Category Archives: diario

c’è stata l’emicrania

non le ho scattato fotografie
non l’ho descritta nemmeno con parole

il che non me l’ha resa meno credibile

I
2202
mentre guarda un vecchio film riconosce il tempo in cui gli oggetti erano onesti / oggi invece è estenuata dalla loro attuale disonestà, dall’aura mediocre che emana dai beni di nuova produzione, anche quelli più pretenziosi / lucidi ma privi di luce
oggetti incapaci di invecchiare con dignità / senza rughe

II
1802
rispecchiandosi negli illuminati coglieva la propria forma immobile che lievitava col passare degli anni sotto il peso di un’inesperienza recidivante da cui non si era mai liberata / pesante come una barca spiaggiata, goffa e spaventata – cucciolo costretto nell’involucro inadeguato di adulto

anche le stagioni invecchiavano con il passare degli anni, come fossero persone, ma non riservavano alcuna sorpresa / era colpa della città, di come stava cambiando e anche di come non cambiava
in quel luogo preciso il tempo non rappresentava una risorsa, piuttosto una particolare condanna all’immobilità, ma alla gente questo sembrava non preoccupare, anzi parevano gradire quel peculiare congelamento delle prospettive

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marzo finito
lunedì di pasquetta senza sole e che tira un certo vento

l’influenza -piuttosto aggressiva- mi ha tenuta a letto durante l’intera settimana / sarà stato il freddo dello scorso we, tornare di sera tardi sotto la pioggia e senza ombrello, o forse la bora gelida che tirava a udine domenica delle palme e che sembrava volermi strappare il cappotto, fatto sta che tosse e mal di gola hanno fatto il loro corso e mentre scrivo ancora tiro su col naso e la voce non è ristabilita

faringite a parte, trascorrere giornate intere senza quasi scambiare una parola rappresenta una liberazione dalle chiacchere noiose che consente questo angolo di geografia – non sarei capace di fare di meglio del resto e la mia arte conversatoria è ormai ridotta a puro ricordo / sono giornate fatte di niente – lenzuola calde e stropicciate, film visti nel cuore della notte, succhi di frutta e musica a macchia di leopardo

com’erano le ore prima di facebook?

convalescere accompagnato dalla rabbia per il governo che non trova sbocco, frustrazione costante – basso continuo che si condensa dentro a visioni pessimistiche e disincantate di un mondo mediocre in cui pascolano indisturbati (anzi, coccolati e ben pasciuti) gli ignoranti /
è la nostra rovina, l’accontentarsi caratteristico di genti incapaci di guardare il mondo con spirito critico, che pensano a saziare il presente e non mettono le cose in prospettiva (una fatica senza scopo, secondo molti di loro; un’incapacità per tanti altri) – quasi mai si domandano cosa ci sia sotto la buccia delle cose e tanto meno si pongono la questione morale di assumersi responsabilità collettive / più genericamente, evitano qualsiasi fatica eccessiva del pensiero
re-agiscono, quasi come animali, impoveriti dal benessere materiale e dalla scarsa attività dei loro neuroni
si accontentano, pur convinti di avere esigenze elevate e di trovare la risposta ottimale ad ogni esigenza nelle cose materiali con cui riempiono la loro vita a ciclo breve
queste persone votano e scelgono in politica allo stesso modo in cui vestono e fanno la spesa, sotto l’effetto di condizionamenti mediatici, o per la comodità di adottare le scelte di altri senza vagliarle criticamente / semplificando, si potrebbero definire dei copioni (parola da bambini: sei un copione!) che fanno involontariamente il gioco di qualcun altro, più consapevole e interessato a gestire il potere a suo uso e consumo

su rai3 un ciclo di film di werner herzog
interessanti corti e grandi classici della sua produzione
nella casa immobile – mentre altrove qualcuno si è mosso

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I
lasciare indietro rigurgiti di grafite,
segni tronfi e frivoli

le parole costringono ad essere più asciutta
sottraggono orli, bottoni, cinture
preservano nudi barlumi di senso, solitari
che talora attraversano i pensieri

II
un cineforum tra le montagne
stivali di gomma e maglioni antichi

III
saranno le parole per un nuovo libro forse
o solo gemiti e scricchiolii da un momento di fatica

circondata da mobili che non ami
– e che non ti amano –
ne inventi altri con la scrittura

inesperta – ma sufficientemente disperata

 

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è primavera – già da qualche giorno


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03.13
mentre l’inverno si spoglia degli ultimi frammenti di gelo
persino le virgole sono per lei causa di turbamento
i dubbi che rendevano fragile l’espressione
adesso quasi la annientano, come armi

dubbi microscopici e frivoli:
————–il colore di un polsino, la forma di una scodella
————–la citazione svogliata di un’ora o di un ritratto
la vaghezza delle cose genera il panico
di non saper dire e dare – di decorare in circolo
ciò che è già stato a lungo decorato
detto – e dato

la luce rimane estranea
non s’intrufola più come un tempo tra i versi matti e quelli disperati
i cerchi brillanti di allora sono sommersi da polvere e paura
l’invecchiare dei pensieri rende opaco anche il vetro (altro…)