I
si formano orecchie agli angoli delle pagine, pieghe ai margini di ogni cosa, e il corpo si riempie di polvere che si incista negli interstizi: entra dalle fessure, dai pori ma soprattutto dalla bocca che di tanto in tanto socchiude per respirare più agevolmente
la polvere origina spessi strati di broccato interni all’involucro, moquettature che la gonfiano e la ottundono – perverso processo di protezione esasperata che si accompagna all’abbrutimento
si chiede quale sia il limite oltre il quale proteggersi conduce all’immobilità o se proprio in questo risieda il fine preciso di ogni forma di protezione (restare uguali – ugualmente vivi)
oggi lei è un’orecchia all’angolo di una pagina – una macchia (di vernice blu) su un muro urbano – un tappeto di polvere che non si fa vedere e che rassomiglia agli strati di lana di vetro interposti fra interno ed esterno di un edificio
II
scrive mentre viaggia – lo fa quasi sempre
la sospensione tra prima e dopo implicita nel viaggio le consente una particolare concentrazione, un alibi: “il mentre in movimento pur essendo ferma” definisce una stanza immaginaria dove il pensiero si condensa con maggior facilità, tanto che a volte le capita di pensare che dovrebbe viaggiare tutto il giorno, ogni giorno – perché durante il viaggio si libera del peso delle cose, della famiglia, del lavoro scarso e inappagante, di una casa zeppa di chincaglierie inutili
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