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anni fa proposi agli organizzatori di un festival locale di arte contemporanea un piccolo progetto /
si trattava di raccogliere in una scatola alcuni capelli dei visitatori (consenzienti) e piccoli frammenti prelevati dal loro vestiario (fili, bottoni, etichette, passanti, lacci di scarpa) annotando per ciascuno su un quaderno il nome di battesimo e l’anno di nascita /
avrei ricamato in diretta un lenzuolo bianco utilizzando i fili e capelli raccolti, realizzando un panno della memoria legato a quell’evento specifico / niente di trascendentale – niente a che fare necessariamente o solo con la bellezza – piuttosto con il passaggio, la presenza e la permanenza /
il progetto fu rifiutato / ma mi è tornato in mente un paio di giorni fa leggendo su alias l’articolo dedicato al nuovo progetto di boltanski per monumenta

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personnes / monumenta 2010
il battito cardiaco di migliaia di persone (registrato e conservato per i posteri in una specie di reliquiario in un’isola del pacifico) viene diffuso nello spazio del gran palais riempito di vecchi abiti ordinatamente composti sul pavimento all’interno di spazi quadrati, mentre una gru continua incessantemente a rimescolare, pescando da una montagna formata da diverse tonnellate di altri vestiti ammontonati

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a proposito di heartbeat /
per la biennale veneziana del 2007 rafael lozano-hemmer, artista messicano, realizzò un’installazione in cui il battito del cuore dei visitatori modificava il ritmo intermittente di una serie di lampadine appese al soffitto di una stanza buia

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ne scrivono da varie parti, con rammarico e dispiacere
ed invece qui – niente
niente / nonostante il talento, le sue deliranti divagazioni e le strutture che con il corpo intrattenevano sempre relazioni inedite ed ambigue (si è trattato dell’abito e della sua negazione, dissoluzione dell’idea di moda in pura visione, comunque sia inequivocabilmente commerciale) / un grande talento dunque, ma come scrivevo poco fa in un commento, sostanzialmente irrilevante e carico di anacronismi

c’è bisogno di questo? oppure il genio consiste nell’operare una rivoluzione che conduca ad altri livelli di conoscenza e soprattutto di consapevolezza?
lo smarrimento creativo dovrebbe piuttosto coinvolgere altri ambiti, provocare cedimenti nelle strutture culturali e far vacillare un sistema di cose ormai fondato unicamente sulla circolazione del denaro e sulla consuzione continua che si rigenera e si distrugge in un processo visionario quanto sterile

questa visione individuale così ben interpretata da mcqueen non ha caso si conclude con una morte altrettanto individuale, che nulla spartisce con il mondo e che nulla di sostanziale cambia del mondo e delle sue verità urgenti
pare non si avverta quasi più la necessità di una relazione intima con il vero ma si abbia invece un bisogno continuo di fagocitare cambiamenti che coinvolgono il piano puro e incontaminato della visione spettacolare
questa concezione del bello quasi rinascimentale si rivela anacronistica e separata in un mondo che del rinascimento non conserva altro che un vago ricordo, probabilmente finanziario / rimane appannaggio di persone che vivono e proliferano all’interno di circuiti specifici, moda arte spettacolo, e che non operano alcuna forma di contaminazione o compromesso in grado di corrodere le certezze formali dei vari prodotti
la vanitas contemporanea è dunque spogliata della necessità di realizzarsi attraverso la concinnitas (intesa come conciliazione degli opposti, completezza, equilibrio tra le parti, ma anche dialogo con il contesto)
tutto rimane immaturamente sospeso in un limbo dove anche l’abito è spesso immateriale, appena intravisto, o si rivela nel paradosso delle forme, nella negazione crudele delle funzioni, come si vuole all’apice del lusso

allora lo dico, qui adesso oggi – la parola lusso mi disgusta

.

09.02.2010
solo adesso, a questa mia età, comincio a intuire la portata del tempo /
intuisco vagamente la nascita traumatizzante delle montagne e mi domando quali animali abbiano percorso per primi queste vallate / osservo muta la somma di passi che arriva sino a qui e chissà se non siamo andati già oltre, prevaricando sul tempo (a volte vorrei leggere il futuro remoto per pura umana comprensibile curiosità)

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1-5 kerouac
2 ed ruscha
3 darren almond
4 gerard richter

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ed ruscha
darren-almond
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articolo riveduto e corretto il 05.03.2010 / + 28.11.2010

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da ragazza trascorrevo lunghi pomeriggi fantasticando su collezioni immaginarie

  1. aby warburg – mnemosyne
  2. jean baudrillard – il sistema degli oggetti
  3. camilla engman – organized collection
  4. maurice blanchot – lo spazio letterario
  5. ultramarine collection – tecnica mista su carta – 2006
  6. mario perniola – il sex appeal dell’inorganico
  7. walter benjamin – i passages di parigi

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(07 02 2010)

la casa possiede alcune stanze vuote
non so nemmeno dire se abbiano finestre
la casa è tuttora un luogo misterioso
un ambito della conoscenza imperfetta
dell’arbitrio azzardato di chi va a tentoni

mi chiedo spesso – se sia così per tutti
oppure qualcuno non accede mai al privilegio penoso del dubbio
e trascorre la vita raccogliendo pomodori di contrabbando
senza abbandonarsi all’incognita – senza concederle terreno

( tempo spensierato dalla fatica coatta )

il dubbio persistente è un accessorio borghese
tipico di questa borghesia dall’apparenza intenta
incline alla depressione – sostanzialmente inutile

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là dove ha inizio il terrorismo l’immagine si fa indistinta
suggerisce la possibilità della comprensione a spingersi oltre

non più modulazione strategica del colore bensì della sfocatura

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ph 2/ dall’atlante di gerard richter
ph 3/ cit. gerard richter

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  1. benjamin
  2. mendieta
  3. rilke
  4. ulay + abramović

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mendieta
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abramovic

attraverso il catalogo della mostra di antonello da messina tenutasi a roma nel 2006 ho scoperto un quadro di barthélemy d’eyck, pittore francese del ‘400 con evidenti influenze fiamminghe, che dipingeva figure femminili dalle mani particolarmente grandi, avvolte in lussuosi broccati e spesso circondate da colonnati tardo gotici
mi ha colpito questo ritratto di maddalena inginocchiata in cui sorprende la tessitura dello sfondo che si mescola in un gioco di trasparenze con il rosso dei tetti del paesaggio
qualcosa – visto oggi – di incredibilmente attuale

il quadro va a formare un trittico personale insieme a fouquet e bellini

  1. barthélemy d’eyck – maddalena inginocchiata
  2. giovanni bellini – madonna dei cherubini rossi
  3. jean fouquet – madonna con bambino e angeli

bart-eyck-maddalena
bellini
fouquet