate, ma forse si trattava di una bugia.
durante le lunghe giornate di nuvole e piova lei spostava i mobili, accatastava carte e cartacce, beveva litri di tè, piegava e ripiegava vestiti troppo leggeri, si rifugiava malinconica sotto a un plaid. immaginava la piscina vuota, le vasche coperte dai teli, gli ombrelloni accatastati e zuppi.
quell’estate si era travestita da autunno ed il suo travestimento risultava decisamente credibile.
II
ci hanno proprio rubato l’estate pensava.
la città con i negozi chiusi per ferie immersa in un’atmosfera ottobrina era surreale, mortificava il buon umore. gli alberi pencolanti sotto l’acqua, i prati fradici, il cielo scuro e la temperatura che disinvogliava a scoprirsi ricordavano l’autunno troppo da vicino.
rimaneva a guardare fuori dalle finestre della stanza in penombra.
privata – come la povera gente, come i vecchi, come gli esercenti, come tutti quelli che in un modo o nell’altro avevano aspettato il caldo ed il sole carichi di un entusiasmo bambino
III
il corpo è stanco di tale solitudine nuvolosa*
* il corpo reputa che l’estate sia un premio di consolazione, quasi la pretende
così si ammala sotto le nuvole
è il suo modo di piangere.
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mi ha dato da mangiare qualcosa che sapeva di umano
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. a forza di tenersi a distanza aveva finito per non riconoscerli se ne cibava nella più innocente incosapevolezza . |