monthly archives: settembre 2011

ogni qual volta incrocio una donna che per qualche ragione suscita la mia insofferenza o un certo fastidio per via di un particolare comportamento, un atteggiamento o un modo di presentarsi, tendo a rimproverare me stessa, dicendomi che dovrei essere più solidale e prendere maggiormente le difese di chi appartiene al mio stesso genere, così spesso maltrattato e strumentalizzato

oggi arrivando in stazione ho messo sommariamente a fuoco una macchia umana piuttosto ingombrante e vistosa, un contrasto spiazzante di bianco fluorescente e marron castagna / avvicinandomi ho potuto vedere che si trattava di una ragazza s-vestita di bianco, pantaloni molto aderenti e un reggiseno di maglina che coprivano succintamente (e scomodamente, visto che era tutta un contorcersi a tirare e sollevare lembi e fascie) un corpo color cuoio, iper-abbronzato e costellato di piercing / su tutto troneggiava come un vistoso ciuffo di panna montata, una capigliatura grossolanamente ossigenata

mi sono ripetuta nuovamente: non essere troppo bacchettona, sii solidale con lei, e soprattutto: TOLLERANTE!
… merita davvero la mia tolleranza una donna che per farsi notare espone la sua “carne” come sul banco di un macellaio, per di più studiando a tavolino le strategie più pacchiane per raggiungere la massima visibilità? è questa che vogliamo chiamare emancipazione e libertà di espressione?
libertà di cosa, se ancora sentiamo il bisogno di esisbire la nostra “mercanzia” come si trattasse di un triste e volgare commercio? qual è il limite ambiguo tra essere libere di mostrare e mostrare per essere viste e considerate degne di attenzione? quale il confine tra libertà oggettiva e oggettuale?
siamo andate avanti oppure compiamo quotidianamente grandi patetici sforzi per rimanere indietro, ancora soggette alle più tristi regole non scritte del desiderio e dell’approvazione maschile di bassa lega, che ci vorrebbe il più svestite possibile e con molti attributi da consumare? (ma potremmo citare una serie quasi infinita di stereotipi maschili di cui subiamo l’influenza, alcuni all’apparenza perfino nobilitanti o gradevoli)

osservare quella ragazza mi fa capire che ancor oggi tralasciamo di pensare a quello che ci piace per concentrarci su quello che piace ad altri, realizzando le aspettative maschili ben prima delle nostre / peggio ancora, molte di noi smarrirscono il proprio gusto personale dentro una pozza di condizionamenti di cui ancora non ci siamo liberate, pregiudizi che continuano a imporci più o meno evidenti e grotteschi travestimenti, senza permetterci l’autentica libertà di tra-vestirci come di svestirci

cosa posso fare per cambiare la situazione? qual è il giusto atteggiamento di una donna nei confronti di un’altra donna che forse possiede meno anticorpi e si adegua inconsapevole a un mondo costruito intorno al desiderio maschile?

sono stanca, voglio rendere il mio corpo sottile e trasparente, voglio essere tutta occhi e intelligenza, cristallizzarmi in forma di un’idea; dalla mia immaterialità comincia una forma di riscatto della mia persona, della mia fragile vita tra uomini arroganti, osservando a distanza donne di cui non riesco a prendere le difese

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she is getting older

 



vorrei (e dovrei?) esserci – ma non potendo contare su un passaggio sicuro preferisco rimanere in citta’
(l’audio fa riferimento a un ensemble di musicisti leggermente diverso)

 


 

calouste gulbelkian era un ricco filantropo di origine armena che durante gli ultimi decenni dell’800 e la prima metà del 900 seppe accumulare un patrimonio notevole di opere d’arte e preziosi documenti a conseguenza di una vita avventurosa e di una profonda sensibilità / alla sua scomparsa nel 1959 venne istituita una fondazione che tuttora si occupa di gestire i grandi capitali lasciati dal magnate e una buona parte del suo patrimonio artistico trovò spazio nel museo gulbelkian di lisbona
quando studiavo presso la facoltà di architettura della capitale portoghese frequentavo volentieri gli spazi del museo e della fondazione, sia per la ricca collezione di arte antica e moderna, sia per il grande giardino in cui era piacevole leggere o studiare, che per gli eventi importanti che veniveno organizzati di frequente (ricordo di aver assistito proprio nell’auditorum del gulbelkian all’esecuzione originale di koyaanisqatsi di philip glass)

quest’estate la fondazione ha proposto una delle rassegne di jazz  più interessanti ed importanti qui in europa, concentrando in poche date una serie di concerti di grandissimi talenti della musica improvvisativa (tra gli altri: cecil taylor, wadada leo smith, peter brötzmann, paal nilssen-love, ken vandermark e john hollenbeck) – una di quelle occasioni che procurano l’acuto rimpianto di non poter assistere, unitamente alla rabbia sommessa di sapere che certamente molte persone a lisbona non hanno saputo cogliere questa grande opportunità culturale, che è poi la rabbia di vivere in una città (in questo tristemente italiana) che propone per lo più eventi di mezza taglia per utenti di mezza taglia (con rarissime eccezioni sempre più rare)

è proprio vero che spesso chi ha denti non ha pane… e viceversa!

 


le foto da flickr