da una lettera 

ho guardato bene le persone in manifestazione l’altro giorno, persone che hanno rinunciato a una giornata di stipendio per qualcosa che riguarda tutti quanti – erano quasi tutte facce molto serie, non si trattava di esaltati che giocano alla rivoluzione / erano persone semplici, donne adulte e persino alla soglia della pensione, pensionati, famiglie, pochissimi giovani (e questo mi dispiace) e naturalmente nessun professionista o persone del mondo della cultura / ho percepito un’aria di isolamento, quasi di abbandono, in queste persone che continuano a rivendicare il diritto alla civiltà senza che coloro che hanno strumenti e maggiore visibilità contribuiscano – gli intellettuali e soprattutto i professionisti sono sempre assenti, quelli che sanno bene come usare le parole per fare i soldi, per esempio (ma qui non c’è niente di materiale da guadagnare, non nell’immediato, almeno) / latitano coloro che hanno familiarità con gli strumenti di comunicazione, che potrebbero anche contribuire significativamente a svecchiare la lotta ed a strutturare progetti di resistenza  (e si sa quanto ce ne sarebbe bisogno)
penso questo, e ogni volta che lo penso provo un’autentica tristezza, a vedere queste persone in corteo così serie e generose, che non ricevono attenzione concreta da quella che si dice la società civile e più benestante / l’attenzione che diciamo di dedicare loro è una farsa, è un cosmetico, un’ornamento – ma in verità è del tutto inefficace e serve solo a placare la nostra insulsa coscienza

 







 

6 Comments

  1. tristezza
    rabbia
    dolore

  2. Metti su le foto che ritraggono te. Offri una versione diversa – cosmetica – della cosa. Dalle il senso delicato del tuo lavoro.

  3. cosmetica?
    parlo di persone che perdono il diritto al lavoro ed a una ragionevole qualità della vita e tu mi parli di cosmetica: scusami, qualcosa proprio non mi torna

    non c’è niente di delicato in questa lotta del tutto priva di proporzioni, soprattutto niente di delicato in quello che sta facendo il governo, niente di delicato nella mia disoccupazione, niente di delicato nell’assenza degli intellettuali borghesi e qualunquisti che l’altro giorno mentre noi eravamo a manifestare pensavano ai fatti loro

    soprattutto, non c’è niente di delicato nei miei stati d’animo di questi giorni /
    forse hai ingenuamente scambiato questo blog per una profumeria!
    mi dispiace, qui non si vendono cosmetici e spesso le cose hanno persino un odore poco piacevole
    non mi interessa erogare qualcosa di piacevole
    non si tratta di un dispenser che altera il margine estetico delle cose attraverso un intervento cosmetico
    è esattamente quello che cerco di non fare e da cui vorrei scappare … lo fanno già in troppi!

    niente di personale
    immagino che ci sia della competenza estetica nei tuoi suggerimenti, del talento
    ma è una competenza che concerne un mondo e che tende a soddisfare un tipo di sguardo e di utenza che non mi riguardano e che non intendo prendere in considerazione perchè troppo distante dal mio modo di sentire e dai miei obiettivi personali

    un saluto

  4. Cosa se dall’esprimersi direttamente, no meglio, con indipendenza venisse fuori una estetica sociale cui fosse difficile resistere. Ah! Certo, è già così.

  5. “esprimersi direttamente
    con indipendanza”

    dalle tue frasi (frettolose? incompiute?) si capisce poco al punto che non son nemmeno certa di voler offrire una risposta (ma tant’è credo nella costruzione e ci provo sempre)

    …con indipendenza da chi e da cosa?
    sembrerebbe che la tua unica preoccupazione sia dare un aspetto piacevole alle situazioni, renderle più vendibili e digeribili (com’è vetusta e antiestetica questa massa di operai che scende in piazza, vero? meglio sfogliare un numero di vogue, molto meglio)

    se non smettiamo di pensare che le cose debbano cambiare il loro aspetto formale per poter essere ascoltate significa che abbiamo perso il senso dei valori sostanziali, e che per la maggioranza tutto transita nella superficie e non possiede un centro
    la lotta certamente va svecchiata ma tu che sembri avere tante idee ti sei mai posto il problema di dare una mano agli operai, nel posto i cui vivi? hai mai provato a parlarne, o ad infondere a un progetto una dimensione concretamente politica, partecipativa, che non riguardasse te solo? e se si, come?

    questo mi interessa

  6. Capita di scrivere un testo breve con cui provare una idea ancora indefinita. L’ambiguità che può generare andrebbe considerata come una possibilità offerta a chi viene dopo di interpretare personalmente o aggiungere qualcosa. Chiudo qui, ma non so… tanto Vogue come la Massa di operai mi sembrano due estremi piuttosto irreali di una serie di ossimori, di gradienti dei quali la cosa interessante sono le sfumature intermedie.

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