ma quando ti osservano attraverso il filtro dei social network pensano che tu viva d’aria, che qui tutto sia facile e normale, che tu abbia qualcuno che provvede mentre stai seduta a mettere insieme segni e parole di fronte al computer, o levighi pazientemente una scatola di cartone – come se quello fosse l’unico scopo della tua giornata, della tua vita – il web è un filtro che ti rende immateriale e sicura, lontana e astratta, con le tue foto di pani e dolci, le luci di natale e le cartoline colorate in ordine sparso
ed è allora che li detesti, che ti senti arrabbiata e delusa, che non sopporti più i loro complimenti, le loro proposte a fondo perso, la loro vita organizzata, i figli che tu non saresti mai in grado di mantenere, le loro case con due auto e quattro televisori, le loro vacanze, i viaggi e gli i-phone ultimo modello
hai a disposizione un mondo di cose usate, di vecchi telefoni e di oggetti acquistati con parsimoniosa attenzione, e per quanto tu sappia far scintillare il tuo spazio quotidiano dentro fotografie più simili a congetture, sai bene che è solo la coincidenza di piccoli dettagli che coprono il vuoto e in qualche strano modo silenzioso ti vergogni del tuo futuro incerto e di tale dissimulazione estetica sistematicamente perseguita nel tempo
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sono distanze che fai fatica a dimenticare
2 Comments
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marco says:
28 gennaio 2013 alle 20:44 /
Certe distanze, sono lontanananze salutari. Però sarebbe bello che l’incertezza del destino non dipendesse così tanto dalla negligente trascuratezza di chi potrebbe fare ma non fa.
tracciamenti says:
29 gennaio 2013 alle 08:06 /
grazie marco
non saprei dirti se le distanze siano sempre salutari, nemmeno quelle certe distanze su cui ho impostato la mia quotidianità e che mi difendono e mi proteggono nell’unico modo che riconosco
ma è certo che la nostra è una cultura della trascuratezza, in molti modi diversi
buona giornata