Category Archives: appunti

questa non è una recensione di bright star
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stamattina leggevo un interessante trafiletto sul blog di bob, dedicato all’ultimo film di jane campion, bright star / confesso con un certo imbarazzo che ho visto questo film più volte, nel tentativo di individuare dei punti a suo favore, ma ad ogni sguardo la mia posizione si induriva e mi conduceva sempre più in direzione di un giudizio tranciante /
tale insofferenza deriva da un’inflazione dilagante nei prodotti culturali che però sono sempre più ben confezionati e coprono abilmente ogni minima vacuità culturale con una sapienza formale sottilmente subdola /
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I

emanava un tristissimo odore di non lavato, di stanze chiuse, di alito /
l’odore accidioso e reticente che proveniva da un’esperienza durata l’intera vita ora andava assumendo i toni cupi e maleodoranti dell’irreparabile che annichiliva anche i più semplici riti dell’igiene /
era la mestizia in cui affondava le radici a rendere sconcio quell’odore, la puzza di una reticenza neghittosa, un baratro mascherato da presunzione

nella difficoltà personale si diventa sbrigativi e distratti e nell’abitudine a non praticare altre stanze si ri-assume il proprio come l’odore della vita /
è la negazione di ogni distanza e di ogni risalita, perché nell’assenza di percorso non ci sono passi da fare / tutto rimane irrisolto ma ugualmente ancora si colloca a un’impercettibile rassicurante distanza dalla fine, minimamente discosto dalla presa d’atto del delirio senza rimedio

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II

uomini che invecchiavano male /
naturalmente non si trattava del fisico e nemmeno dell’intelligenza, piuttosto una declinazione mediocre dell’età e dell’esperienza / l’atteggiamento giovanile di certuni corrompeva ed appassiva ogni forma di fascino /
avresti voluto conservare solo il sorriso bambino che a volte illuminava quei volti opachi e poco invitanti che per un momento molto breve potevano dismettere la loro finta giovinezza per concedersi a un’autentica allegria, pervasi da un sentimento bischero e passeggero /
era lo sbuffo di vento fresco e pulito in una stanza piena di fumo

 

 


(ci fu bisogno della tecnologia, della moltiplicazione parossistica, della divulgazione selvaggia e rifratta all’infinito, dell’apparente benessere per tutti che imitava da vicino la democrazia senza nemmeno sfiorarla)
così il delitto fu completo e perfetto
la persecuzione dello svuotamento, del pieno che coincide con il suo opposto, avvolse tiepida ed accessoriata gli uomini in terra e li cambiò per sempre, portandosi via la loro memoria e il loro coraggio
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}
l’artista nel frattempo si era sostituito all’opera
appeso nei salotti e nelle gallerie più alla moda
}

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cleaned my feet of mud – followed the empty
zebra ride to the cirkus
past a painted cage – spoke to the paybox
glove which wrote on my tongue
pushed me down a slide to the arena
megaphonium fanfare

in his cloak of words strode the ringmaster
bid me join the parade . . .

 


l’inconsistenza piacevole del genere indie* ben incarna l’edonismo capillarmente diffuso che imbeve il tempo presente di  molti, e la propensione a rifugiarsi in dimensioni estetiche più intime, basate su una forte componente individuale /
si potrebbe dire che l’indie è una delle espressioni estetiche più gradevoli e subdole del qualunquismo (non solo culturale) cui ci siamo gradualmente votati negli ultimi due decenni
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posto che ogni categoria implica inevitabili sbavature e sconfinamenti

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a vivere immersi ossessivamente (e più o meno infelicemente) nelle idee si finisce inevitabilmente per idealizzare anche cose che invece dovrebbero essere calate nel reale e contestualizzate, demistificate, sporcate / capita invece di questi tempi che ci si trovi sempre più spesso a rifugiarsi proprio nella speculazione solitaria, nella fantasticheria e nel sogno, per una realtà malaticcia (ma ha senso attribuirle qualsiasi appellativo?) che ci respinge e che non offre sufficienti occasioni di confronto e di azione / ci converte in una generazione senescente di sognatori infelici che si concentrano sulla portata di idee spesso bellissime ma sempre più scollate dalla struttura cangiante e imperfetta del mondo

 

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poladroid – particolari altrui



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02042008
… stamattina penso ancora al design, al fatto che non si producono oggetti dedicati alla gente, orientati realmente a migliorare la vita delle persone / penso che si producono oggetti quasi esclusivamente per poter essere venduti – probabilmente è questo il nocciolo della questione – [la scoperta dell’acqua calda!]
l’evoluzione non dovrebbe essere un percorso commerciale

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05032009
sempre più spesso mi viene da pensare all’urgenza di esser veri, di spiegare bene, umilmente e con fatica, ma senza porsi al centro della spiegazione, lasciando che ciò che scriviamo o disegnamo non ci appartenga, ma sia del tempo e sia della gente – che qualcuno vi si possa riconoscere e che respiri le parole o i segni, come fossero suoi

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