Category Archives: diario

regali e gadget impacchettati e stipati in un grande sacco

parto per la carnia / pochi giorni
ma senza il tempo di salutare nessuno
sarà natale, presto o tardi

nello zaino: massimo mila – scritti civili

nel lettore mp3:

  1. wadada leo smith: ten freedom summers – cuneiform 2012
  2. paul mazurek in trio stellare (con angelica sanchez al piano!) – delmark 2012
  3. platform 1 (ken vandermark): takes off – clean feed 2012

 


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inverno

prima è arrivata la brina – poi la neve
una neve fradicia e fugace che non ho fatto in tempo a fotografare
gli stati d’animo parecchio altalenanti e il tempo più scarso del solito mi tengono lontana dal blog – perchè sono cominciati i trambusti prefestivi (e a casa sembra passata una tromba d’aria)

nel frattempo il negozio online mette le ragnatele
ma ringrazio di cuore il paio di amici che hanno provato a contrastarne il fallimento … fortuna che trattandosi di spazio virtuale almeno non devo pagarci l’affitto!

la parola di questa stagione è: f r a g i l e

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certe musiche si accompagnano bene ai tramonti rosati e limpidi che avvolgono il fermento pre.natalizio della città al crepuscolo, tutta un brulicare di gente che corre da una vetrina all’altra
li guardo passando con l’autobus, lo straniante contrasto con le facce stanche di quelli che tornano a casa dal lavoro, seduti in silenzio e senza espressione … un altro film

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c’è stata la nebbia

la città inghiottiva macchine, semafori, passanti e biciclette
la campagna era morbida e quasi assente,
persa in una dimensione metereologica conciliante

quella distanza del tutto, immerso in una luce neutra, mi è familiare
corrisponde bene alla mia indole defilata
a una vita senza scelte che mi avvolge come un cappotto indifferente

non mi considero infelice
solo/a cammino senza ruolo in questa nebbia
consapevole che ad ogni passo potrebbe esserci uno spigolo
… o una pozza in cui annegare non vista

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nel frattempo – è dicembre
[parole: samuel beckett]



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quasi tutte le considerazioni appoggiate su facebook in questi giorni sono di natura politica e in pratica non resta spazio per un diario intimougualmente mi sono regalata una moleskine … facciamo sia utile a riprendere confidenza con la scrittura

la casa è pulita
ti piace affrontare certe scadenze personali in modo decoroso, svegliarti nella stanza in ordine, appoggiare i piedi nudi su un tappeto spazzato la sera prima, sederti a sfogliare un libro sul divano sgombro coperto da un vecchio telo stampato a blocchi di legno che un tempo vestiva il letto della tua stanza di ragazza, in carnia

la giornata è stata luminosa e fredda, novembre ha spento le sue nebbie e ti accorgi dall’aria asciutta e limpida che si prepara l’inverno – al presidio in via diaz eravate i soliti pochi e non hai nemmeno verificato se oggi eri un altra volta in copertina sul giornale: a suon di protestare in prima fila hai una collezione di prime pagine che i tuoi si ostinano a tenere da parte come se fossero foto di famiglia!
ma questa volta la mestizia era quella di accorgersi più di un tempo di come quelle manifestazioni siano diventate un parlare tra voi di cose che già sapete, di guardarvi a vicenda sostenere striscioni imparati a memoria – hai provato una triste commozione per le parole toccanti di un compagno che più di altri è sempre capace di infondere alla lotta una particolare carica di umanità, ed ogni volta che ascolti la sua voce ti si velano gli occhi per la bellezza innocente della sua speranza in un futuro migliore

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la gola è una zucca
la città una pozzanghera
il letto un’astronave

la giornata travestita da domenica ci inganna tutti
e siamo come bambini

sono stata poco bene
mali di stagione che durano per giorni e che non migliorano nonostante il riposo prolungato

in coda, quello che rimane è una tosse secca e stizzosa – la trascino in giro per le stanze e provo a domarla con infusi caldi di zenzero salvia e miele – ma lei è più forte, più testarda, più cattiva – si ripropone all’uscita dai sogni, al risveglio del mattino, o quando intercetto una corrente d’aria

mi sento così – vagamente sconquassata

  • nella prima foto una pagina  di canetti e una vecchia foto di mia madre
  • progetto e utopia di manfredo tafuri
  • incipit di progetto e utopia (1973)
  • l’ultima foto scattata tanti anni fa da mio padre ad una delle sue architetture


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sono giornate di sole e di riunioni
ed anche se ho l’influenza è comunque piacevole uscire
attraversare la città nell’aria tiepida e piena di luce

ho cucinato i muffin – avevo una gran voglia di fiori, così ci ho messo della farina di mandorle e qualche cucchiaio di sciroppo di sambuco, quello dell’azienda pecol di raveo (altro…)

RIFLESSIONE A
glass scrive musica che piace soprattutto alle donne, piuttosto leziosa e accondiscendente
ascolto glassheart di maria bachmann – ideale per quel genere di signora che si ritiene musicalmente preparata e sensibile, con gusti che in realtà si orientano verso la retorica e il dilettantismo tipici per esempio di certe mostre finto artistiche di provincia – per me è un disco da anticamera o da spa (che trova il suo meglio nell’esecuzione di schubert)

questa attitudine quasi materna nell’accondiscendere esteticamente senza approfondire propria di tante donne è demoralizzante, per quanto sia consapevole che il gusto comune si attesti su livelli esasperanti di mediocrità indipendentemente dal genere
come scrivevo su fb, scarpe e scelte musicali sono discreti indicatori di fragilità estetica (a volte basta un dettaglio a raccontarci una data realtà – mi tornano in mente un passaggio di fernanda pivano in cui descrive le povere scarpe di plastica da emporio operaio di jack kerouac e di conseguenza il racconto dai vagabondi del dahrma in cui lo scrittore scala una montagna in compagnia della sua guida spirituale indossando fragili calzature di tela inadeguate all’impresa)

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