bar / space
scrivo scrivo / finisce sempre che qualche parola salta fuori, ma senza che possa esserne mai veramente convinta / sono così stupefatta di fronte a queste ennesime vacue-vacanze estive che mi alzo incredula ed eccitata dopo poche ore di sonno [sogno ripetutamente scuole e piccoli animali] con l’intenzione di mettermi al lavoro, disegnare leggere ingrassare il diario / ed invece cincischio, cincischio per intere giornate, girellando nei meandri del computer oppure consumando il pavimento a piastrelle del terrazzo camminando avanti e indietro / fuori un sole limpido che ancora non scalda dopo la pioggia di ieri e un rumore di città che si risveglia / il vecchio volumetto di einaudi ormai ingiallito si apre qui sono gemello di quelli che amo sono gran numero sono innumerevoli ch’è più grande del vero e di tutte le prove ed ecco che il senso si inverte / il poeta non mostra ma nasconde, a volte assorbe l’apparenza altrui e se ne pasce, mangia gli specchi, diventa presunto e presuntuoso prestigiatore che confonde le carte / poi sbaglia e le cose non tornano più ad essere quelle di prima / nascondevo anch’io le parole, sai, ma senza regola, per gioco e capriccio / poi -è passato poco tempo- i lavori sono ancora troppo freschi e acerbi per poterne dire granchè, ho preso pagine intere sgranandole alla vista, senza leggerle, pagine di barthes, per esempio, ma è un nome magico che potrebbe benissimo essere sostituito con il titolo di un manuale di istruzioni / le pagine sono al fondo del discorso [è il caso di dirlo, poggiate sul pavimento], fotocopiate o faxate senza troppa cura, poi rivestite di grafismi tipografici, negate nel loro senso essenziale, quello della lettura / operazione analoga a quella condotta sulle immagini, prescindendo dal senso per considerare le parole come qualcosa da interpretare attraverso un atto puramente visivo, che le riconduca al magma indifferente, anziché tradurre noi nel paradiso estatico della concettualità e del significato / barthes / 12 maggio 120507 / affronto senza perdere altro tempo il progetto delle pagine, di cui non ho ancora scritto una sola riga / comincio con barthes, l’impero dei segni [in verità il primo libro sul tavolo a portata di mano] / il risultato sono sequenze banali di foto banali in cui il testo è sezionato, oppure partizionato, od ancora sfocato e illeggibile / quello che mi interessa è che il contenuto passi in secondo piano rispetto all’idea dell’immagine in sé, e di operare cosmeticamente su una foto che non contiene i presupposti per farlo [bassa risoluzione, mancanza di messa a fuoco, assenza di qualità estetica, etc] / |
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published on parergon blog – 05.jul.2007