Category Archives: diario

avevo un’amica (ora come ora non so come chiamarla) che in gioventù mi ha offerto alcune letture preziose – ogni tanto arrivava con un libro per me, ed erano sempre tesori

lei invece – da lontano – mi fa scoprire (e ricordare) musiche meravigliose
porte che si affacciano su un tempo … il mio presente remoto

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una foglia d’edera – come acquarello, ma croccante

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sulla vecchia tovaglia una delle piante che lei cura con semplicita’
( talea prelevata da un pothos spelacchiato )
qualcosa di umile,  privo di pretese come il suo vivere in casa
tacitamente indaffarato e  senza chiedere
sforzandosi di rendere meno infernale l’inferno domestico

da ragazza mi piaceva quella tovaglia scozzese
amavo i colori quasi iridescenti – verde acqua, indaco chiaro
mescolati con toni più solari come il giallo uovo

ora quel tessuto pastello è entrato a far parte delle memorie senza tempo
( come se l’avessi sempre vista, stesa sul tavolo sgangherato della cucina )

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il prezzemolo sul davanzale
siepe leopardiana in miniatura e dietro, l’infinito livido del cortile

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dopo venezia mi è stato difficile pubblicare qualcosa
sono abbastanza demotivata dall’assenza di commenti come (e forse di più) dall’assenza di lavoro

(la verità è che non voglio tornare a scuola; l’idea di essere insegnante mi corrisponde sempre meno)

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dovrei cambiare modo di fotografare
meno pigro e diligente, meno logico e pedissequo

(ultimamente prendere in mano la nikon è fonte di imbarazzo, di annichilimento)

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leggo quando posso il libro di girolamo de michele sulla scuola
in bilico – tra essere dentro e rimanere fuori

(molto fuori, ultimamente – non vado nemmeno alle riunioni del comitato)

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gli amici e le loro belle case mi mettono in crisi
alcuni scelgono un destino borghese – un percorso di abbellimento (anche culturale) e fanno molti soldi

(tutto un formicolare dei pensieri, di fronte all’inutilità leziosa dei ‘miei’ di-segni)

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parole / david foster wallace via g. de michele

allora abitavo una realtà incomprensibile, muta e incombente
i giorni accatastati e quelle strade di paese che davano sul nulla
se avessi accettato sarei diventata come loro,
avrei solo smesso di pensare e di volere
mi sarei sciolta in grumi di terra o trasformata in pannocchia

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avere una missione buona, anche piccola, è ciò che dà luce all’uomo
provoca il riverbero della sua intelligenza
la bellezza oltre la pelle, oltre l’esubero del tempo che incide il fisico

ho così tanto ancora da imparare – come se fossi (e sono!) – minuscola …



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ps
la pastasciutta – squisita! – l’ha preparata giacomo



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negli anni ho imparato a distaccarmente, a vivere lontana
—————–(e non è stato certo facile)
eppure la familiarità non decade
anche se dimentico il nome di qualche campo o confondo le scorciatoie

da queste foto sarà forse irriconoscibile, non importa

è stata una giornata speciale
non intendo usare superlativi – sono stanca di chi li usa indiscriminatamente
supelativi come una sequela di aperitivi e ninnoli fastidiosi
—————–nella vita l’unico supelativo reale è il dolore

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il libro su mahler di ugo duse (1973), ormai fuori stampa – erano anni che lo cercavo
naturalmente alla toletta



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