Category Archives: diario

cerco da giorni un frammento sul colore che accompagni alcune foto ma non sono riuscita a trovare qualcosa che corrisponda alle mie sensazioni – vorrei parlare del colore domestico, attivato dalla luce del sole che fa brillare le superfici policrome e rende intensi gli oggetti variopinti: due contenitori ermetici in pasta di vetro coperti di pois, un vecchio festone di carta, le maniglie dei cassetti, alcuni lavori prodotti negli anni passati
tutto questo ricorda un luna park, un parco-giochi in miniatura nascosto tra gli arredi che fa capolino nei giorni di sole

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parole / david bachelor

(ancora sulla luce)
osservare i loro cuori, brillanti come in una radiografia inversa
invidiarne la fluorescenza.




mi piace riposare dopo aver riordinato
mi piace concedermi un sorso di qualcosa, ascoltare della musica o semplicemente sedermi sul divano e guardare la stanza come da un balcone

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1

intende che innamorarsi è (stato) un atto definitivo

2

così stanca da non voler guardare –
in fondo le fotografie sono una faccenda conclusa
attengono ad una giornata tonda e tiepida che riposa alle sue spalle

non è abituata a simili boccate di vita sociale, a tanti saluti e strette di mano, con tutte quelle bandiere che si agitano senza posa davanti agli occhi / torna a casa senza forze, stordita dal rigoglio delle bandiere, dalla marcia lenta, dal pranzo speciale consumato in compagnia di amici in un appartamento spazioso e pieno di luce
(quel vin santo così gentile uscito dalle mani sapienti di un compagno ormai morto scivola senza offendere)

nonostante il vento feroce le persone riescono a distrarla dal male, a rendere leggero l’esilio

3

nonostante

si accorge che non è nemmeno una questione di quanto o di cosa
si tratta di una mera casualità, di coincidenze
o del fatto che quando non ne puoi più l’amore ti prende per sfinimento

4

rimangono note spaziose
le candele sul tavolo sparpagliate come un filo di luce instabile
tra una nota e l’altra si insinua la nostalgia

5*

subentra lo svuotamento
l’esubero di voci e facce cui segue improvviso il clima raccolto del suo appartamento, con la musica che suona quieta mentre scrive, provoca un crollo repentino dell’umore, un abbassarsi delle difese che ricorda l’acqua che fugge rapidamente dallo scarico di un lavandino
si sente rovesciata e sgonfia
e si domanda se sia questa la dimensione più autentica della lotta, quando ti confronti con i limiti fisici del tuo sistema, quando il corpo si ri-lascia senza forze e la voce non ha più parole da pronunciare e tutto scorre come un documentario, senza sonoro e privo di riverberi abbaglianti, a una velocità irreale – come se ogni gesto di quella giornata non fosse stato effettivamente vissuto e non avesse davvero inciso un segno nel tempo presente, quasi si trattasse di ricordi che non trovano una corrispondenza nel reale – al pari dei sogni, che in fondo sono memorie di qualcosa che non è mai veramente accaduto

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ieri è stata una giornata impegnativa
dopo tante settimane di vita ritirata finalmente sono uscita per partecipare a due appuntamenti – le lezioni in piazza di FIOM+nessundorma e il concerto (bellissimo) del dario carnovale trio con nevio zaninotto guest star al sax

non è stato facile sedermi da sola nel bar affollato
mangiare e bere da sola mentre intorno fremeva la mondanità variegata di un aperitivo con concerto
nonostante si parli di emancipazione (ma quale emancipazione?) qui da noi le ragazze non affrontano quasi mai certi ambiti singolarmente – così, mentre è normale vedere un uomo solo accomodato in un bar a leggere un giornale, lo è molto meno l’immagine di una donna non accompagnata seduta di sera in un locale, che assiste a un concerto o che più semplicemente sorseggia un aperitivo
fortunatamente il jazz è un affare da grandi, e ieri il bar del visionario pullulava di ultracinquantenni dall’aria assorta e dall’aspetto rassicurante e rilassato – (a questo tipo di cose i ragazzi più giovani partecipano con scarsa disinvoltura, forse perché faticano a capire, o con il fine unico di atteggiarsi un po’ e risultare anticonvenzionali – poi magari imparano, ma in genere ci vuole del tempo)

(altro…)

i diari di kafka sempre nella borsa (anche a fare la spesa)

rivolgere la propria attenzione più in alto, oltre la propria misura individuale, sembra essere un’impresa che supera di molto le mie forze attuali / ogni pensiero cesella una qualche frivola minuzia personale, oppure si arrovella nella formulazione nostalgica di scenari impossibili, crogiolandosi nel dolore singolare della distanza e della perdita
non si tratta di immaginazione
non sono nemmeno scenografie, solo riproduzioni indefesse dell’impossibile

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alla fine – alla fine era un virus
ora il computer è tornato (quasi) a posto
una specie di ristrutturazione

(400 pixel potrebbe essere la misura ottimale)

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