be politic!

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sun ra / the heliocentric worlds of sun ra II – 1965

sun ra / lanquidity – 1978
dob byron+bang on a can / a ballad for many – 2006 ♥♥
don byron / a fine line – 2000
don byron / romance with the unseen – 1999 ~
sun ra / sleeping beauty – 1979
exploding star orchestra / star have shapes – 2010
bill dixon + exploding star orchestra / 2008 ♥♥♥♥
roscoe mitchell / sound – 1966
charlie haden / liberation music orchestra – 1969 ♥♥♥♥
sun ra / concert for the comet kohoutek – 1993
starlicker / double demon – 2011

da tempo cerco di mettere insieme un post dedicato a rob mazurek e più in particolare alla exploding star orchestra, ma continuo a tergiversare, così nel frattempo  ci ha pensato enrico bettinello su all that jazz con un bel pezzo dedicato al loro ultimo stars have shapes di cui condivido in pieno le considerazioni

meglio dunque concentrarmi sulla mia scaletta ormai a cadenza decisamente anarchica – molti riascolti e qualche vecchia-nuova scoperta (come il concerto di sun ra per la cometa kohutek: soprattutto dal vivo,  il grande maestro difficilmente delude gli affezionati)

una sottolineatura particolare merita il disco di charlie haden con la sua liberation music orchestra /
leggendario contrabbassista famoso per le sue collaborazioni con ornette coleman (diedero il via al loro sodalizio con the shape of jazz to come, pietra miliare del nuovo jazz d’avanguardia allora in fase di definizione), haden ha mescolato l’impegno politico con quello artistico e infatti in questo disco del ’69 recupera alcune canzoni popolari spagnole della guerra civile mettendole insieme ad altri brani a sfondo politico,  canzoni sulla guerra oppure dedicate alla mitologia della rivoluzione, come nel caso del pezzo di coleman, war orphans, o di quello bellissimo intitolato al comandante che guevara /
la tradizione melodica del passato popolare ed alcuni passaggi dell’immaginario politico si mescolano alle intelligenti intemperanze anti-romantiche del jazz d’avanguardia e il risultato,  frutto di una marcata connotazione concettuale,  suscita anche un coinvolgimento emotivo, in una trama che mescola in modo piuttosto inedito innovazione e tradizione



4 Comments

  1. mi è piaciuto molto il secondo pezzo, quello di haden. il primo l’ho trovato troppo aspro, se si può dire, ma magari ci vuole un secondo ascolto, mi ha un po’ spaventato la lunghezza. ciao.

  2. dissonante, era l’aggettivo che cercavo.

  3. pes
    il primo brano è molto lungo e a tratti più destrutturato – probabilmente questo potrebbe per qualcuno compromettere il piacere dell’ascolto / personalmente trovo molto bella la terza e ultima parte (in realtà è un trittico sonoro che raccoglie appunto tre movimenti: el quinto regimiento, los cuatro generales e viva la quince brigada) … ma devo ammettere che ascolto molta musica improvvisativa e sperimentale e di conseguenza i brani molto lunghi e contorti ormai non mi spaventano più :-)
    grazie per il commento
    buona serata

  4. ecco, non mi ero accorta che eri tu, scusami :)

    le dissonanze sono parte fondante della musica non melodica e il jazz d’avanguardia ha ribaltato la concezione tradizionale e più romantica della musica discorsiva per introdurre non solo basi ritmiche più marcate e spesso asincopate ma anche il concetto di rumore e di interferenza (del resto non è l’unico genere in cui succede, e ci aveva pensato già mahler a suo tempo, ma non è facile entrare in confidenza con queste situazioni sonore – ci vuole un po’ di tempo, ma a mio parere vale davvero lo sforzo)

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