monthly archives: settembre 2011
a luglio dell’anno scorso mi esprimevo in merito alle modalità e le finalità del lavoro creativo e ripensandoci, credo che dovrei cercare di tener più presenti alcuni di tali principi / si tratta di una rieducazione delle nostre intelligenze all’invenzione non allineata e non sottomessa passivamente alle logiche di mercato ed ai formalismi innecessari che ne conseguono / i salotti sono stanchi e le gallerie sono conniventi: pertanto il lavoro culturale deve trovare altre strade, senza per questo dismettere la qualità in funzione di una superficiale divulgazione l’incitazione alla clandestinità si rende ogni giorno più necessaria |
T.W. ADORNO / minima moralia |
solo poche ore, ma la giornata era bellissima e piena di sole
anche se dalle mie foto parrebbe una cittadina come tante, cividale è invece un piccolo centro fondato all’epoca dell’impero romano (forum iulii) e carico di storia
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ho pensato a lungo alle sensazioni che mi ha lasciato la giornata dello sciopero, l’ennesimo scontro con un tasso di partecipazione e coinvolgimento molto scarso, le discussioni con elettori pericolosamente imbrigliati in vecchi slogan e vetuste abitudini, di cui però sempre mi colpisce la pervicace perseveranza, la capacità di non demordere, nella lotta come nelle proprie più ottuse convinzioni / una perseveranza “buona e mala” dunque, a volte troppo simile a quella di un animale che tira il suo giogo senza girare la testa, altre carica di innocenza e generosità / ho visto ed ascoltato anche persone attive e re-attive, ricche di esperienze, coerenti, appassionate: che emozione! di fronte a loro i miei dubbi tremolanti e le titubanze di comodo si rivelano talmente astratti e poco significativi ai fini di una lotta sindacale e politica! solo capricciosi contorcimenti dell’intelletto che cerca le sue risposte borghesi prima ancora che quelle di tutti: timide scoregge, le definirebbe qualcuno / ma sono stati soprattutto alcuni commenti sul blog a provocare in me una forma di acuta e progressiva in-sofferenza, perché le mie aspettative nei confronti delle risorse della rete sono ancora irragionevolmente elevate / in fondo anche l’architettura non è più una missione sociale, si è dissociata progressivamente da quei presupposti di utilità e sostanzialità che in genere contraddistinguono il perseguimento di un bene comune, duraturo, e che garantisca un miglioramento sociale e il raggiungimento di un traguardo condiviso con altri / così da alcuni giorni si è acutizzato questo malessere dell’animo, e il senso di colpa per le incongruenze che separano il mio lavoro da quello che scrivo, che scindono la mia vita privata da quello che vedo intorno / il malessere di non riuscire a spiegarmi, quantomeno, se in risposta a immagini che pensavo parlassero da sole mi si chiede di pubblicare qualcosa di delicato, magari un autoritratto o un’interpretazione più accattivante, innovativa e formalmente rifinita della lotta di piazza / allora mi domando: ha davvero un aspetto intimista questa lotta? possiede qualche aspetto formale significativo una notizia come quella di stamattina, dell’operaio disoccupato che dopo un anno senza impiego si toglie la vita? personalmente l’unica sensazione limpida è il disgusto che provo nei confronti di chi gira la testa dall’altra parte, ed è una sensazione tutt’altro che delicata – e poi questa amarezza diffusa, che tinteggia gli oggetti di casa, il senso di colpa per non trovare uno sbocco possibile e utile a questi pensieri, che rimangono di carta e si polverizzano entro il perimetro fragile e insignificante del blog / ecco nero su bianco le giornate recenti, dove altre cose e altri segni si mescolano senza esito a queste riflessioni, dove la musica accompagna un malessere che non se ne va mai del tutto che poi è il mio malessere di precaria senza riferimenti, atterrata di mala voglia in una città di provincia che guarda con annoiata indifferenza alle lotte dei suoi operai / buon tramonto a tutti |
riattivare la funzione dei commenti implica una responsabilità – non solo da parte mia
re-activate comment function determines a responsability that is not only mine
music: resistance is futile – steve coleman & five elements
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da qualche mese ha aperto in via manin, in pieno centro, un piccolissimo negozio che vende prodotti a chilometri zero ed altre prelibatezze / è uno spazio minuscolo gestito con cura e con un estro che ri-fugge piacevolmente i parametri stanchi e patinati del commercio udinese lo riconoscete facilmente per l’asse da stiro fuori l’ingresso, su cui vengono appoggiate le cassette e i cesti con i prodotti di giornata prezzi onesti e ottima scelta – io ci compero anche la farina per il pane del sabato!
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da una lettera
ho guardato bene le persone in manifestazione l’altro giorno, persone che hanno rinunciato a una giornata di stipendio per qualcosa che riguarda tutti quanti – erano quasi tutte facce molto serie, non si trattava di esaltati che giocano alla rivoluzione / erano persone semplici, donne adulte e persino alla soglia della pensione, pensionati, famiglie, pochissimi giovani (e questo mi dispiace) e naturalmente nessun professionista o persone del mondo della cultura / ho percepito un’aria di isolamento, quasi di abbandono, in queste persone che continuano a rivendicare il diritto alla civiltà senza che coloro che hanno strumenti e maggiore visibilità contribuiscano – gli intellettuali e soprattutto i professionisti sono sempre assenti, quelli che sanno bene come usare le parole per fare i soldi, per esempio (ma qui non c’è niente di materiale da guadagnare, non nell’immediato, almeno) / latitano coloro che hanno familiarità con gli strumenti di comunicazione, che potrebbero anche contribuire significativamente a svecchiare la lotta ed a strutturare progetti di resistenza (e si sa quanto ce ne sarebbe bisogno)
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