… il che è in contraddizione solo apparente con il fatto che una delle conseguenze che teme di più sia il voyeurismo
ci si aspetta pulizia – e distacco
capacità di intendere che l’esposizione non implica confidenza
(del resto) si era accorta nel corso degli anni che nonostante ogni sforzo e qualsiasi grado di ottimistica illusione la confidenza con il prossimo le era impossibile – anche le frequentazioni più sistematiche oramai non conducevano a superare la fase di rodaggio e rimaneva vivo in lei il desiderio di preservare quelle salutari distanze che impedivano il fermentare della noia e di un disagio appiccicoso
ascolta poca musica
(ma le era capitato, giorni prima, di ascoltare quasi per caso quella chitarra inconfondibile)
spesso, immersa nelle cattive notizie, si sente in colpa quando qualcosa suscita il suo interesse, distogliendola dall’avvilimento
disegnare è l’unico impegno che si concede, l’unico discreto piacere prolungato e sobrio; nell’appoggiare un segno dopo l’altro le ore passano con ritmo accettabile e la stanchezza che ne viene ha un che di salutare
i colori sgargianti le ricordano l’esistenza di altri mondi che non sono propriamente in sintonia con i suoi stati d’animo – anche questa divergenza la fa sentire a disagio, come se raccontasse delle bugie
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5 Comments
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anna says:
15 settembre 2012 alle 06:56 /
Il signor Naso! lui c’è sempre, come il colore che, ben lontano dall’essere bugia, è vitalità che c’è e si manifesta, nonostante.
rose says:
17 settembre 2012 alle 08:47 /
ecco, la vitalità mi sembra sempre una cosa da coltivare – sono ormai convinta che sia maggior dovere umanistico essere felici abbastanza da rendere un po’ più felice chi si incontra, che non prendere il lutto del mondo (anche se l’indignazione rimane)…
tracciamenti says:
17 settembre 2012 alle 09:32 /
rose
in linea di principio probabilmente hai ragione
ma non esiste solo il lutto del mondo
nel post facevo riferimento a una sfera più privata e personale
(L) says:
21 settembre 2012 alle 11:15 /
Non conosco il privato, non so cosa sia, ahimè, faccio parte di una generazione cresciuta con l’idea che il pubblico e il privato coincidano sempre e che questa coincidenza non si chiami privato ma si chiami pubblico, (il progetto Guggenheim Public evidentemente non è stato un caso), che l’identità sia un accumulo casuale di informazione, come un mucchio di conchiglie sulla spiaggia, dunque anche voyerismo è un termine che non conosco, sconosciuta è la disparità di valore tra il guardante e il guardato, metto le cose sullo stesso piano, è interessante ascoltare il loro dialogo. Ma non è obbligatorio ascoltarlo.
(L)
tracciamenti says:
22 settembre 2012 alle 06:54 /
(L)
è curioso che a postulare la coincidenza tra pubblico e privato sia uno che si presenta sul blog rigorosamente in forma anonima
contraddizioni in termini
(quando le parole sono distanti e separate dalla realtà dei fatti – ninnoli che non si possono mangiare)