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mi sono regalata (per il compleanno):



per il compleanno le ho preparato un plumcake all’arancia … personalizzato :)


plumcake all’arancia

150 zucchero
225 farina
135 burro
3 uova
1 arancia
75 ml latte
¾ b lievito
sale

inserite nel boccale lo zucchero insieme alla scorza sottile dell’arancio e frullate, aggiungete poi le uova, il burro sciolto e lasciato raffreddare, il latte e il succo dell’arancia. unite quindi la farina setacciata e un pizzico di sale.  quando il composto risulterà liscio ed omogeneo, aggiungete il lievito per l’ultima frullata.
versate il composto in uno stampo da plumcake da due litri, imburrato e infarinato, poi cuocete il plumcake in forno preriscaldato a 180° per 30/35 minuti.

(variazione su questa ricetta)

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il testo del volantino:

Esiste oggi un problema di svalorizzazione della forza-lavoro intellettuale?
Knowledge workers, free-lancers del sapere, classe creativa… Quali sono le condizioni in cui vivono e lavorano i giovani più colti e istruiti? Che cos’è l’intellettuale nell’epoca della new economy? Cosa significa fare cultura al tempo della globalizzazione? E a cosa aspirano i precari laureati e pluri-specializzati di oggi, quando le istituzioni – scuole, università ed enti di ricerca pubblici – che dovrebbero garantire loro una prospettiva si stanno estinguendo? C’è ancora modo di valorizzare il lavoro di chi ha la funzione di inventare e diffondere il sapere?
Quello dei lavoratori precari della conoscenza – veri e propri operai a chiamata del sapere – è uno degli aspetti più paradossali, e assieme uno dei più nascosti, di un assetto sociale ingiusto e contraddittorio. Nella produzione post-industriale – si dice – i modelli economici si reggono sulla creazione immateriale di valore economico reale.
Ma di quale economia della conoscenza possiamo parlare quando il sistema scolastico si regge su un utilizzo ormai strutturale di supplenti che cambiano luogo di lavoro ogni anno, e spesso più di una volta all’anno? A quale possibilità di sviluppo ci riferiamo quando migliaia di corsi universitari, più o meno fondamentali, sono adati a studiosi che non hanno nemmeno i mezzi per condurli in condizioni dignitose?
Forse la mobilitazione dei precari della scuola e della ricerca è nata e sta cercando faticosamente di svilupparsi proprio per questo: per definire ciò che essi (non) sono, per illuminare la loro condizione, per dare voce alle loro aspirazioni. Si tratta di una mobilitazione che non richiede nessuno sguardo pietistico o compassionevole, ma pretende di aprire una discussione aperta sul ruolo e sul futuro dell’istruzione, della ricerca, della cultura in un paese in cui c’è il rischio che si perda ogni gusto a essere istruiti.

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l’università di udine organizza una serie di incontri sulla sostenibilità energetica, ambientale e alimentare
qui il programma completo

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ho sempre pensato che il valore della ricerca visiva risieda o dovrebbe risiedere soprattutto nella capacità di sviluppare altro, nelle possibilità rivelate di trovare piacere e crescita non dentro l’opera stessa ma piuttosto a partire da questa, muovendosi verso situazioni che se ne distaccano o che pongono in secondo piano la questione estetica

tempo fa ho scritto sinteticamente di questa mostra di fotografie, dove l’intera parete del visionario era stata coperta da cartelli bianchi in legno e cartone su cui erano incollate trecento immagini scattate da claudia barberi nel corso degli anni

come preannunciato, nel giorno della chiusura è stato possibile ritirare la foto preferita, ed ero curiosa di osservare da vicino la situazione / grandi e piccini brulicavano attorno al muro osservando e discutendo, coppie sceglievano animatamente la foto per il salotto e quella per la camera da letto, ripensamenti titubanze  e tutto uno sbandieramento di paletti e cartelli come si trattasse di una giocosa manifestazione
l’effetto è stato davvero piacevole, divertente, molto insolito
ogni acquisizione, documentata in diretta da una foto digitale, troverà presto spazio sul sito dell’artista

ecco dunque che la mostra vive il suo massimo proprio nel momento in cui dovrebbe spegnersi e l’opera non è più oggetto commerciale ma veicola altre forme di ricchezza, diventa dono e occasione di scambio, di aggregazione e di azione collettiva /

come non essere riconoscenti?

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ho scelto l’immagine di una bottiglia di vetro che proietta una lunga ombra a forma di figurina
sembra un bianco e nero ma non è bianco e nero…

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