Posted by tracciamenti on luglio 12th 2011 @ 9:18 am
era una caldissima giornata di luglio [ ppp ]
qui non si chiude per ferie
chi non ha lavoro non ha ferie
si disegna poco o niente ma si leggono certi buoni libri
si ascolta molta musica (buona anche quella – indispensabile)
ci sono tazze di tè sorseggiate scrivendo lettere lunghe
poi lettere corte ed anche lettere strette
appena passa il raffreddore vado in piscina
intanto la luce, conforto inafferrabile
Posted by tracciamenti on giugno 13th 2011 @ 10:02 pm
il giorno che raggiungemmo il quorum i giardini del paese erano pieni di gigli in fiore
era tutto un grondare polline di giglio e nel pomeriggio cominciò anche a piovigginare
la zia aveva preparato le polpette con gli avanzi del bollito
( riconosceva sul tavolo la vecchia mezzaluna della nonna, morta centenaria )
gli oggetti passavano di mano in mano, trasportando i gesti come appiccicati
( si chiedeva se fosse un’eredità pure questa italia sorprendente e unita,
se avesse qualche cosa in comune con i suoi ricordi di bambina
con le piazze gremite e con altri referendum )
Posted by tracciamenti on giugno 7th 2011 @ 8:04 pm
ecco qua – di nuovo a casa in pianta stabile
la sensazione al risveglio è quella di essere in vacanza ed invece il lavoro è finito ed allora ti accorgi che il senso di libertà vacanziera che provi si accompagna a un retrogusto colpevole che rende amarga quella piacevolezza
hai tante ore a disposizione per inventarti innumerevoli giochi ma nessuno è monetizzabile (e in altri tempi avresti detto: per fortuna!) / sarà per via di questa domiciliazione forzata che persino l’ascolto della musica si fa svogliato oppure colpevole e non hai questo gran desiderio di scrivere o di leggere per riempire le ore di nuova sostanza?
… sostanzialmente passi le ore a cincischiare!
l’irrequietezza del disoccupato non conosce antidoti, e ogni gesto finisce per venir contabilizzato in termini finanziari: posso concedermi ancora i biscotti? e il giornale del sabato? come pagherò la visita (privata) dal ginecologo e le lezioni di guida?
sollievo dell’essere ugnola, di non dover pensare ai figli, alle spese per altri
nel frattempo ti chiedono un’intervista dalla cina (dalla cina!)
qualcuno in cina sa che esisto – incredibile
{ esco a camminare } anni di lezioni tenute nelle scuole pubbliche della provincia e del periurbano eppure attraverso ancora e sempre in silenzio questo lembo di territorio, dove ogni cosa succede per puro caso e per puro caso incontro qualcuno ai concerti (quando ci vado) o al cinema (quando ci vado) e tutto quello che rimane sono frasi di circostanza o le rare occasioni per manifestare con la bandiera rossa alzata sopra la testa insieme a qualche sporco comunista (ve la ricordate la faccenda dell’igiene a sinistra?) o meglio ancora qualche giovane anarchico (un po’ di archeologia lessicale mi distrae dal nocciolo della questione, sospingendomi ai lembi della leggenda)
nonostante –
qui vicino abita qualcuno con cui scambio ogni giorno epistole lievi come farfalle
abbiamo condiviso un amico scomparso
non ho nemmeno bisogno di uscire a cercarlo / ne percepisco l’indole complessa anche a questa distanza – quasi lui fosse un pianeta pulsante e l’epistolarità funzionasse come una sorta di telecomando
[ ti chiedi se avresti voluto un’esistenza di altro tipo e conosci alcune possibili risposte, ma non sai immaginare bene cosa saresti stata, come ti saresti vestita / vorresti dire: sarei stata uguale e con gli stessi vestiti – ma non sei certa che sia vero ]