Category Archives: visual

bellissima toccante e moderna, offre qualcosa di diverso nel panorama delle serie tv – dalla sigla iniziale fino al font dei titoli di coda, con ricercate location in luoghi e architetture cult della los angeles storica e modernista

diretta da Jill Soloway e magistralmente interpretata da Jeffrey Tambor
disponibile su amazon in prime streaming

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al di là delle due canzoni che non apprezzo particolarmente, mi pare invece interessante l’uso del corpo e del movimento in questi due video prodotti e girati nel 2010, il primo per la regia di sam taylor-wood, il secondo coreografato da wayne mcgregor e diretto da garth jennings 

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i pannelli-sculture in vetro di steffen dam
glass-panels of steffen dam

 



quando affermo che il piccolo libro ricevuto giorni fa da SerraGlia (graziegrazie!) sembra essere uscito da un tempo lontano, non sottendo alcuna considerazione nostalgica od emulativa

piuttosto mi riferisco alla capacità ormai decisamente rara di realizzare un lavoro semplice ed elegante, scevro da qualsiasi sbarluccichìo di natura commerciale e reticente nei confronti delle svariate forme di abbellimento gratuito cui  siamo tristemente abituati

la dimensione del gioco si coniuga con il rigore (mi viene in mente la serietà assoluta dei bambini quando sono impegnati a fare qualcosa) e per quanto mi sforzi non riesco a trovare tra le pagine nemmeno un briciolo di auto-compiacimento
questo piccolo testo sembra davvero immune dall’edonismo autoreferenziale che imbeve molte delle produzioni editoriali da cui veniamo sommersi

nel giusto contesto i contenuti brillano senza bisogno di lampadine

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per richiederne una copia potete andare qui

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time has turned into space and there will be no more time
SAMUEL BECKETT

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musica / morton feldman
piano / steffen schleiermacher
parole / art lange
immagine / piet mondrian – composition with grid IX – 1919


ho sempre pensato che il valore della ricerca visiva risieda o dovrebbe risiedere soprattutto nella capacità di sviluppare altro, nelle possibilità rivelate di trovare piacere e crescita non dentro l’opera stessa ma piuttosto a partire da questa, muovendosi verso situazioni che se ne distaccano o che pongono in secondo piano la questione estetica

tempo fa ho scritto sinteticamente di questa mostra di fotografie, dove l’intera parete del visionario era stata coperta da cartelli bianchi in legno e cartone su cui erano incollate trecento immagini scattate da claudia barberi nel corso degli anni

come preannunciato, nel giorno della chiusura è stato possibile ritirare la foto preferita, ed ero curiosa di osservare da vicino la situazione / grandi e piccini brulicavano attorno al muro osservando e discutendo, coppie sceglievano animatamente la foto per il salotto e quella per la camera da letto, ripensamenti titubanze  e tutto uno sbandieramento di paletti e cartelli come si trattasse di una giocosa manifestazione
l’effetto è stato davvero piacevole, divertente, molto insolito
ogni acquisizione, documentata in diretta da una foto digitale, troverà presto spazio sul sito dell’artista

ecco dunque che la mostra vive il suo massimo proprio nel momento in cui dovrebbe spegnersi e l’opera non è più oggetto commerciale ma veicola altre forme di ricchezza, diventa dono e occasione di scambio, di aggregazione e di azione collettiva /

come non essere riconoscenti?

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ho scelto l’immagine di una bottiglia di vetro che proietta una lunga ombra a forma di figurina
sembra un bianco e nero ma non è bianco e nero…

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