Category Archives: diario
sono stata a venezia per vedere manet, frettolosamente proprio il giorno della chiusura, e ne ho approfittato per visitare anche un’altra bella mostra allestita al fortuny, dedicata ad antoni tàpies avevo deciso di pubblicare qualche foto in bianco e nero ad alto contrasto, ma l’atmosfera era pulviscolare e rarefatta, e una luce giallognola velava così metafisicamente il mezzogiorno, che ho cambiato idea
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grazie a chi mi ricorda nei suoi viaggi o nelle sue giornate
grazie anche a susan sontag
(i due volumi arrivati da londra più velocemente che se li avessero spediti dall’italia)
.
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le cose immote savie silenziose
nelle ombre assegnate
nelle spigolature.
MARIANGELA GUALTIERI
:
1.
estraneità ipnotica persino confortante
[ non siamo la nostra prigione ma abitiamo la nostra prigione ]
in casa l’estate si faceva ferma come una pozza afona
l’estate ronzava fuori dalla finestra – disco rotto
che ripeteva il rumore dei mezzi e quel vocìo indifferente
straniero, probabilmente grossolano ai suoi occhi abituati
alla muta penombra indisturbata
persino gli insetti la disertavano
———————-solo la ventola chiaccherava esuberante
———————-quella ventola scassata che non faceva presagire
———————-niente di buono
.
2.
agosto che si svuota e svuota il mondo – agosto mi fa statua
mentre il sole perde forza mi trasformo in entità comatosa e pigra
osservatrice assente amorfa immobile delle ore che vanno
udisco frantumarsi quel mondo che ancora non mi tocca
aspetto inesperante i miei propri cocci – che si aprano
———————-come fiore pietrificato
.
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somewhere(else) life goes on
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PUNIFICAZIONE
aveva imparato a punirsi
a purificarsi nella punizione
astratta da ogni singolo giorno d’estate
dimenticata-si
normale
.
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- alvin curran (ft. wadada leo smith) 2004
- istituto luce 1957
- bas jan ader 1975
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giunse l’epoca delle frane
quando gli oggetti presero a cadere
le cadevano di mano, rovinavano a terra dagli scaffalli
piovevano persino dal soffitto – come apparizioni di materia
era il tempo di lasciar andare le cose
e forse di abbandonare l’idea di avere una casa
.
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mentre procedevo il cuore mi batteva come un sordo motore dentro le orecchie. io sono io sono io sono.
SYLVIA PLATH – LA CAMPANA DI VETRO
in questo periodo alla emily dickinson i colori rappresentano un discreto espediente di sopravvivenza / non importa se siano matite o tinte digitali – qualcuno la definisce cromoterapia
(da non confondersi con qualche ribollente manifestazione di vitalità)
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